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Il valore delle armi italiane inviate a Kiev supera il miliardo di euro ma i dati ufficiali registrano solo 300 milioni

A differenza degli altri paesi europei i dati italiani sono secretati e quindi "sfuggono" ai tracciamenti ufficiali. Il giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini si accorge che questo falsa i dati a disposizione dell'opinione pubblica e ipotizza che la colpa sia di Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle che ha però sempre chiesto la descretazione delle cifre
Il valore delle armi italiane inviate a Kiev supera il miliardo di euro ma i dati ufficiali registrano solo 300 milioni
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Il giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini ha “scoperto” che per le armi da mandare in Ucraina spendiamo molto di più di quanto risulta dalle statistiche ufficiali. Secondo i dati del Kiel institute for the world economy abbiamo sinora mandato a Kiev armi e munizioni per circa 300 milioni di euro, una delle somme più esigue di tutta l’Unione europea. La Germania svetta con 2,3 miliardi di euro, seguita da Polonia (1,8 miliardi) e Francia (500 milioni). Se si guardano le cifre in rapporto al Prodotto interno lordo, quindi alle dimensioni delle economica nazionale, davanti a tutti c’è l‘Estonia che ha speso l’1,1% del suo Pil (per l’Italia saremmo allo 0,04%). Tuttavia il centro studi conteggia unicamente le spese rese note pubblicamente mentre, come noto e a differenza degli altri paesi europei, l’Italia ha secretato la maggior parte di stanziamenti e spedizioni.

A questo punto, scrive lo stesso Fubini, arriva la telefonata di un “ufficiale molto senior della difesa” che spiega che le spese in realtà ammontano a oltre un miliardo di euro. Cifra che ci proietta in vetta alla classifica alla pari con la Germania. Soltanto che a differenza di altri paesi queste cifre vengono mantenute segrete ufficialmente perché questo potrebbe favorire la Russia. Il giornalista ipotizza che questo dipenda dal fatto che alcuni partiti non vogliono che si sappia che acconsentono all’invio di armamenti.

Viene incluso anche il Movimento 5 Stelle che però ha chiesto in più occasioni che i dati vengano desecretati, sul modello di quanto accade in Germania. A fine 2022 lo ha chiesto esplicitamente il senatore Bruno Marton. Lo scorso 11 gennaio il Movimento 5 Stelle ha votato contro il decreto che disponeva l’ultimo invio da circa 300 milioni.

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