Una bella vita frenetica è quella che viviamo in un’era digitale che ci mantiene in contatto con il mondo giorno e notte. Messaggi, chiamate, spese, uscite, lavoro, sport, figli, cene, film, podcast e tanto tanto ancora. Una stimolazione sensoriale continua che, seppur arricchendo la nostra vita da molte prospettive, di certo ha effetti negativi sul nostro cervello. Reagire a uno stress cronico del genere, però, si può. Con tecniche di rilassamento, yoga e approcci terapeutici (o meno) che altro non fanno che ridurre al minimo la nostra stimolazione sensoriale creando una forma di isolamento che crea benessere fisico e mentale. Lo si può fare anche a casa.
Il mio caro amico e collega Peter Suedfeld dell’University British Columbia in Canada (con il quale ho la grande fortuna di chiacchiere di tanto in tanto) ha dedicato la sua intera vita a studiare gli effetti benefici di quella che è conosciuta come “tecnica di stimolazione ambientale ridotta” (restricted environmental stimulation technique – Rest). Insieme ai suoi colleghi, Peter ha dimostrato in molti studi l’effetto positivo dell’isolamento (e ridotta stimolazione sensoriale) sul corpo e la mente di persone sane sottoposte a stress quotidiano e pazienti con trauma di generi diversi. Insomma, una certa dose di isolamento – e quindi ridotta stimolazione sensoriale – fa bene. Ma come in tutte le cose, fa bene solo in una certa misura.
Nelle neuroscienze è ormai assodato infatti che una deprivazione sensoriale sostenuta nel tempo ha un effetto negativo sulla capacità del cervello di svilupparsi, di ricordare, di ragionare e di monitorare funzioni vitali importanti. Infatti, in una condizione di isolamento prolungato, la capacità di aree cerebrali di comunicare tra di loro diminuisce e quelle aree cerebrali dedicate a un determinato senso (per esempio la vista o l’udito) perdono completamente quella funzione. Il risultato è un cervello che produce stati d’ansia, depressione, allucinazioni e un deterioramento mentale tale da portare spesso al suicidio.
In una forma lieve abbiamo tutti provato sulla nostra pelle gli effetti di una deprivazione sensoriale durante questa pandemia. Abbiamo sofferto tutti l’impossibilità di fare attività fuori casa con la libertà che abbiamo sempre avuto, seppur minima – considerando l’infinita stimolazione disponibile (e contatti con il mondo esterno) che abbiamo avuto dentro le mura di casa nostra. La pandemia ha avuto e continuerà ad avere un impatto devastante sulla salute mentale di noi tutti. A conferma di quanto sia veramente importante limitare l’isolamento per evitare disfunzioni mentali molto serie. La Nasa (e molte altre agenzie spaziali) stanno facendo diventare una priorità la ricerca sullo studio degli effetti che l’isolamento – durante una missione spaziale – ha sulla salute mentale degli astronauti e sulle loro capacità cognitive.
Posizioni politiche e giustizialiste a parte, senza entrare nel merito di una giusta pena detentiva – che in un paese civile dovrebbe essere “rieducativa” quanto e quando possibile – detenere un individuo in isolamento prolungato con una grande deprivazione sensoriale significa dal punto di vista neurologico creare un deterioramento mentale così grave da produrre la morte. Io non penso che riuscirei a sopravvivere in una condizione di isolamento tale per più di qualche mese. E tu?