L’ultimo album uscito è del 2020 e se non fosse per un dodicesimo posto nelle classifiche francesi non se ne sarebbe accorto nessuno, nemmeno il marito, ed ex presidentissimo della repubblica, Sarkozy
“Ho digiunato due settimane per entrare nell’abito Versace che indosserò stasera a Sanremo”. Parola di Carla Bruni che, in un post su Instagram pubblicato a poche ore dall’esibizione al Festival, ha provocatoriamente rivelato di aver fatto una dieta rigorosissima per entrare nell’abito che sfoggerà stasera. E a lei si perdona tutto. Anche le balle. Sì, perché ben conosciamo il suo fisico impeccabile e inscalfibile e sarebbe quantomeno folle digiunare per un vestito. Scende per prima la scalinata dell’Ariston intonando “Azzurro” di Celentano fasciata nell’iconica tutina in ciniglia, la Combi Versace di Versace, appunto, con cui sfilò in passerella 30 anni fa. Trent’anni che a vederla non sembrano proprio averla sfiorata.E poi i gioielli, la collana e il bracciale con l’iconico serpente di Bulgari tempestato di diamanti. Colapesce e Dimartino la accompagnano da veri gentiluomini.
Chitarra o non chitarra appoggiata sulla coscia, Carlà, la ex modella, è tornata a Sanremo per la terza volta. Laddove riuscì Baudo quando la Bruni era sulla cresta dell’onda e con suadente e vellutata vocina mentre cantava Quelqu’un m’a dit nel 2003, poi ancora con il Fazio di ritorno nel 2013 costretta a un siparietto indecoroso con Luciana Littizzetto proprio mentre era tornata ad incidere album dopo cinque anni di pausa, ora tocca ad Amadeus quando le acque per Carlà cantante sono oramai bassissime.
L’ultimo album uscito è del 2020 e se non fosse per un dodicesimo posto nelle classifiche francesi non se ne sarebbe accorto nessuno, nemmeno il marito, ed ex presidentissimo della repubblica, Sarkozy. La Bruni, sorella di Valeria la regista ed attrice, potrebbe perfino deliziarci di qualche motto da dottrina mitterandiana, nei giorni del caos Cospito, visti i trascorsi pro Battisti e Petrella. Oppure rimarrà sulle immense tonalità di Azzurro, brano universale, stravagante, più da piazza di paese che da Eliseo radical chic o da castelli italiani antichi venduti agli arabi miliardari di oggi.