La celebre rivista musicale britannica Q li ha definiti “la band elettronica più popolare e longeva che il mondo abbia conosciuto” e Rolling Stone “la quintessenza della musica elettronica negli anni ottanta”. Influenze tecno-pop e l’intuizione di schiacciare l’occhio al rock e, più tardi, al post-punk e all’industrial, i Depeche Mode, tanto desiderati dal direttore artistico Amadeus (per sua stessa ammissione), saranno i super ospiti della serata finale del Festival di Sanremo 2023. Un gruppo formatosi più di quarant’anni fa che, tra incomprensioni e delusioni, ma anche grandi successi come Enjoy the silence, People are People, Personal Jesus e Never Let Me Down Again, ha fatto la storia della new wave elettronica inglese. 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, 24 album all’attivo di cui 14 in studio, 4 live e 6 raccolte. Il biglietto da visita con cui Dave Gahan e Martin Gore si esibiranno sul palco del teatro Ariston è quello delle grandi star internazionali.
Lo stesso con cui hanno girato il mondo a partire dagli anni ’80 quando a Basildon, insieme a Vince Clarke (tastiere, chitarra, cori, drum machine) e al compianto Andrew Fletcher (tastiere, basso, portavoce), deceduto lo scorso maggio a causa di una dissezione dell’aorta, hanno formato i Depeche Mode. Una carriera – quella della band – disseminata di alti e bassi, difficoltà e brani senza tempo, cominciata quasi per caso. Cercando un frontman per il loro gruppo Composition of Sound, infatti, Clarke, Fletch (soprannome di Fletcher) e Gore sentirono Dave Gahan, allora sconosciuto, cantare una reinterpretazione di Heroes di David Bowie in un piccolo locale e gli proposero di unirsi alla formazione. La nuova voce suggerì il nome Depeche Mode, tratto da quello di un’omonima rivista di moda francese. Il resto è storia. Ma complicazioni, problemi e ostacoli sono sempre dietro l’angolo. E mentre la band cominciava a macinare numeri e avere un buon riscontro di pubblico Clarke, l’autore di punta, la abbandonò per formare il duo elettropop degli Yazoo con la cantante Alison Moyet e poi gli Erasure, con Andy Bell.
A comporre rimase Gore e, per la tournée del loro secondo album A Broken Frame, i Depeche Mode assunsero il tastierista Alan Wilder. Da qui una sfilza di successi, virate verso dischi più cupi, dai toni gotici e dark come Black Celebration, un enorme concerto al Rose Bowl di Pasadena e diversi tour mondiali. Ma dietro il genio, si nasconde spesso un pizzico di follia. E in effetti, il gruppo affrontò un lungo periodo di crisi. Negli anni ’90 Fletch dovette combattere con depressione e abuso di alcol e Gahan con la dipendenza da allucinogeni – per cui tentò il suicidio nel 1995 – e speedball (combinazione di eroina o morfina con cocaina o crack), a causa della quale, nel 1996, fu dichiarato clinicamente morto per alcuni minuti, prima di essere miracolosamente rianimato. Inoltre, si accentuarono le dispute tra Gore e Wilder, che tredici anni dopo il suo ingresso lasciò il gruppo, criticandone apertamente i membri. Rimasti in tre, con Gahan che aveva superato i problemi di tossicodipendenza, i Depeche Mode continuarono a riscuotere consenso tra il grande pubblico anche con l’arrivo del nuovo secolo, pubblicando dischi come Playing the Angel, Sounds of Universe, Delta machine e Spirit. Nel 2017 furono anche nominati per la Rock and Roll Hall of Fame, nella quale entrarono tre anni più tardi.
I DEPECHE MODE TORNANO AL FESTIVAL DI SANREMO
A distanza di 33 anni dall’ultima volta, la band torna a suonare al teatro Ariston, dove presenterà in anteprima mondiale “Ghosts Again”, singolo che anticipa l’album “Memento Mori” (in uscita il prossimo 24 marzo), il primo di Gore e Gahan senza Fletcher e quindicesimo del gruppo. “Per me Ghosts Again cattura perfettamente quell’equilibrio che esiste tra malinconia e gioia”, ha spiegato il cantante. Gli ha fatto eco Gore, aggiungendo: “Non capita spesso che ci ritroviamo a registrare un brano che poi non mi viene a noia quando lo ascolto. Sono eccitato all’idea di poterlo condividere con tutti”. La pubblicazione di Memento Mori sarà seguita dal diciannovesimo tour mondiale della band, che comincerà a marzo e toccherà l’Italia il 12 luglio allo stadio Olimpico di Roma, il 14 a San Siro e il 16 al Dall’Ara di Bologna. Non resta che attendere la performance di questa sera.