Risultavano dispersi dal 6 febbraio, da quando il terribile terremoto ha devastato la Siria e la Turchia, causando oltre 25mila morti e milioni di sfollati. Ora la famiglia italiana, composta da sei persone, di cui tre minori, residente a Milano ma di origine siriana, è stata ritrovata senza vita sotto i palazzi crollati ad Antiochia, nel sud del Paese turco, una delle zone più colpite dal sisma. A dare la notizia del ritrovamento delle prime vittime italiane è stato Antonio Tajani. In un tweet pubblicato la mattina del 11 febbraio, il ministro degli Esteri ha espresso vicinanza ai familiari dei connazionali scomparsi, ai quali, ha assicurato, non mancherà il sostegno delle istituzioni.

Intanto si continua a scavare tra le macerie delle città distrutte. Le ore passano e con loro anche le speranze di trovare ancora vivo qualche disperso, a più di 130 ore dal terremoto. Eppure, tra le brutte notizie che continuano ad arrivare dai territori colpiti ci sono anche alcune vittorie raggiunte dai soccorritori: nella provincia turca di Hatay sono stati tratti in salvo un neonato di due mesi, sopravvissuto per 128 ore sotto le rovine, e una bambina di due anni, rimasta intrappolata per 122 ore sotto i resti della casa dove viveva con la sua famiglia.

Ma le storie di speranza che giungono dal confine turco-siriano sono sempre meno. Vengono soffocate dai numeri, in continuo aggiornamento, che descrivono il disastro vissuto dalle popolazioni locali. Secondo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha parlato nella città di Sanliurfa, i morti in Turchia sono, per il momento, 21.848. Oltre 80mila i feriti e quasi 7mila gli edifici distrutti. In Siria, invece, nelle aree dalle quali è possibile attingere a informazioni verificate, sono stati contati 3.553 decessi, ma il numero potrebbe essere di gran lunga superiore.

Secondo il sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, le cifre, infatti, sono destinate a raddoppiare: “Ci sono molti tipi di voci là fuori su come potrebbe finire e penso che sia davvero difficile da stimare in modo molto preciso perché dobbiamo ancora scavare sotto le macerie. Ma io sono sicuro che il bilancio dei morti raddoppierà o più”, ha dichiarato durante un intervento a Sky News il coordinatore dei soccorsi di emergenza Onu, che si trova nella provincia turca di Kahramanmaras. “Questo è terrificante ma c’è stata anche una risposta straordinaria a questo terremoto, il più disastroso degli ultimi 100 anni“, ha concluso. L’enormità della catastrofe è ben rappresentata da quanto sta accadendo a Nurdagi, in Turchia, o as Afrin, in Siria, dove i soccorritori non fanno in tempo a seppellire i cadaveri che finiscono ammassati sui camion e in fosse senza nome.

Le squadre d’emergenza continuano a lavorare senza sosta ma la popolazione turca accusa la presidenza Erdogan di non essere intervenuta repentinamente dopo le scosse. Lo ha ammesso lo stesso leader di Ankara, in visita nelle zone disastrate, promettendo, però, un cambio di marcia: “Le operazioni di soccorso non stanno procedendo così velocemente come sperato. Ma ora abbiamo riunito forse la più grande squadra di ricerca e soccorso del mondo composta da 141.000 persone impegnate nelle dieci province colpite”.

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