Mentre Cospito si trova in ospedale da sabato pomeriggio in "via precauzionale" visto il "possibile rischio di aritmie fatali", escono anticipazioni sulla posizione della pubblica accusa in vista dell’udienza del 24 febbraio. "Superato dagli eventi", si legge nel testo della requisitoria depositato martedì scorso, cioè prima della decisione di Nordio sulla richiesta avanzata dalla difesa. "E' necessario che emerga una base fattuale con elementi immanenti e definiti", cosa che "non è dato riscontrare"
“Revocare il 41-bis ad Alfredo Cospito“. La richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta è netta e va in senso contrario rispetto alla decisione dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ora la Suprema Corte ha di fronte una prateria per cambiare la storia dell’anarchico detenuto in regime di carcere duro e in sciopero della fame da 114 giorni e, allo stesso tempo, sgravare il Guardasigilli da “responsabilità” sul suo destino sanitario. Mentre Cospito è ricoverato in ospedale da sabato pomeriggio in “via precauzionale“, visto il “possibile rischio di aritmie fatali“, escono anticipazioni (prima su Repubblica e la Stampa, poi sull’agenzia Ansa) sulla posizione della pubblica accusa in vista dell’udienza del 24 febbraio sul ricorso presentato da Flavio Rossi Albertini, legale dell’anarchico, contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma di confermare il regime del carcere duro. La memoria è stata depositata martedì scorso, cioè prima della decisione di Nordio.
Il 41bis, si legge nella richiesta, non può giustificare la “rarefazione e la compressione di altre libertà inframurarie” se non con l’impedimento di “contatti e collegamenti” che risultino “concretamente” e “specificamente” finalizzati ad evitare “ulteriori reati o attività dell’associazione esterna”. Ed “è necessario che emerga una “base fattuale” sulla base di “elementi immanenti e definiti”, cosa che “non è dato riscontrare” nell’ordinanza del tribunale di sorveglianza su Cospito. Secondo il sostituto pg Gaeta, dalle motivazioni dell’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma emerge una “carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento” con gli anarchici.
La Stampa, tra l’altro, scrive che la Procura generale riterrebbe il 41-bis a Cospito “superato dagli eventi“. La memoria è stata depositata martedì scorso, cioè prima della decisione di Nordio.
“Ha istigato dal carcere e c’è il rischio che comunichi con l’esterno”, era stato il giudizio del ministro della Giustizia dopo aver ricevuto i pareri delle due autorità giudiziarie interessate, la Procura nazionale Antiterrorismo e la Procura generale di Torino. Lo sciopero della fame, secondo Nordio, è stato messo in atto “per finalità ideologiche” ed è ancora “immutata” nel detenuto “la capacità di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti”.
La posizione della procura generale della Cassazione, sostanzialmente, è più aderente a quella di Giovanni Melillo, numero uno della Procura nazionale antimafia, che aveva sottolineato come per “contenere l’indubbia carica di pericolosità sociale del detenuto” potrebbe essere “idoneo” anche il regime “dell’alta sicurezza” con un rafforzamento sulla possibilità di comunicazione all’esterno. Uno spiraglio che il ministro ha deciso di non percorrere, visti pareri degli altri attori chiamati in causa, a iniziare dal procuratore generale di Torino, l’ufficio inquirente responsabile dell’esecuzione della pena, che aveva ribadito la fondatezza della decisione di applicare il 41-bis a Cospito, presa il 5 maggio 2022 dall’ex ministra Marta Cartabia.
Cospito si trova ricoverato nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano, in una delle due camere riservate ai detenuti al 41-bis. “La salute di ogni detenuto – spiega il ministero della Giustizia in una nota – costituisce priorità assoluta”. Che lo stato di salute di Cospito si fosse ulteriormente aggravato era stato confermato già in mattinata dallo stesso medico dell’uomo che gli aveva fatto visita nel carcere milanese di Opera. “Pesa 71 chili – le parole di Andrea Crosignani – ma è determinato ad andare avanti con la protesta. Ho preso visione della cartella clinica, la situazione da un punto di vista fisico è di importante debilitazione ma è presente a se stesso, lucido e determinato”. Secondo il medico la “situazione è complessivamente seria, anche se i parametri vitali tengono”. Aveva però puntualizzato: “Quando si arriva a questa situazione ci vuole veramente, veramente poco, perché la situazione precipiti. Perché in questi casi la situazione precipita senza che ci siano dei segni particolari di allarme”. Mentre Rossi Albertini ha dato “per scontato” che il suo assistito non arrivi vivo al 24 febbraio.