L'appuntamento è il primo test nelle urne per la maggioranza di governo: l'alleanza Forza Italia-Lega-Fratelli d'Italia si presenta in vantaggio in entrambe le regioni. Per Antonio Noto, direttore di Noto sondaggi, è improbabile che il centrodestra possa perdere una delle due sfide: "Servirebbe una rivoluzione nei numeri". Anche perché, spiega, "in assenza di altre motivazioni di peso, il poco tempo trascorso dalle Politiche spingerà buona parte degli elettori a ripetere il proprio voto, avvantaggiando la coalizione che ha già vinto a settembre"
Quasi 12 milioni di abitanti, il 20% della popolazione italiana. Roma e Milano, le due città più importanti del Paese, e il 30% circa del prodotto interno lordo nazionale. Bastano i numeri a capire perché il peso politico delle elezioni in Lazio e Lombardia vada al di là dei rispettivi territori. L’appuntamento di quest’anno, in particolare, è anche il primo test nelle urne per la maggioranza di governo: l’alleanza Forza Italia–Lega–Fratelli d’Italia sembra aver arrestato la corsa nei sondaggi nazionali, ma si presenta compatta e in netto vantaggio in entrambe le regioni. Si vota domenica 12 febbraio (dalle 7 alle 23) e lunedì 13 (dalle 7 alle 15) per rinnovare i Consigli regionali e i presidenti delle due Giunte: non è previsto ballottaggio. È possibile esercitare il cosiddetto voto disgiunto, cioè votare per un candidato presidente e allo stesso tempo (con un secondo segno) per una lista che non lo sostiene.
Affluenza a rischio flop – La tornata precedente si era tenuta il 4 marzo 2018, lo stesso giorno delle elezioni Politiche, e aveva registrato un’affluenza del 66% nel Lazio e del 73% in Lombardia. “Senza il traino del voto nazionale c’è da aspettarsi un notevole calo, che andrà a colpire nello stesso modo tutti i partiti”, dice al fattoquotidiano.it Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, che pronostica una partecipazione “sotto il 60%, più vicina al 50%“. Per il sondaggista è quasi impossibile che il centrodestra possa perdere una delle due sfide, o addirittura entrambe: “Servirebbe una rivoluzione nei numeri che tutti gli istituti hanno dato fino adesso”. Anche perché, spiega, “in assenza di altre motivazioni di peso, il poco tempo trascorso dalle politiche spingerà buona parte degli elettori a ripetere il proprio voto, avvantaggiando la coalizione che ha già vinto a settembre”.
La sfida in Lombardia – In Lombardia ci sono 80 seggi in palio in Consiglio regionale e quattro candidati presidenti. Il centrodestra schiera l’uscente Attilio Fontana, appoggiato da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati e una lista civica. Il principale sfidante è Pierfrancesco Majorino, europarlamentare ed ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano: su di lui si è raggiunto l’accordo tra Pd e Movimento 5 stelle (che erano andati divisi alle politiche) a cui si aggiungono Alleanza Verdi e Sinistra e la lista “Patto civico Majorino presidente”. Poi c’è Letizia Moratti, ex ministra berlusconiana e vicepresidente uscente, che ha scelto di correre contro gli ex alleati dopo aver cercato invano di scalzare Fontana dalla candidatura: la sostengono il sedicente terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi e la civica “Letizia Moratti presidente”. Infine Mara Ghidorzi, militante di Rifondazione comunista e frontwoman di Unione popolare.
Gli scenari – I sondaggi più recenti (disponibili prima dello stop delle ultime due settimane, previsto dalla legge) danno Fontana in vantaggio tra il 45% (Izi, Ipsos) e il 51,5% (Noto), seguito da Majorino tra il 29 (Noto) e il 39,5 (Ipsos) e Moratti tra il 14 (Izi) e il 19 (Ipsos). Numeri che colpiscono, se si pensa che nemmeno due anni fa – tra il 2020 e il 2021 – il presidente leghista era travolto dalle critiche per la gestione disastrosa della pandemia di Covid e una sua ricandidatura sembrava impossibile. “Il centrodestra ha comunicato in modo efficace e ha convinto i lombardi che quegli errori erano solo frutto dell’imprevedibilità“, analizza Noto. Secondo cui Fontana vincerà con ampio distacco grazie alla tradizione di governo locale delle forze che lo sostengono, ma anche “attirando consensi da chi alle politiche aveva scelto altri partiti, ad esempio Italexit o Azione-Iv”. Moratti invece “potrebbe contare su una quota di voto personale, ma non sfonderà e arriverà terza”. Mentre Majorino “è un ottimo candidato, ma frenato dallo scarso consenso del Pd in Lombardia e soprattutto dalla storica debolezza del M5s in questo tipo di consultazioni”. Il sondaggista ricorda il risultato del 2018, quando i pentastellati raccolsero il 33% alle politiche e solo il 17% alle regionali lombarde.
La sfida nel Lazio – Nel Lazio i consiglieri da eleggere sono 51, i candidati governatore cinque. Il centrodestra punta su Francesco Rocca, avvocato ex presidente della Croce rossa italiana, sostenuto da sei liste: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi moderati, Udc e una lista civica. A differenza che in Lombardia, invece, Pd e Movimento 5 stelle si presentano divisi: i dem hanno scelto di candidare Alessio D’Amato, assessore alla Sanità uscente della giunta di Nicola Zingaretti, trovando l’alleanza con Azione e Italia viva. Schierati per D’Amato anche i simboli di +Europa, Psi, Demos, Verdi-Sinistra e una civica, per un totale di sette liste. Il Movimento 5 stelle ha messo un veto su D’Amato (anche a causa di una sua condanna in primo grado a risarcire 300mila euro per danno erariale) e schiera Donatella Bianchi, giornalista ed ex presidente del Wwf, appoggiata anche dalla lista “Polo progressista“, lanciata da personaggi storici della sinistra come Loredana De Petris, Stefano Fassina e Alfonso Pecoraro Scanio. Le altre due candidate sono Sonia Pecorilli (Partito comunista) e Rosa Rinaldi (Unione popolare).
Gli scenari – Stando alle rilevazioni degli istituti di ricerca, Rocca viaggia tra il 40,8% (Quorum) e il 46 (Noto), D’Amato tra il 32,4 (Quorum) e il 36,7 (BiDiMedia), Bianchi tra il 16 (Noto) e il 20,8 (Quorum). Per recuperare lo svantaggio, il candidato di Pd e renziani punta sulla fama di buon amministratore guadagnata durante il mandato da assessore, in cui ha reso il Lazio una regione modello nella gestione dell’emergenza Covid. Ma secondo Antonio Noto questa strategia non funzionerà: “Il voto delle regionali è diverso da quello per i sindaci, in cui la connotazione personale ha un valore importante. In genere gli elettori non votano la persona, ma il partito di riferimento a livello nazionale. Per questo”, spiega, “un’alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle avrebbe avuto alte probabilità di vittoria, considerato il buon consenso a livello regionale di entrambe le forze”. Con questo assetto, invece, “la vittoria di Rocca è quasi scontata: Donatella Bianchi farà probabilmente un buon risultato, anche se è difficile che possa superare il 20%”.