Gianni Morandi si racconta a Renato Franco per il Corriere della Sera il giorno dopo la fine della 73esima edizione del Festival di Sanremo. Professionista, Morandi, di caratura gigantesca tanto da riuscire nell’impresa di far sentire meno la mancanza di Fiorello (comunque presente al Festival senza esserci, un piccolo capolavoro). E alla domanda sull’immagine di questa esperienza che più si porterà nel cuore risponde: “Più di una. L’Inno con il presidente Mattarella è stato molto emozionante perché non mi sarei mai aspettato che nella mia vita potesse accadermi una cosa del genere. Cercavo di guardarlo — non proprio fissarlo, perché non si fa — e vedevo che seguiva le parole muovendo leggermente le labbra“. Arriva anche la domanda sulla scena di lui con la scopa in mano che spazza il palco dopo il “disastro Blanco“: “Ah già, me l’ero dimenticata. È stata una mossa estemporanea, nata casualmente. Ho visto queste tre ragazze che pulivano e mi è venuto naturale chiedere una scopa per aiutare. Un gesto che poi è diventato simbolico… Sapesse quante cose ho fatto io a 20 anni! Anche peggio. Ma non avevo l’amplificazione di milioni di persone che mi guardavano. È stata letta così, però non volevo sembrasse una lezione, non ho mica pensato: adesso devo insegnare a Blanco come si vive”. E sulla proposta di Fedez con gli Articolo 31 “Giorgia (Meloni, ndr) legalizzala”, il grande Gianni commenta: “Io porca misera ‘sta cannabis non l’ho mai provata. La devo provare. Davanti casa mia c’è una coltivazione di canapa da cui arriva un buon profumo… In realtà non so rispondere sulla legalizzazione, mi sembra però che — legale o meno — chi la vuole sa dove trovarla”.