Gino Paoli show. “Quando io e te Gianni ci siamo visti la prima volta al RCA (etichetta discografica, ndr) io ero molto più vecchio, lui aveva 14, 15 anni e voleva imparare da me. Non so che ca** voleva imparare da me. Il migliore è stato Little Tony: era venuto a fare il canzoniere e la sua donna gli aveva fatto le corna con un paio di uomini in casa di Tony”. Così, “de botto senza senso” (cit.), il grande Gino Paoli ha iniziato una surreale conversazione sul palco dell’Ariston durante la finale della 73esima edizione del Festival di Sanremo regalando poi ‘Una lunga storia d’amore‘, ‘Sapore di sale’ e il ‘Cielo in una stanza” e aprendo un varco gigantesco tra i suoi brani e tutti quelli in gara (va da sé). In queste ore molti siti hanno ricordato la vita rocambolesca del cantautore genovese che nel 1963 e precisamente l’11 luglio tentò di togliersi la vita. La storia è nota ma vale la pena riportare le sue parole su quel gesto, dette in una lunga intervista rilasciata tempo fa a Walter Veltroni per 7 de Il Corriere della Sera. Perché quel gesto? “Per andare a vedere cosa c’era dall’altra parte. Non ho una ragione specifica. Avevo avuto tutto dalla vita. Almeno credevo di aver avuto tutto, di aver visto tutto, di non avere ormai più niente da guardare. Quindi volevo andare a vedere dall’altra parte. È una stronzata mostruosa, quello che ho fatto quel giorno. Tutto quello che poi è successo nella mia vita non lo avrei fatto e c’erano un bel po’ di cose che volevo fare e che erano belle da vivere. Che è stato bello vivere. Però i ragazzi, i giovani sono spesso cretini. Almeno io lo fui“. Paoli, da allora, ha un proiettile vicino al cuore perché furtunatamente si fermò a pochi millimetri. L’ogiva non perforò il miocardio, ma si fermò nel torace senza intaccare organi vitali. Ecco perché non è stato mai estratto, l’intervento sarebbe stato troppo rischioso.