Speciale Sanremo 2023

Sanremo 2023, le pagelle di Silvia Truzzi: Amadeus icona (suo malgrado forse) di una sinistra che non c’è più. Le donne? Retaggio maschilista, anche se non le chiamano più vallette

Amadeus ha portato a Sanremo il presidente della Repubblica, e resterà nella storia. L’hanno trasformato nel capo dell’opposizione, ma solo perché la sedia è vuota. Con questi ascolti stellari- come già Virna Lisi, con quella bocca - potrà fare tutto quello che vuole...

di Silvia Truzzi

Ignoto, il numero uno
Da presentatore a imperatore, da mite padrone di casa dei Soliti ignoti a conducator di un Sanremo dove si trasforma in una divinità a più teste (direttore artistico, direttore musicale, presentatore) che tutto può e non ammette interferenze. Della politica, soprattutto: è diventato -suo malgrado, immaginiamo – l’icona di una sinistra che non c’è più e con cui forse non ha nulla a che spartire, se la parola ideologia (e pure sinistra) ha ancora un senso. Ha portato a Sanremo il presidente della Repubblica, e resterà nella storia. L’hanno trasformato nel capo dell’opposizione, ma solo perché la sedia è vuota. Con questi ascolti stellari- come già Virna Lisi, con quella bocca – potrà fare tutto quello che vuole nell’edizione 2024, che si era assicurato prima del trionfo di questi giorni? Stravince e gli va riconosciuto che il sapiente mix (in gara e non) tra giovani talenti e vecchi leoni (Morandi, Albano, Ranieri, Peppino di Capri, Gino Paoli, Vanoni) è una formula magica. Le radici non escludono le ali, la nostalgia (il dolore del ritorno) non esclude l’essere assolutamente moderni. Ma forse Rimbaud è troppo (moderno) per Amadeus.

C’era un ragazzo
A 78 anni riesce nel miracolo della freschezza. A 78 anni non ne sbaglia una: salva Amadeus spazzando via l’incidente del Blanco sfiorito a suon di ramazza, incanta il pubblico di tutte le età con i vecchi leoni Ranieri e Albano, sgambetta con il giovane Sangiovanni sulle note intramontabili di Ri-Fatti mandare dalla mamma, commuove l’Ariston con lo splendido omaggio a Lucio Dalla. A 78 anni sfodera misura, classe, talento, ironia. Amadeus, che dispone di un non vastissimo lessico, lo chiama supereroe. In realtà è (semplicemente?) un artista consapevole, che ha fatto tesoro degli anni, del talento e del mestiere. Sarà un caso che in conferenza stampa è l’unico che sa rispondere alla domanda sulla Costituzione? Cita il primo e più famoso “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, ma almeno lo conosce. C’era un ragazzo e c’è ancora.

Sull’orlo di una crisi di nervi
Delle donne del Festival, abbiamo già detto, non facciamo la classifica: chi è la più elegante, la più bella, la più intelligente, la più “spigliata” (esiste un aggettivo più paternalista?). I tacchi, la scollatura, la discesa dalle scale, la capacità di tenere il palco. Il turn over, che Amadeus impone e spaccia per galanteria, alla fine è solo quel che sembra: un retaggio maschilista, anche se non le chiamano più vallette. Il conduttore, per ben quattro edizioni, non si è mai tenuto accanto una co-conduttrice fissa, il privilegio è riservato ai co-conduttori maschi (Fiorello, Gianni Morandi). Le donne devono cambiare ogni sera, nel timore che vengano a noia. E quando salgono sul palco devono portare il monologo, il messaggio sociale, la testimonianza, per giustificare la loro presenza e far vedere che hanno qualcosa di intelligente da dire. E mo’ basta.

Sanremo 2023, le pagelle di Silvia Truzzi: Amadeus icona (suo malgrado forse) di una sinistra che non c’è più. Le donne? Retaggio maschilista, anche se non le chiamano più vallette
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