L’idrogeno ‘rosa’, prodotto con elettricità generata dal nucleare, potrebbe essere considerato come fonte di energia rinnovabile. La Commissione Ue, infatti, ha approvato, nell’ambito dei negoziati sulla direttiva Red III, l’atto delegato con i criteri tecnici che stabiliscono quando l’idrogeno può essere definito ‘verde’ e rinnovabile all’interno dell’Unione europea. Dando il via libera a quello prodotto tramite elettrolisi eseguita con energia ricavata da centrali nucleari, Bruxelles è andata incontro alla richiesta avanzata, anche nei giorni scorsi, da diversi Paesi, come Francia, che dall’energia dell’atomo produce circa il 70% dell’elettricità, ma anche Romania, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca, già accanto a Parigi nei giorni della ‘battaglia’ per far rientrare il nucleare tra le fonti che rientrassero nella Tassonomia. Ora l’atto delegato verrà esaminato dal Parlamento (tramite la commissione competente) e poi dal Consiglio (tramite il pertinente gruppo di lavoro), che solitamente hanno due mesi di tempo. Ma se già in Parlamento il testo dovesse incontrare una forte opposizione, si voterebbe prima in Commissione e poi in Plenaria, esattamente come accaduto con la Tassonomia. Sullo sfondo, le tensioni degli ultimi mesi tra Francia da un lato e, dall’altro, Germania e Spagna, contrarie al nucleare.

I criteri per l’idrogeno verde – I criteri sono necessari per il conteggio dei target di energia rinnovabile degli Stati membri. L’atto delegato definisce a quali condizioni l’idrogeno, i combustibili a base di idrogeno o altri vettori energetici possono essere considerati come rinnovabili (nome tecnico RFNBO, renewable fuels of non-biological origin), mentre un secondo atto fornisce una metodologia per il calcolo delle emissioni di gas a effetto serra durante il ciclo di vita di tali combustibili. Si vuole fornire certezza normativa agli investitori poiché l’Ue mira a raggiungere 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile importato, in linea con il piano REPowerEU. Una decisione certamente molto attesa da Parigi che, tra le altre cose, conta di poter esportare l’idrogeno prodotto dal nucleare portando a compimento il progetto H2Med e il gasdotto europeo che dovrebbe essere realizzato entro il 2030. E poi c’è il settore del trasporto commerciale, fresco della recente partnership stretta tra AirLiquide e TotalEnergies per la realizzazione di oltre 100 stazioni di rifornimento sui principali assi stradali europei pensati per i mezzi pesanti.

Il pacchetto gas-idrogeno, la direttiva Red III e l’atto delegato – La Commissione Ue avrebbe dovuto approvare l’atto delegato con i criteri per definire quale idrogeno fosse da ritenere rinnovabile già da tempo. Ma Bruxelles si è mossa solo dopo non poche pressioni. Riguardo all’idrogeno, infatti, la direttiva Red III viaggia in parallelo rispetto al pacchetto gas-idrogeno. E su quel fronte qualcosa si è mosso proprio di recente: solo pochi giorni fa, infatti, la commissione Industria ed Energia (Itre) dell’Europarlamento ha approvato, a larga maggioranza, il pacchetto gas-idrogeno presentato dalla stessa Commissione Ue alla fine del 2021. La Commissione Itre ha chiarito la sua posizione, secondo cui l’idrogeno prodotto con elettricità generata dal nucleare deve essere equiparabile a quello prodotto dalle rinnovabili e ha passato la parola al Consiglio Ue. Per intenderci, finora era definito ‘rinnovabile’ solo quello verde, mentre l’idrogeno blu e quello rosa erano considerati a bassa emissione. La spinta è arrivata dal fatto che il pacchetto gas-idrogeno contiene una direttiva e un regolamento e nel testo della prima, in particolare, c’è un articolo che riguarda proprio le certificazioni e i relativi criteri per definire sia l’idrogeno rinnovabile, sia l’idrogeno a bassa emissione di carbonio, da stabilire con due distinti atti delegati. Nel primo caso si tratta dello stesso contenuto dell’atto che la Commissione Ue doveva approvare da circa sette mesi nell’ambito della direttiva Red III sulle rinnovabili. E che ora è arrivato. L’altro atto delegato, quello sul low carbon, dovrebbe essere pubblicato entro sei mesi dall’entrata in vigore della direttiva gas-idrogeno.

La lettera inviata alla Commissione Ue – Per questo che il 7 febbraio scorso, il relatore dell’Europarlamento sulla nuova direttiva energie rinnovabili, il popolare tedesco Markus Pieper, ha bloccato l’iter legislativo della proposta fino a quando non fossero stati disponibili i criteri tecnici. Poi si è aggiunta la pressione dei Paesi pro-nucleare che, nei giorni scorsi, hanno inviato una lettera ufficiale indirizzata ai commissari Kadri Simson e Thierry Breton, responsabili rispettivamente delle Politiche energetiche e del Mercato interno dell’Unione, chiedendo una modifica alla proposta di direttiva RED III, che permettesse anche all’idrogeno low-carbon (dunque anche quello prodotto con l’elettricità generata da nucleare, anche se non è mai stato citato esplicitamente) di ricevere incentivi esattamente come quello prodotto dalle fonti rinnovabili. Con un approccio definito “tecnologicamente neutrale”, tale da contribuire al raggiungimento dei target che riguardano l’idrogeno e che l’Europa si è posta al 2030.

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