Dire che Hogwarts Legacy era un titolo atteso è l’eufemismo degli eufemismi. L’hype e le aspettative per il titolo Avalanche erano alle stelle già dai primi annunci e dalle prime immagini di gioco, ma c’è da dire, fortunatamente, che le attese non sono sicuramente state tradite.
Benvenuti nel vero Wizarding World
1890, ben 90 anni prima della nascita del celeberrimo Harry Potter, il mondo magico sta ancora vivendo i postumi di uno dei suoi periodi più oscuri: le sanguinose rivolte del 1752, postumi accentuati dal fatto che i Goblin comandati da Ranrok e gli Ashwinger del mago oscuro Rookwood sono sempre più attivi in Scozia.
La protagonista (o il protagonista, a seconda delle scelte del giocatore), comincerà la sua avventura solo al quinto anno della scuola di magia più famosa del mondo, a causa di un suo tardivo rilevamento dal mondo magico e, affiancata dal proprio “tutore di recupero” Fig, si scoprirà in grado di identificare e padroneggiare la magia antica, rendendola bersaglio delle forze che stanno minacciando l’intero ordine.
Dopo un breve prologo, la giovane eroina sarà accolta tra le mura di Hogwards e le saranno ovviamente assegnate casa e bacchetta, consigliate da un test che si può affrontare sul sito ufficiale collegabile al gioco, ma si potrà ovviamente scegliere la propria strada e la propria “arma” senza alcun obbligo.
Una volta risolti gli affari iniziali si potrà cominciare a esplorare il castello e l’ambiente circostante, con le sue foreste, le catene montuose, gli splendidi laghi e il villaggio principale dove si svolgeranno gli acquisti e parecchie missioni: Hogsmeade.
È quasi inutile sottolineare l’atteso, ovvero quanto tutta l’ambientazione sia una lettera d’amore a cuore aperto per i fan della serie, proprio partendo dal Castello di Hogwarts, ricostruito in modo maniacale da Avalanche, pieno di segreti, puzzle ambientali, quest secondarie che danno l’occasione di esplorarne ogni meandro o stanza segreta. Così come sono una lettera d’amore proprio le appena citate quest secondarie in generale, che strizzano chiaramente l’occhio a eventi accaduti nella saga.
Restando in tema ambientazione non si può non cominciare a parlare della vera raison d’etre del titolo: l’open world. Il mondo di Hogwarts Legacy è davvero aperto: tutto ciò che l’occhio tocca all’orizzone è liberamente visitabile a cavallo di una scopa o di un ippogrifo al netto, qualche volta, di avere la magia giusta per accedervi. La grande mappa che delinea le vallate scozzesi è tutt’altro che vuota e priva di attività, anzi. È difficile fare un centinaio di metri senza incappare in un punto d’interesse e le cose da fare non mancano, tra piccole grotte da esplorare, enigmi di Merlino da risolvere, accampamenti di bracconieri da smantellare e fonti di magia antica da assorbire.
Tra un’avventura e una lezione inoltre, una volta sbloccate, si potrà fare una piacevole pausa dal ruolo di salvatore del mondo magico grazie alla stanza delle necessità e all’animal caring. La Stanza delle Necessità è dove s’incontrano Harry Potter e Animali Fantastici, luogo da abbellire a piacere grazie agli arredamenti contenuti nelle magiformule con una porta che conduce a uno spazio magico esterno nel quale ci prenderemo cura degli animali salvati in giro per il mondo di gioco grazie alla celebre borsa che i fan di Newt Scamandro conoscono bene.
In cambio delle amorevoli cure, gli animali doneranno preziosi ingredienti per potenziare le armature al banco da lavoro.
Bacchette alla mano
Frequentare le lezioni per imparare gli incantesimi adatti al proseguimento dell’avventura ed esplorare i segreti dei borghi scozzesi sono solo i primi passi per essere pronti ad affrontare i dintorni di Hogwarts, spesso pericolosi e pregni di nemici interessati al nostro rapporto con la magia antica.
Chi ha giocato altri titoli editi da Warner Bros avrà sicuramente una sorta di deja vu appena impugnata per la prima volta la bacchetta per combattere: le similitudini con il sistema di combattimento della serie Arkham o di Shadow of War sono innegabili, qui però sono rivisitati in chiave “ranged” -a distanza, ndr- per dare vita a degli scontri magici a distanza focalizzati su combo di attacchi base e magie assegnabili ai vari tasti del pad.
Le 16 magie di attacco e controllo possono essere assegnate per dare vita a combinazioni davvero appaganti come lanciare un Levioso per alzare il nemico da terra e sparargli addosso un Confringo o tirarlo a se con Accio per sbatterlo per terra ai nostri piedi con un Descendo.
Tolti gli incantesimi di pura utilità ambientale come quelli da utilizzare nella Stanza delle Necessità o nell’animal caring, il pool di magie è diviso fondamentalmente in 3 colori e bisogna tenere a mente che per infrangere i Protego nemici avremo bisogno della magia del colore corrispondente alla barriera per poter cominciare a danneggiarlo, quindi toccherà pensare bene a cosa portarsi in battaglia, anche se grazie ai talenti potremo sbloccare ulteriori assegnazioni rapide con l’ausilio dei tasti direzionali.
Per il resto, come anticipato, è tutto molto simile a Shadow of War: i nemici disporranno di attacchi leggeri che si potranno schivare o parare grazie a un Protego lanciato col giusto tempismo o attacchi potenti che si dovranno invece necessariamente evitare per non subire danni. Non ci si deve dimenticare del fattore sulla quale gira l’intera opera naturalmente: la magia antica.
La magia antica permette non solo di lanciare oggetti sparsi per il campo di battaglia addosso ai nemici, ma una volta caricati gli appositi indicatori si potrà sparare una sorta di ultimate che, al netto di non star combattendo un avversario con grandi quantità di punti vita, come un boss o un troll, farà fuori la nostra nemesi in un colpo solo.
Dall’altra parte i nemici non faranno sconti, con combattimenti non frustranti, ma neanche così permissivi: è vero che il nostro arsenale è ampio, ma a livello di danni le magie avversarie scherzano poco e basteranno pochi colpi ben assestati per scaraventarci al checkpoint.
Hogwarts Legacy – Più open world che GDR
Se dal punto di vista dell’atmosfera e dell’esplorazione Hogwarts Legacy si posiziona su un punto davvero alto di un’immaginaria scalinata, da quello del GDR bisogna scendere di qualche gradino.
Tolti i punti talento per potenziare le magie e il banco da lavoro dove si potranno aggiungere alcuni effetti ai pezzi d’equipaggiamento, non esistono vere e proprie build da costruire e, man mano che si troveranno nuovi vestiti, ci si dovrà limitare a indossare quelli che hanno il valore offensivo o difensivo più alto.
La mancanza di variabili sugli equipaggiamenti, gioielli incastonabili a parte, può sembrare un problema da nulla, ma nell’economia di un gioco di ruolo non è affatto così. Non è assolutamente raro che nel giro di un dungeon si sostituirà anche 2 o 3 volte lo stesso pezzo di equipaggiamento e, mancando un sistema di riciclo che non sia la vendita, resta semplicemente a occupare uno slot del già limitato inventario (inventario comunque espandibile tramite le prove di Merlino sparse per la mappa di gioco).
Insomma, ogni pezzo vecchio va venduto al primo commerciante trovato lungo la strada che di contro, a parte gli ingredienti di base, presenta ricette, pozioni e scope a prezzi davvero altissimi rispetto al nostro ritorno in termini di pezzi rivenduti. È un difetto che non inficia in alcun modo l’esperienza, sia chiaro: difficilmente ci si ritroverà in ristrettezze economiche, ma è comunque un fattore da tenere a mente.
I difetti veri arrivano davvero quando si comincia a parlare del comparto tecnico a livello grafico. Hogwarts Legacy non è un gioco sviluppato interamente per Playstation 5, Xbox Series e PC, arriverà infatti più avanti anche su Playstation 4, Xbox One e addirittura, durante l’estate, su Nintendo Switch. Logicamente si doveva sacrificare qualcosa e mentre la qualità realizzativa del castello di Hogwarts è straordinaria, varcate le sue mura per affacciarsi al mondo esterno si comincia a intravedere qualche affaticamento. Nonostante gli scorci offerti dai panorami siano di tutto rispetto e davvero evocativi, avvicinandosi e interagendo con gli elementi esterni mette di fronte una qualità più vicina alla vecchia generazione che alla nuova e capita sovente di imbattersi in compenetrazioni e glitch visivi.
L’altro grande difetto è a livello narrativo: Hogwarts Legacy non ha un vero e proprio sistema di morale. Se il fatto di poter rispondere male alle persone alla fine delle quest, magari per aumentare la ricopensa, arrivando persino a propinare veri e prori ricatti fa storcere un pochino il naso, il non aver alcuna conseguenza morale nell’utilizzo delle fantomatiche 3 maledizioni senza perdono porta la sensazione a un livello leggermente più alto. Si potrà insomma abusare della famosa Avada Kedavra davanti a chiunque senza scatenare alcun tipo di reazione.
Aldilà dei difetti grafici, figli purtroppo di una Cross gen ancora, per forza di cose, radicata, siamo davanti al miglior titolo basato sul mondo di Harry Potter senza timori di avversari o paragoni.
Longevo, ispirato, evocativo: Hogwards Legacy non solo è la lettera d’amore al Wizarding World che i fan attendevano da sempre, ma ha permesso la nascita di un gioco capace di divertire anche chi, al mondo di Harry Potter, non si era mai neanche avvicinato.