Del presunto piano di Mosca rivelato dalla premier filo-europeista aveva parlato anche Zelensky al Consiglio europeo. Il tentativo di sovversione di Mosca, ha dichiarato, è finalizzato a strumentalizzare Chisinau nella guerra in Ucraina e a "fermare il processo di integrazione europea"
Nei mesi scorsi era stato il Washington Post a rivelare, riferendo fonti di intelligence moldave e ucraine, che Mosca stava cercando di destabilizzare la Moldavia, incitando proteste antigovernative mentre il governo di Chisinau subiva forti pressioni dalla Russia e doveva fare fronte a una pesante crisi economica. La tesi è stata ripresentata dal presidente ucraino Zelensky nel corso del Consiglio europeo, secondo cui i servizi ucraini avevano intercettato un piano russo per destabilizzare la situazione politica e prendere il potere in Moldavia. E ora anche la presidente filoeuropeista Maia Sandu, a pochi giorni dalle dimissioni della premier moldava Natalia Gavrilita, ha dichiarato che la Russia sta pianificando un colpo di Stato in Moldavia, per usare il Paese nella guerra contro l’Ucraina e “cambiare il potere legittimo da Chisinau a uno illegittimo che metterebbe (la Moldavia) a disposizione della Russia per fermare il processo di integrazione europea”. Il piano – al momento non verificabile, ma che secondo quanto riferito dai servizi nazionali conteneva “istruzioni” sulle regole di ingresso in Moldavia da Russia, Bielorussia, Serbia e Montenegro – verrebbe portato a termine con attacchi agli edifici governativi e prese di ostaggi.
Nello specifico, la Russia, ha detto, vuole tramare per rovesciare con la forza la leadership filo-Ue del suo Paese col sostegno di stranieri per compiere azioni sovversive, “sabotatori con formazione militare, camuffati in abiti civili, che intraprenderanno azioni violente, attaccheranno alcuni edifici statali e prenderanno anche ostaggi“. “Lo scopo di queste azioni è rovesciare l’ordine costituzionale, cambiare il potere legittimo di Chisinau passando a uno illegittimo”, ma Sandu ha aggiunto che “i tentativi del Cremlino di portare la violenza nel nostro paese non avranno successo”.
Le reazioni dell’opposizione – Il primo a intervenire rispetto alle dichiarazioni di Sandu è stato il Blocco dei Comunisti e dei Socialisti, all’opposizione in Moldavia, che ha chiesto alla presidente di rendere pubbliche le prove dei presunti piani che ha denunciato, “altrimenti – sostiene il partito socialista – tali dichiarazioni saranno considerate una provocazione volta a trascinare la Moldavia nel conflitto armato, suscitare tensioni nella società e intimidire l’opposizione”. Sandu ha superato alle presidenziali del 2020 il suo predecessore Igor Dodon, leader del partito socialista e considerato su posizioni vicine a quelle di Mosca. Recentemente, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha accusato l’Occidente di cercare di volgere la Moldavia contro la Russia come, secondo lui, avrebbe fatto con l’Ucraina.