Se la Lombardia conferma l’amministrazione uscente, il Lazio sceglie di cambiare rotta. Francesco Rocca, ex presidente della Croce rossa italiana scelto a dicembre come frontman del centrodestra (superando la concorrenza del colonnello di FdI Fabio Rampelli) vince la sfida per la presidenza raggiungendo il 50% tondo dei voti, staccando di oltre dieci punti il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato, assessore alla Sanità uscente della giunta Zingaretti, che si ferma al 36%. Inferiore alle attese il risultato di Donatella Bianchi, giornalista ed ex presidente del Wwf candidata dal Movimento 5 stelle: porta a casa l’11,8%, mentre si fermano all’1% le due candidate della sinistra radicale (Sonia Pecorilli del Partito comunista e Rosa Rinaldi di Unione popolare). Nel voto di lista domina Fratelli d’Italia, primo partito al 34,16%, seguito dal Pd al 21% (entrambi hanno guadagnato tre punti rispetto alle politiche). Il Movimento 5 stelle raccoglie il 9,69% (a settembre aveva avuto il 14,8%). La Lega mantiene il 6% delle politiche, Azione-Italia viva (che sosteneva D’Amato) scende dall’8 al 5%.
Con il cambio di colore del Lazio, le regioni governate dal centrodestra diventano 15, contro le quattro del centrosinistra. “Una grande emozione e soddisfazione. È stata una corsa breve ma molto intensa. Il primo compito è quello di risollevare una sanità che mortifica la dignità dei cittadini“, le prime parole del neo-governatore. “Non mi farò imporre alcun nome per la giunta, ma da tutti c’è la voglia di fare tanto e bene. Ho delle idee, che devo però esporre. Quello che ho in mente non lo dirò stasera ma dopo aver parlato con tutta la coalizione”, ha spiegato. E a chi gli ha chiesto se avesse intenzione di tenere la delega alla sanità ha risposto: “Sicuramente la sanità la seguirò molto da vicino. Ancora non ho preso una decisione ma fa parte delle riflessioni”. “Ho combattuto come un leone. Se mi rimprovero qualcosa? Personalmente no. Sembrerebbe che il voto alla mia persona sia andato oltre quello di coalizione, mi fa piacere. E ci tengo a dire che non mi sono sentito solo”, ha detto invece D’Amato.
L’esito del voto accende una polemica tra Pd e Movimento 5 stelle. Il segretario dem Enrico Letta attacca le altre forze progressiste: “Il Pd ottiene un risultato più che significativo, dimostra il suo sforzo coalizionale e respinge la sfida di M5s e terzo polo. Il tentativo ripetuto di sostituirci come forza principale dell’opposizione non è riuscito.Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5s e terzo polo che l’opposizione va fatta al governo e non al Pd”. Parole a cui il presidente M5s Giuseppe Conte reagisce con gelo: “Da parte del Pd c’è molta concentrazione sulla nostra performance. Il redivivo Letta sembra stappare bottiglie di champagne sulla performance del Pd: francamente se immaginiamo in particolare il Lazio, dove c’è un candidato indicato da Letta e Calenda, che consegnano la Regione al centrodestra, avrei poco da festeggiare”.
A pesare sul risultato l’astensione record: l’affluenza nel Lazio si è quasi dimezzata rispetto alle precedenti regionali del 2018 (che però coincidevano con le politiche) passando dal 66,5% al 37,2%. Dato particolarmente misero a Roma, dove l’affluenza si è fermata al 33,1% contro il 63,1% delle regionali del 2018. Ha votato un elettore su tre, mentre quasi il 70% ha disertato le urne, specie in periferia. Alle comunali dell’ottobre 2021 al primo turno andò a votare il 48,5% e al secondo turno il 40,7% degli aventi diritto. Solo in centro e nelle zone semicentrali, Ztl compresa, si è votato un po’ di più: 39,16% nel II municipio (Parioli-Trieste) e 35,48% nel I municipio, cioè il centro storico. Il record dell’astensionismo, con il 27,55% di affluenza, c’è stato nella periferia di Tor Bella Monaca. seguita da Ostia con il 29,89%.