Dopo anni di discussioni ora si arriva al dunque. I tempi per la riforma del Patto di stabilità sono strettissimi. La Commissione europea, che in novembre aveva presentato una comunicazione ad hoc, farà la sua proposta legislativa “dopo il Consiglio europeo di marzo”, ha detto il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis arrivando all’Eurogruppo. Dalle riunioni dei ministri delle Finanze (Ecofin, che in agenda per il 14 febbraio) e del Consiglio europeo in calendario per il 23-24 marzo “si spera di vedere emergere un certo consenso” e poi la riforma sarà completata “in base a quanto velocemente i co-legislatori ci lavorano”. Ma i Paesi del Nord Europa restano fermi su posizioni rigide. La comunicazione di Bruxelles prevedeva che Commissione e Stati concordino un percorso di aggiustamento dei conti in 4 anni (estendibili a 7) indicando riforme prioritarie e investimenti e che l’erogazione dei fondi Ue possa essere condizionata al rispetto delle regole di bilancio.
“Abbiamo bisogno della carota e del bastone“, ha detto Sigrid Kaag, vice primo ministro e ministra delle Finanze olandese. “È molto importante ci sia spazio per la riduzione del debito” e “spazio per gli investimenti e le riforme“. “Dalla nostra prospettiva – ricorda la ministra –insieme alla Spagna, abbiamo presentato una proposta già l’anno scorso. Abbiamo detto che vorremmo vedere spazio e tempo per percorsi di riduzione nazionali, per Paesi con alti, medi o bassi livelli di debito”. Kaag ha anche escluso che si possa avere una nuova estensione della clausola di salvaguardia che ha sospeso il Patto all’inizio della pandemia: “Non è fattibile e non è desiderabile”. Le riduzioni del debito dei Paesi più indebitati “devono essere misurabili. Le metriche devono essere chiare, ci deve essere trasparenza e deve esserci una supervisione nel caso in cui i Paesi si discostino e si discostino o trasgrediscano senza una ragione”. E “sanzioni progressive, nella prospettiva dell’Olanda. Perché serve il bastone e serve anche la carota”.
Sulla fine della clausola che ha sospeso l’applicazione del patto concorda anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni: “Non mi aspetto altri cigni neri“, anche perché “ne abbiamo già avuti abbastanza”, pertanto la clausola “verrà ragionevolmente disattivata a fine anno”.