Viaggi

Marocco, avventure dell’Ovest

Testo e Foto di E.Bittante - Alpitour World

Il Marocco è un’ispirazione, musa di artisti e poeti, persino lo stilista parigino Yves Saint-Laurent trovò l’amore e il suo angolo di paradiso tutto dipinto di blu, quello dei giardini Majorelle di Marrakech. Un Paese affascinante, che guarda l’Oceano Atlantico e delinea le coste sud occidentali del Mediterraneo, propaggine dell’Africa subsahariana che sfiora l’Europa, la Spagna moresca oltre lo Stretto di Gibilterra. Un viaggio alla scoperta di una storia millenaria, incontro di popoli sin dall’antichità, dai Fenici ai Romani, dai Francesi agli Spagnoli che influenzarono la vita beduina delle tribù berbere, culture dell’enclave e della sopravvivenza nel vuoto del deserto. Il grande Sahara, dove spuntano oasi e palmeti come isole nel mare di sabbia, eppure questi approdi ombrosi e lussureggianti non sono gli unici eden del Marocco: le Montagne del Rif e i Monti dell’Atlante modellano l’entroterra da nord a sud del Paese regalando paesaggi insoliti e sorprendenti per le latitudini magrebine, soprattutto in primavera quando le valli si colorano del rosa dei mandorli in fiore.

I fitti boschi di sempreverdi appaiono come miraggi, trame arboree di Pini d’Aleppo e di bellissimi Cedri dell’Atlante che superano anche i 40 metri di altezza, spettacolari lungo i versanti del grande massiccio del Jebel Toubkal, la vetta più alta del Paese che raggiunge i 4.167 metri di altezza, spesso imbiancata da una coltre di neve che delinea le asperità di una montagna tanto bella quanto austera, solcata da gole profonde e valli scoscese, come i burroni dello Taghzout e di Aqqa N’Tazart, sublimi per alpinisti e nostalgici della “Sturm und Drang”. L’entroterra montuoso è anche il regno accogliente per una moltitudine di specie, a cominciare da un’infinità di cinghiali, numerosi mufloni africani, e qualche raro esemplare di leopardo berbero e di cervo berbero, quest’ultima specie presente sulle alture sin dal Paleolitico. E ancora simpatiche bertucce, che si dondolano tra i rami di noci, querce e ginepri delle quote basse ma anche tra le aghifoglie dei 2.000 metri: non temono il freddo grazie alla loro folta pelliccia.

In estate, il canto degli uccelli riempie l’aria con assoli di picchi, codirossi algerini, silvie, massaiole, tordi e fringillidi, musica che accompagna il volo circolare delle aquile sopra le alture. Ed è proprio sotto l’egida vedetta rapace che inizia l’avventura tra le montagne sino a raggiungere le dune del deserto, con tappa in qualche città che racconta la storia di questo magnifico Paese. Una settimana alla scoperta del Marocco più autentico e tanti chilometri da macinare a bordo di una 4×4 o in sella ad una motocicletta, un bicilindrico BMW. Itinerari su misura ispirati alle rotte delle antiche carovane del Marocco in compagnia di guide esperte accuratamente selezionate da MADE by Turisanda: Adventure è un’occasione per vivere un viaggio itinerante dove la natura si racconta, così le tradizioni, rituali millenari tra le montagne e il deserto, lì dove il sole tramonta tuffandosi tra le dune del Sahara.

Tutti a bordo, si parte

Un viaggio come un’avventura di un tempo, che segue il declinare del giorno e le coordinate astronomiche del cielo. Niente paura, ad assistervi il gps, le ridotte di roboanti 4×4 e tutta l’esperienza di chi conosce alla lettera il territorio, dalle singole pietre agli anfratti, così gli usi e i costumi dei locali, perché la geografia si sà, va di pari passo con l’antropologia. Si parte da Marrakech in direzione Deserto di Agafay, prima tappa di 1.300 km da percorrere, attraversando paesaggi straordinari dove l’abitare dell’uomo si mimetizza alla perfezione, una dote affinata nei millenni dalle comunità berbere.

L’itinerario si inerpica lungo la strada panoramica che sale al Tizi n’Tichka, uno dei passi più belli dell’Alto Atlante, a 2.260 metri di altezza. Il tracciato raggiunge la cittadina di Ouarzazate, location cinematografica di numerosi film Oscar, basti citare Il Gladiatore di Ridley Scott. Sono tante le pellicole che immortalano la bellezza di questi luoghi suggestivi, dal memorabile Lawrence d’Arabia, colossal del 1962 diretto da David Lean ed interpretato magistralmente da Peter O’Toole, alla recente serie di Game of Thrones che sceglie la Kasbah di Ait Ben Haddou come palcoscenico, un’incantevole città fortificata che sembra fondersi nella scena naturale, una delle perle della Valle del Draa, così Zagora, città berbera e antico approdo per le carovane che portavano merci e animali a Timbuctu.

Si ingrana la prima e si riparte verso le dune dell’Erg Chegaga dove serviranno le ridotte per surfare sul mare di sabbia, un andirivieni di sali e scendi con picchi che raggiungono 150 metri di altezza. Quando si parla di motori in Marocco, è impossibile non associarli alla Parigi Dakar: Adventure include un percorso della famosa competizione attraverso il Parco del Lago salato di Iriki, un tracciato su un lago salato incorniciato dalle dune e dalle alte cime dell’Atlas. Velocità ed adrenalina da stemperare sotto le stelle, ritrovando la pace e il relax nei silenzi del deserto, dove l’essenziale sposa il comfort di un resort tendato davvero esclusivo. Un’occasione per assaggiare un’altra dimensione, a stretto contatto con la natura e il territorio che vi circonda, uno spunto per un altro viaggio, magari quel trekking che avete sempre desiderato fare, a stretto contatto con la vita dei nomadi. Ritmi lenti e bagaglio leggero sono il binomio di Trails, itinerario che Made ha pensato per voi, ideale per percorrere le vie del deserto e dello spirito, in un’intima connessione con la natura, molto più di un semplice viaggio.

Marrakech, una meta imperdibile

Torniamo sulle 4 ruote, ultima tappa del tour Adventure è Marrakech, una destinazione inclusa anche nelle proposte History by Made, ideale per chi desidera approfondire la cultura del Paese e scoprire le eredità del passato. Marrakech è nota come la “città rossa” per l’uso omogeneo della pietra arenaria nelle costruzioni, simili ad un alveare nella Medina, la “città vecchia” brulicante di vita. Questo è il luogo ideale in cui perdere la bussola, giusto il tempo per vivere a pieno il suo narcotico caos. Il cuore pulsante è Jemaa el Fna, conosciuta anche come la “Place”, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Alcuni la definiscono una “piazza palcoscenico” in cui si inscenano spettacoli di artisti di strada, incantatori di serpenti e ammaestratori di iguane. E ancora erboristi e chiromanti, abili tatuatori di henné e scrivani con bertuccia. Bancarelle e chioschetti, un ginepraio odoroso di carni, spezie e tinture, migliaia di persone che intrecciano abilità e storie, la stessa trama del suq, l’animato mercato simile ad un labirinto dove il contrattare è un’arte nella quale vale la pena cimentarsi.

Il silenzio è cosa rara a Marrakech, magicamente incapsulato nei lussureggianti giardini, come il bellissimo Majorelle, ammantato da tante specie arboree disposte secondo le regole dell’arte botanica descritte nel Corano. Tra il verde spunta la villa liberty dalle pareti blu Majorelle, quella che fu il buen retiro di Pierre Bergé e dello stilista Yves Saint-Laurent, oggi museo della maison. Pace e tranquillità anche nei piccoli e intimi riad, le tipiche abitazioni con cortile interno, ma anche nei grandi siti storici come il Palazzo di El Badi, le rovine della grande e sontuosa residenza costruita dal sultano Ahmed El Mansour nel 1578. Un’eredità architettonica che troneggia superstite ma che descrive ancora gli antichi fasti della dinastia saadita. La quiete regna anche nella splendida Masadra Ben Youssef. Con il termine “masadra” si intende una scuola musulmana dedicata all’insegnamento religioso, e questa, nonostante non svolga più l’originaria funzione, è la più grande del Marocco e di tutto il Maghreb. Una meta imperdibile che custodisce tutta l’atmosfera di un tempo e la straordinaria bellezza architettonica ornata da una miriade di decorazioni, arabeschi e fregi che scaturiscono da un centro e ad un centro tendono, astrazione ipnotica di incisioni nel marmo, nel gesso e dipinta sulle “zelliges”, le piastrelle tipiche che circondano l’intero perimetro del cortile. Arte che non rappresenta ma intreccia fantasie, come un viaggio che rivela l’inaspettato lasciando spazio all’immaginazione.

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