L'ANALISI - Dopo la vittoria del centrodestra sia nel Lazio che in Lombardia si cerca di studiare flussi e tendenze. Ma ogni considerazione si scontra con la bassissima partecipazione. L'unica certezza è il senso di lontananza che vivono i cittadini da chi si candida per le istituzioni: "Per esempio dai sondaggi emerge che il 55-60% degli italiani è contrario all’invio di armi all’Ucraina, ma il 90% dei partiti è invece favorevole", ha osservato Weber all'agenzia Ansa
Un picco di astensione che mai si era visto così alto. E che ora preoccupa i partiti, al di là di ogni vittoria e sconfitta. Il giorno dopo le elezioni Regionali in Lazio e Lombardia si cerca di fare un’analisi dei risultati, ma ogni commento sulle singole prestazioni si scontra contro il numero bassissimo di persone che sono andate alle urne. A preoccupare le dirigenze dei partiti è soprattutto quella che è ormai una “tendenza”: cambiano le spinte e le motivazioni, ma ad ogni tornata elettorale scende il numero di persone che si sente coinvolta. Con queste elezioni però, si è raggiunto il punto più basso di interesse. Secondo i sondaggi, il primo fattore a pesare è stato “l’esito prevedibile” della competizione: né nel Lazio né in Lombardia gli elettori hanno mai sentito che ci fosse la possibilità di ribaltare le previsioni e, anche per questo, hanno scelto di restare a casa.
Secondo Roberto Weber, sondaggista presidente dell’Istituto Ixé, il centrodestra deve essere “cauto ed evitare il termine ‘trionfo”, perché l’astensionismo è così alto da poter mettere in crisi la democrazia. E invita le opposizioni ad avere “fantasia” nel costruire una alternativa. “Il voto di domenica e di lunedì”, ha spiegato all’agenzia Ansa, “si innesta su una crisi della politica, sulla dissociazione tra rappresentati e rappresentanti. Per esempio dai sondaggi emerge che il 55-60% degli italiani è contrario all’invio di armi all’Ucraina, ma il 90% dei partiti è invece favorevole. Dico questo non per dare un giudizio su queste scelte, ma va registrata la cesura tra rappresentati e rappresentanti che vale per molti altri argomenti”. Per questo, ha argomentato Weber, il centrodestra sbaglierebbe se si limitasse a festeggiare la vittoria. “Spero che i commenti siano cauti e che evitino il termine ‘trionfo’ usato da Letta nel 2021 alle elezioni comunali di Roma ed altre città importanti vinte. Questo astensionismo è drammatico, è la rotella che si inceppa e può portare ad una rottura della democrazia“. L’astensionismo colpisce più le opposizioni? “Solo relativamente. In Lombardia il centrodestra vinceva con il 55%, oggi stiamo lì. Il Lazio è una regione di “confine”, dove il centrodestra aveva già vinto con Storace e Polverini”. Per Weber le opposizioni, presentandosi divise e avendo meno chance di vittoria, non hanno incentivato i propri elettori a recarsi alle urne: “E’ accaduto il remake delle elezioni nazionali dello scorso settembre”. E, infine, per quanto riguarda la prestazione di M5s e Terzo Polo, Weber ha osservato: “Il Terzo Polo ha pasticciato in Lombardia, ma è un partito di opinione e nelle elezioni nazionali può avere il suo spazio. M5s non ha radicamento sul territorio e, se va avanti così, non lo avrà mai e questo è un problema in una Paese come l’Italia fatto di tanti Paesi”.
In generale, si nota un senso di impotenza che vive l’elettorato. Per Lorenzo Pregliasco di Youtrend, il problema dell’astensione nasce dal fatto che “le persone ormai pensano che il proprio voto non cambi le cose”. Poi c’è un elemento specifico delle Regionali, che, ha aggiunto sempre parlando con l’agenzia Ansa, “sono a metà tra le comunali e le nazionali”: non sono un Ente vicino come i Comuni ma neanche politicamente rilevanti come quelle per il Parlamento. “Questo risultato vendica quello delle Regionali in Emilia Romagna del 2014”, ha aggiunto Salvatore Vassallo dell’Istituto Cattaneo, “quando votò il 37% (come oggi nel Lazio ndr) e si mise in discussione la legittimità del vincitore” cioè Stefano Bonaccini. Viceversa, la tornata successiva sempre in Emilia, si caricò di rilevanza nazionale per lo scontro Bonaccini-Salvini, “e allora votarono il 70% dei cittadini”, ha osservato Pregliasco.
Ma tutti rimarcano che un “disincentivo” al voto è stato “l’esito scontato” a causa della compattezza del centrodestra, a cui hanno risposto le opposizioni divise. In tutto l’elettorato c’era “la consapevolezza che in assenza di una coalizione larga per il centrosinsitra non c’è storia”, ha detto Vassallo. “In una elezione a turno unico come le regionali, senza campo largo il centrosinistra non è competitivo”, ha osservato ancora Giovanni Diamanti di Youtrend. Ma, è stata la conclusione di Weber, Vassallo e Pregliasco, l’astensionismo ha colpito più le opposizioni, specie M5s e Terzo Polo, in particolare nel Lazio dove l’impressione è stata “la smobilitazione”.