Potrebbe essere pure Karima El Mahroug all’ultima della sentenza del processo Ruby ter. Ma anche Barbara Guerra, che potrebbe rendere dichiarazioni spontanee: sarà una ritrattazione? Per saperlo bisognerà attendere l’inizio dell’udienza all’aula bunker davanti al carcere milanese di San Vittore. I giudici si ritireranno in camera di consiglio e poi leggera della sentenza sul procedimento che – oltre a Karima e Guerra- vede imputati Silvio Berlusconi e di altri 27 imputati. Il processo arriva a sentenza a sei anni dall’inizio e a dieci da quando sono state rese le presunte false testimonianze. Secondo l’accusa, in pratica, alcune partecipanti alle serate di Arcore avrebbero mentito durante i processi Ruby 1 e Ruby 2, derubricando il “bunga bunga” a semplici “cene eleganti“. Bugie pronunciate, secondo le accuse, perchè erano state comprate da Berlusconi, imputato per corruzione in atti giudiziari.

Il passo indietro del governo – Contestazioni tutte da dimostrare quelle della procura di Milano, sulle quali pesano diversi ostacoli. L’ultimo sarà formalizzato all’inizio dell’ultima udienza, davanti al collegio della settima sezione penale, presieduta da Marco Tremolada e composta anche Mauro Gallina e Silvana Pucci, sarà formalizzata la revoca della costituzione di parte civile da parte di Gabriella Vanadia, legale dell’avvocatura dello Stato, annunciata ieri con una nota della Presidenza del Consiglio. La parte civile aveva chiesto un risarcimento da 10 milioni di euro a carico di quasi tutti gli imputati, Berlusconi compreso, facendo riferimento anche al “discredito planetario” scaturito dal caso Ruby: istanza ora annullata per volontà del governo di Giorgia Meloni.

Le dichiarazioni spontanee di Guerra – Sempre prima che i giudici entrino in camera di consiglio per il verdetto, potrebbe rendere dichiarazioni spontanee, come ha annunciato il suo difensore Nicola Giannantoni, l’ex showgirl Barbara Guerra, che figura tra le imputate. Secondo l’agenzia Ansa le dichiarazioni scritte sono già pronte: probabilmente Guerra le leggerà in aula. Di che tipo di dichiarazioni si tratterà? Durante le pause di alcune udienze del processo Guerra aveva spiegato di essere pronta a “parlare in aula, visto che chi è imputato non si prende la responsabilità di venire e metterci la faccia”. Nell’ottobre del 2021 la ragazza aveva detto che la sua vita era stata “bloccata e danneggiata, la mia dignità messa sotto terra e sono qui per far luce e riprendere la mia vita prima di questo schifo”. Quindi aveva annunciato l’intenzione di voler valutare “se ci sono cose in più da dire”. Aggiungendo che a una cena “nella villa in Sardegna (Villa Certosa, ndr) sono scappata per aver visto delle scene un po’ oltre. Era una delle volte che frequentavo quella casa che per me era diventata un po’ al limite della decenza”. Nella stessa occasione Alessandra Sorcinelli, pure lei imputata, aveva detto: “Cene eleganti? Mi viene da ridere“. Due settimane dopo, le due ragazze avevano spiegato di essere state contattate nelle ore successive a quelle dichiarazioni: “Il giorno dopo la mia presenza in Tribunale ho ricevuto una telefonata da Berlusconi che mi invitava ad Arcore, io ho negato l’invito dicendo che, se voleva, di contattare i miei legali. I toni non erano molto amichevoli”, aveva raccontato Guerra. Versione quasi identica a quella di Sorcinelli.

Le richieste dei pm – Per Berlusconi l’aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio hanno chiesto una condanna a 6 anni di reclusione e una confisca da 10 milioni di euro, ossia i soldi che, secondo le indagini, avrebbe versato, anche come regalie varie alle ragazze, per pagare la versione delle “cene eleganti“. E di cui 5 milioni, per l’accusa, solo a Karima, per la quale i pm hanno chiesto una condanna a 5 anni. Per la Procura ci fu un patto “corruttivo”, riscontrato da “prove”, come i messaggi tra le ragazze e le “telefonate” con l’ex premier, che prevedeva da parte del leader Forza Italia il “mantenimento”, assicurando loro un reddito “con un mensile da 2.500 euro”, ma anche “una casa” oltre ad altre utilità, come macchine e contratti tv, a seconda del pressing e delle lamentele. Il tutto in cambio del silenzio sul “bunga-bunga“, il contesto hard di Villa San Martino, nei processi Ruby (dove Berlusconi fu assolto) e Ruby bis, dove vennero condannati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. I fatti contestati nel terzo processo, tra false testimonianze e corruzione, vanno dalla fine del 2011 al 2015. I pm milanesi hanno chiesto 28 condanne (l’assoluzione solo per Luca Pedrini, ex collaboratore di Minetti) a pene per un totale di oltre 100 anni. La più alta, 6 anni e 6 mesi, per Luca Risso, ex compagno di Karima accusato di riciclaggio. E 4 anni per Luca Giuliante, ex legale della marocchina. Per le venti ragazze le istanze di condanna arrivano fino a 5 anni. Infine, ci sono imputati accusati solo di false testimonianze, come l’ex senatrice ed ex fedelissima del Cavaliere, Maria Rosaria Rossi (chiesti 1 anno e 4 mesi), e il giornalista Carlo Rossella (chiesti 2 anni).

L’ordinanza del giudice e la difesa dei legali di B – I legali dell’ex premier, gli avvocati Franco Coppi e Federico Cecconi, hanno chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”: nessun “germoglio” di un presunto accordo corruttivo con le ragazze, a cui il leader di Forza Italia diede soldi “come ristoro” per i danni dello scandalo mediatico e che in alcuni casi (citata Barbara Guerra) hanno pure tentato di ricattarlo. Sul verdetto potrebbe pesare un’ordinanza già emessa dai giudici nel novembre 2021: hanno dichiarato “inutilizzabili” i verbali di almeno 18 giovani resi nei processi Ruby, perché, secondo il Tribunale, andavano già indagate dal marzo 2012 e sentite in aula con la garanzia dei testi assistiti da avvocati. Provvedimento che non vale, però, per parte delle dichiarazioni di Guerra e per quelle di Iris Berardi, perché all’epoca era stato già aperto e archiviato un fascicolo a loro carico. Crollando gran parte delle false testimonianze, comunque, almeno nell’ottica difensiva dovrebbe cadere pure la connessa accusa di corruzione dei testimoni. Per la difesa dell’ex premier contano, poi, le due assoluzioni già arrivate nei filoni processuali a Siena e Roma. Il procedimento, infatti, venne “spacchettato” dal giudice per le indagini preliminari in sette tribunali diversi.

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