La seconda carica dello Stato si rivolge al critico televisivo del giornale di via Solferino e "blinda" il sottosegretario Mazzi, parlamentare di Fdi ed ex organizzatore del festival che aveva annunciato cambiamenti ai vertici della tv pubblica dopo il caso Fedez. "I capi e capetti della Rai hanno voluto esagerare per precostituirsi la possibilità di protestare in anticipo contro la 'censura che torna'". La risposta della firma del quotidiano: "Il mio sogno è che i partiti stiano fuori dalla Rai, tutti"
“Sanremo 2023” continua a occupare la scena mediatica, con effetti sul mondo della politica. Lo spettro delle nomine Rai con le polemiche che arrivano fino al presidente del Senato Ignazio La Russa che ha deciso di inviare una lettera ad Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera. Il professore esperto dei media nella sua rubrica quotidiana aveva stroncato la gestione del “caso Zelensky“, criticando la decisione di leggere il testo del presidente ucraino alle 2.15 dopo l’esibizione di tutti i cantanti in gara. Grasso si era poi soffermato su un altro punto: “Davvero si è deciso di accelerare il cambio della dirigenza di Viale Mazzini per la performance del marito della Ferragni? Perché ha strappato la fotografia di un viceministro che si era travestito da nazista? E le grandi richieste di cambiamento non vengono forse dal sottosegretario Gianmarco Mazzi, uno che ha già diretto il Festival di Sanremo, che ha organizzato trasmissioni tv e concerti all’Arena di Verona (persino con il “comunista” Gianni Morandi) senza che nessuno gli abbia chiesto conto della sua appartenenza politica?”.
“Manca poco che contestino alla regia il numero di volte che ha inquadrato la famiglia di Amadeus seduta in prima fila (onestamente, un po’ troppe). Se questo è il modo di governare Sanremo, diventerà il festival dei partiti, dove a ogni apparizione corrisponderà un’interpellanza parlamentare. Oppure una festa di partito, così nessuno più si lamenterà“, aveva aggiunto il critico. Gianmarco Mazzi è stato eletto lo scorso 25 settembre tra le fila di Fratelli d’Italia, il manager musicale si è spesso occupato del Festival di Sanremo come direttore artistico (edizioni Bonolis, Clerici e Morandi), fino allo scorso anno nei Festival di Amadeus aveva mantenuto un ruolo secondario ma comunque di consulenza. In campo, come dicevamo, in sua difesa La Russa: “Caro direttore, caro Aldo Grasso, nel “Fil di rete” del Corriere della Sera, leggo che viene criticato il modo in cui Amadeus ha trattato a Sanremo il presidente ucraino Zelensky. Concordo pienamente. Subito dopo invece, pur di difendere l’indifendibile (e cioè la esagerata politicizzazione a senso unico del Festival gestito dalla Rai), si cita il fatto che l’attuale sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, benché di destra (e sottolineo il “benché”) abbia potuto in passato lavorare alla organizzazione di Sanremo e, udite udite, anche di altri eventi come trasmissioni tv e l’Arena di Verona”.
“Consentitemi di sottolineare come, in realtà, questa circostanza è la prova che sia possibile (come ha fatto Mazzi in passato) organizzare Sanremo senza trasformarlo in un’occasione per dare sfogo alla propria appartenenza politico-culturale. Ricordo che proprio con Mazzi come direttore artistico, fu Roberto Vecchioni a vincere a Sanremo con una canzone di dileggio non proprio nascosto al capo dell’allora centrodestra“, ha aggiunto La Russa. “Ma forse i capi e capetti della Rai in questo ultimo Festival di Sanremo (che non ho visto ma solo seguito sui media) hanno voluto esagerare per precostituirsi la possibilità di protestare in anticipo, alzando alti lai, contro “la censura che ritorna” (sic!) qualora qualcuno li volesse scalzare dalla poltrona”, ha concluso il presidente del Senato. Nel suo intervento accenna “alla esagerata politicizzazione a senso unico del Festival”, la cronaca impone di ricordare che per la prima volta nella storia alla kermesse ha preso parte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
A stretto giro Grasso ha replicato, sempre dalle pagine del Corriere: “Gentile on. Presidente del Senato, noto con piacere che Sanremo interessa le più alte cariche dello Stato. Le sembra elegante che un ex organizzatore del Festival, ora sottosegretario, muova critiche a una manifestazione che ha fatto il pieno di ascolti? A me no. Non ho mai usato la congiunzione “benché” e la vittoria al Festival è stabilita dalle giurie non da chi la dirige. Lei sa bene che il mio sogno è che i partiti restino fuori dalla Rai. Tutti, nessuno escluso. Grazie dell’attenzione”.