I ministri dei Trasporti e dell'Ambiente criticano aspramente la decisione dell'Europarlamento, eppure nel trilogo di ottobre e nella riunione Coreper I di novembre i rappresentanti italiani non si erano opposti alla ratifica della misura approvata oggi a Bruxelles. Il Pd: "Strumentalizzata politicamente una discussione fondamentale per il futuro dell’industria italiana ed europea"
A Bruxelles hanno votato contro, con tanto di dichiarazioni sconcertate degli eurodeputati, secondo cui è “folle” la decisione di vietare dal 2035 le immatricolazioni di auto a benzina o diesel. Ora a esprimere tutta la propria indignazione è direttamente il Governo Meloni, per voce di due ministri della Repubblica: Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin. Lo stesso governo che però a novembre scorso, tramite i propri rappresentanti diplomatici e come sottolineato dal Partito democratico, aveva dato il via libera alla misura in questione durante la riunione del Coreper I, che mette allo stesso tavolo i Rappresentanti dei 27 (l’ok era arrivato all’unanimità). Non solo. L’accordo di novembre arrivava dopo l’intesa storica trovata nel trilogo Consiglio, Parlamento e Commissione europea di ottobre, a pochi giorni dall’insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Oggi, però, le destre gridano allo scandalo. “Decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?” ha scritto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, in un post su Instagram nel quale riporta una foto-composizione con la scritta “Auto a benzina e diesel: stop alla vendita dal 2035” e le immagini dei leader di Pd, M5s e Terzo Polo.
Simile la posizione del suo collega Gilberto Pichetto Fratin: “Il governo ha manifestato a più riprese le proprie perplessità sui tempi e i modi che ha stabilito l’Europa per il superamento dei motori a benzina e diesel – ha detto il titolare dell’Ambiente – L’automotive italiana esprime da sempre talento ed eccellenza, rappresenta il 20% del Pil ed è un comparto strategico che dà lavoro a 250mila persone”. Nella sua nota, Pichetto Fratin ha poi spiegato cosa intende fare nel futuro prossimo: “Ora dobbiamo procedere su due direttrici: da un lato promuovere una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli – ha detto – dall’altro spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale impostazione del sistema produttivo dell’automotive“. E ancora: “Gli obiettivi ambientali – ha aggiunto – non sono in discussione: benzina e diesel sono inquinanti per le nostre città e incidono negativamente sull’effetto serra. Crediamo, però, che questa ‘exit strategy‘ debba condurre a medio termine a un comparto riconvertito più forte, con salde prospettive di sviluppo che tutelino professionalità e posti di lavoro“.
Regalo ai cinesi e danno all’industria italiana, quindi, in un refrain che riprende quanto detto dagli eurodeputati subito dopo l’approvazione della misura. Tra le dichiarazioni, però, da segnalare anche quella di Brando Benifei, capodelegazione degli Eurodeputati Pd, che ha ricordato il precedente contraddittorio del Coreper di novembre 2022. “Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega votano contro il nuovo regolamento, mentre i rappresentanti del governo italiano al Coreper hanno dato il via libera al testo dell’accordo – ha scritto il dem – Qualcosa non torna. Ci troviamo di fronte al tentativo di strumentalizzare politicamente una discussione fondamentale per il futuro dell’industria italiana ed europea, serve un’ammissione di responsabilità da parte di chi governa il Paese, invece che nascondersi dietro a una posizione evidentemente incoerente e manchevole di una visione di politica industriale rivolta al futuro“.