Gli studentati chiusi totalmente o parzialmente sono 6 su 10 e così saltano 400 alloggi. L'allarme del sindacato Cravos per chi non è rientrato negli spazi disponibili e dovrebbe pagare un affitto con un contributo di soli 250 euro al mese
A Siena partono i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza delle residenze per gli universitari. Ma così il numero di posti-letto a disposizione si riduce di 500, cifra significativa visto che per l’anno accademico 2022-2023 hanno chiesto borsa di studio e alloggio oltre 4mila studenti (4283 per l’esattezza). “Nel momento in cui si fanno questi lavori, che giustamente devono essere fatti, gli studenti dove li metti?” si chiede Alessia Musco, borsista e rappresentante del sindacato Cravos nel consiglio territoriale studentesco per il controllo della qualità dei servizio del Dsu, ente che si occupa delle borse di studio e dei contributi per gli studenti in tutta la Regione. Gli studentati chiusi totalmente o parzialmente sono sei su dieci: Fontebranda che ha 63 posti è chiusa del tutto, XXIV Maggio in cui sono rimasti 25 posti su 155, San Marco, Tognazza e Piccolomini che hanno capienze molto ridotte, mentre nella casa dello studente De Nicola sono rimasti 50 posti su 382. A fronte dei 500 posti-letto “persi” (temporaneamente) ne sono stati recuperati solo 150 in B&B e hotel. E, aggiunge Musco, “gli studenti che si trovano in lista di attesa per essere messi in residenza ricevono un contributo affitto di 250 euro al mese”.
La preoccupazione del Cravos si concentra in particolare sulla parte di iscritti che non è rientrata nei pochi posti disponibili a causa dei lavori e che dovrebbe pagare un affitto solo grazie ai contributi. Il mercato degli affitti però a Siena non è molto economico: una stanza singola può costare tra i 300 e i 450 euro (spese escluse) e secondo il report Analizzare Toscana realizzato dalla Regione il canone medio di locazione mensile arriva a 7 euro al metro quadro, mentre per il portale Immobiliare.it è possibile arrivare tra gli 8,75 euro e i 12,25 euro al metro quadro con un aumento degli affitti nel 2022 del 14,6 % che supera il tasso annuale di inflazione (11,6 %). Un altro problema sollevato dagli studenti riguarda le tempistiche e i finanziamenti dei lavori: “Questi lavori stanno ritardando per la mancanza di fondi dalla Regione – sottolinea Musco – I soldi non sono stati messi né per le borse di studio né per il piano degli investimenti per le ristrutturazioni. Di conseguenza il Dsu ha messo di tasca propria circa 1 milione e 275mila euro, però per effettuare i lavori servirebbero 2 milioni e quindi il sostegno della Regione”. Il presidente Eugenio Giani e l’assessora all’Istruzione Alessandra Nardini, spiegano dal Cravos, avevano assicurato che i fondi della Regione sarebbero stati sostituiti dal Fondo Sociale Europeo: “Ma questo non è avvenuto”.
Sullo sfondo si aggiunge la questione dei lavoratori in appalto che tra le residenze chiuse e le mense dove pure sono iniziati i lavori, rischiano il posto. Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto un incontro con il Dsu per avere chiarimenti: “I tempi di ristrutturazione – spiega Daniela Spignati della Cgil a Radio Siena Tv – sono lunghi, circa due anni, due anni e mezzo e i lavoratori e le lavoratrici che sono in appalto, quindi portierato, pulizie, mensa con determinato sono già stati mandati a casa, il contratto non è stato rinnovato. A chi ha un contratto indeterminato è stato diminuito l’orario contrattuale”. Ad allertare la comunità studentesca è il timore delle “privatizzazioni”, come già avvenuto in altre regioni, con la costruzione di “student hotel” e residenze private con prezzi elevati: come il caso di Camplus (presente a Milano e Bologna) a cui andrà il 43 per cento dei 150 milioni di euro del Pnrr destinati alle ristrutturazioni delle residenze. “Il problema è regionale e nazionale – aggiunge Musco – Il Dsu non può prendere per le ristrutturazioni i soldi nemmeno dal Pnrr perché con il decreto housing, decreto 144 del 2022, vengono dati 660 milioni di soldi pubblici a dei privati. Il Dsu insieme all’università ha l’obbligo di fare una partnership con dei privati, con delle imprese e le ristrutturazioni che faranno questi privati sono pagati con soldi pubblici. Per la Regione Toscana che ha un modello di residenze pubbliche questo è devastante“.