La chiusura temporanea si protrae di anno in anno. Così il pregevolissimo patrimonio librario a stampa e manoscritto resta inutilizzabile. Come se non esistesse. Non si conservasse nulla. Né i corali miniati del XVI-XVII secolo e i testi manoscritti, gli autografi e i carteggi privati insieme ad un gruppo di documenti pergamenacei, che vanno dal Rinascimento all’Illuminismo
“A tutti: italiani, governanti e governati, cittadini e rifugiati, credenti e non credenti, attivisti e indifferenti, in qualunque stato e genere, comunque la pensiate, per tutti la Civica è un affare vostro. Agli Accademici, agli associati, ai ricercatori, ai precari della ricerca, la CIVICA è affare vostro”. L’appello a fare una donazione “per il futuro della Biblioteca civica di Cosenza”, è stato pubblicato sul sito dell’Associazione Civicamica, lo scorso 23 gennaio. E da allora il riscontro c’è stato. Dimostrando che la chiusura della biblioteca è un disastro. Che si protrae da marzo 2020. Ininterrottamente. Per problemi finanziari, prima e dopo la pandemia.
Nella home del portale dedicato, a lungo, si è informata l’utenza che “la Biblioteca Civica resterà temporaneamente chiusa al pubblico fino a nuovo avviso per accurato intervento di recupero e conservazione dei beni”. A questo avviso, più recentemente, ne è stato sostituito un altro con il quale si rende noto che “il Palazzo dell’Accademia Cosentina e della Biblioteca Civica rimarrà chiuso per gli esami strutturali dei Tecnici funzionali al restauro dell’Immobile suddetto”. Di tempistiche nessun accenno.
Così il ricco e pregevolissimo patrimonio librario a stampa e manoscritto resta inutilizzabile. Come se non esistesse. Non si conservasse nulla. Né i corali miniati del XVI-XVII secolo e i testi manoscritti, gli autografi e i carteggi privati insieme ad un gruppo di documenti pergamenacei, che vanno dal Rinascimento all’Illuminismo. Né il cospicuo fondo di opere antiche e rare a stampa, provenienti in massima parte da diversi ordini religiosi della città e dei dintorni, che sono stati soppressi. “Da non credersi. L’edizione napoletana del 1586 del De Rerum Natura di Bernardino Telesio. L’edizione dell’Expositio di Gioacchino da Fiore del 1527. L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto nell’edizione del 1532. E poi moltissimo altro”. Delia Dattilo, Vice Presidente dell’Associazione Civicamica, a ilfattoquotidiano.it elenca alcune delle opere conservate in “una delle Biblioteche italiane più importanti. Nonostante manchi ancora di un catalogo online”.
La Biblioteca che si estende in parte nel Palazzetto della Cultura, realizzato negli anni trenta del Novecento e in parte nella cinquecentesca Chiesa di Santa Chiara, ha una storia antica, ma anche difficile. Fin dagli inizi. Trae origine dalla Biblioteca Scientifico Letteraria Cosentina, istituita nel 1871 dall’Accademia Cosentina, con il concorso finanziario del Comune e della Provincia di Cosenza. Concorso finanziario che viene quasi subito meno costringendo ad una prima chiusura. Almeno fino al 1897. Da allora, ha progressivamente accresciuta la sua importanza, così da divenire un monumento del Comune. Anche se le difficoltà non sono mancate. Nel tempo.
A maggio 2019 la richiesta al ministro Bonisoli, da parte dell’Associazione Civicamica, di inserire la Biblioteca Civica tra le istituzioni di valore nazionale con il conseguente adeguato finanziamento per le finalità istitutive. Prima, a giugno 2014, una raccolta di firme promossa dal comitato pro Biblioteca Civica di Cosenza. Il motivo? L’annosa situazione emergenziale. Riguardante sia la struttura che il servizio, oltre che il personale. Già perché il problema dei sei dipendenti si trascinava almeno dal 2012. Tra mancati accantonamenti delle dovute somme nel fondo di previdenza complementare e mancanti versamenti dei contributi obbligatori previdenziali. Fino all’interruzione delle retribuzioni mensili, fatta eccezione per esigue somme occasionalmente. Prima, episodicamente, nel 2016 e poi consecutivamente da dicembre 2018.
Insomma le criticità della Biblioteca civica di Cosenza non sono recenti. A causa di finanziamenti evidentemente inadeguati. Dopo i 130mila euro nel 2017 e i 104mila nel 2018 e nel 2019, più nulla. Fino ai 40mila, nel 2022. E la promessa di 60mila per il 2023. Somme alle quali vanno aggiunti gli 80mila euro stanziati recentemente dalla Provincia. Ma a pesare sull’istituzione continua ad esserci la situazione debitoria, di circa 1,2 milioni di euro. Dei quali, oltre agli stipendi di tre dei dipendenti che avanzano circa 16 mensilità, 180mila euro con la Provincia per affitti non corrisposti e, soprattutto, 800mila con l’Agenzia del Demanio, a causa dell’affitto del complesso dell’ex Chiesa di Santa Chiara non corrisposto per anni. Fino a luglio 2020 quando il Mibact, attraverso un protocollo, lo acquisisce. Interrompendo almeno la crescita del debito. Che la raccolta fondi promossa da Civicamica non potrà sanare, naturalmente. “Lo scopo che anima l’iniziativa dell’associazione è quello di dare ancora maggiore visibilità alla questione. Sperando in un coinvolgimento del Ministero della Cultura. Oltre che quello del Governo regionale e locale. Cosenza è anche la sua Biblioteca civica”. Gilda De Caro, presidente di Civicamica, è convinta di farcela. A riconsegnare la Biblioteca alla città.
Ma intanto a ottobre 2022 la Giunta Comunale ha approvato la delibera di presa d’atto del progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica dell’Adeguamento sismico, efficientamento energetico e rifunzionalizzazione della struttura. L’importo pari a 5.083.207,50 euro dai fondi CIPE, nell’ambito di un più ampio stanziamento per interventi di riqualificazione e rigenerazione dei quartieri del centro storico di Cosenza. Un segnale, forse.