Oltre a Berlusconi sono stati assolti altri 25 accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, tra cui Karima el Mahroug (alias Ruby). Per il leader di Forza Italia era stata chiesta la condanna a sei anni. Per Maria Rosaria Rossi, Simonetta Losi e Giorgio Puricelli è stata dichiarata la prescrizione. La procuratrice aggiunta Siciliano: "Rimaniamo convinti che i reati ci siano stati, leggeremo con molto interesse le motivazioni". Ruby: "Io una vittima"
“Il fatto non sussiste”. A poco più di due ore dall’inizio della camera di consiglio, i giudici della VII sezione penale del Tribunale di Milano hanno emesso la sentenza sul processo Ruby ter. Di fatto in parte già scritta da quando il 3 novembre dell’anno scorso avevano dichiarato nulli i verbali di 19 testimoni del processo Ruby e Ruby bis. Tutte poi imputate nel terzo filone del caso per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Ed è così che 26 imputati sono stati riconosciuti non responsabili dei reati contestati a vario titolo e per altri tre è scattata la prescrizione. Assolto quindi l’ex premier Silvio Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari e gli altri 25 accusati, tra cui Karima “Ruby” el Mahroug. Non colpevoli l’ex fidanzato Luca Risso (anche riciclaggio), l’ex avvocato Luca Giuliante (presunto intermediario tra Ruby e Berlusconi), il giornalista Carlo Rosella (falsa testimonianza). Per tre posizioni, quelle di Simonetta Losi (moglie del pianista Danilo Mariani, condannato per falsa testimonianza a Siena), Giorgio Puricelli (ex fisioterapista del Milan, ndr) e dell’ex parlamentare Maria Rosaria Rossi, i magistrati hanno dichiarato l’estinzione della falsa testimonianza per intervenuta prescrizione. Come per il solo reato di calunnia contestato per Roberta Bonasia, ex infermiera, assolta anche lei per il resto delle contestazioni. Il verdetto è arrivato al termine di un procedimento durato otto anni e caratterizzato da molte anomalie: il termine per depositare le motivazioni è stato fissato in novanta giorni.
La spiegazione della sentenza – Perché il processo sia finito così, in attesa delle motivazioni, viene spiegato chiaramente nella nota inviata dal presidente facente funzioni del Tribunale di Milano, Fabio Roia. Sarebbe l'”errore” della Procura di ascoltare le ex Olgettine come testimoni (e non come indagate di reato connesso) nei processi Ruby e Ruby bis a far venire meno sia la falsa testimonianza che la corruzione in atti giudiziari. “La falsa testimonianza può essere commessa solo da chi legittimamente riveste la qualità di testimone. Se viene assunto come testimone un soggetto che non poteva rivestire tale qualità perché sostanzialmente raggiunto da indizi per il reato per cui si procede o per altro ad esso connesso, la possibilità di punirlo per dichiarazioni false è esplicitamente esclusa“, sostengono i giudici. “Poiché le persone chiamate a rendere dichiarazioni nei processi Ruby 1 e Ruby 2 andavano correttamente qualificate come indagate di reato connesso e non testimoni, non solo non è configurabile il delitto di falsa testimonianza, ma neppure il reato di corruzione in atti giudiziari, mancando la qualità di pubblico ufficiale (nella specie testimone) in capo al corrotto”, scrivono. “Se il soggetto che si assume corrotto non può qualificarsi come pubblico ufficiale e dunque manca un elemento costitutivo del delitto corruttivo”, è la conclusione, “giuridicamente quest’ultimo non può sussistere nemmeno nei confronti dell’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi“. Era questo il “nodo” giuridico che ha deciso oggi il destino del processo. Nella nota si aggiunge che “la corruzione in atti giudiziari sussiste solo quando il soggetto corrotto sia un pubblico ufficiale. Per giurisprudenza costante, la persona che testimonia assume un pubblico ufficio e le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiarito che il giudice chiamato ad accertare la fattispecie correttiva deve verificare se il dichiarante che si assume essere stato corrotto sia stato o meno correttamente qualificato come testimone”. Ma nei due processi precedenti i giudici non lo avevano ritenuto.
La Procura: “Nessuna amarezza, le false testimonianze accertate con due sentenze” – La Procura di Milano, rappresentata dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e dal sostituto Luca Gaglio, accusava il leader di Forza Italia di aver pagato – da novembre 2011 fino al 2015 – circa dieci milioni di euro alle ospiti delle serate ad alto tasso erotico di Arcore per mentire in aula durante i processi Ruby e Ruby bis. A maggio l’accusa aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione e la confisca di 10.846.123 euro. “Se tutto si basa su una lettura dei fatti nella quale dei soggetti testimoni pubblici ufficiali hanno ricevuto dei pagamenti per testimoniare il falso ma questo ruolo poi non viene riconosciuto, non viene confermato, è una questione squisitamente giuridica. Non c’è amarezza, è il nostro sistema giudiziario, abbiamo lavorato con profonda convinzione e le prove ci hanno dato la convinzione, che rimane, che ci siano state le false testimonianze e la corruzione“, ha detto ai cronisti la procuratrice aggiunta Siciliano dopo le assoluzioni. “Fateci prima leggere le motivazioni, sarà molto interessante leggerle”, ha risposto a chi le chiedeva se la Procura ricorrerà in appello. E ancora: “Loro hanno mentito, è accertato con due sentenze passate in giudicato, questo è il presupposto, poi il tema è squisitamente giuridico: se hanno mentito nella veste di testi o di soggetti che avrebbero dovuto avere un’altra qualifica, che non sarebbero stati tenuti a dire la verità”. E ha concluso rivolta ai cronisti: “Prima fateci leggere la sentenza, poi decideremo cosa fare, sono assolutamente certa che i giudici hanno fatto il loro lavoro per bene, hanno studiato le carte e sono arrivati a conclusioni diverse dalle nostre, per noi diametralmente opposte”. Siciliano ha stretto mano a Ruby, presente in aula, che ha regalato alla pm il suo libro in uscita. La donna, presente solo alla lettura della sentenza, ha poi detto ai cronisti in più occasioni di essere felice, ma allo stesso tempo di essere “stata una vittima, completamente strumentalizzata da tutti in un processo mediatico. Posso dire di essere fiera di me”.
La difesa: “Berlusconi sollevato” – “È un’assoluzione con la formula più ampia e più piena possibile, non posso che essere enormemente soddisfatto, tre su tre!” commenta Federico Cecconi, difensore dell’ex premier insieme a Franco Coppi, facendo riferimento alle precedenti assoluzioni nei filoni di Roma e Siena. “Questa è una vicenda che si è trascinata anche troppo a lungo, la decisione del Tribunale è estremamente articolata. Ha tenuto conto dell’ordinanza, ma anche dell’esito istruttorio. Per tutte le posizioni è stata trovata una logica alternativa”. Berlusconi si è detto “sollevato, contento. Era il risultato che di doveva ottenere: una assoluzione al cubo”.