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Selvaggia Roma: “Ho visto durante un’ecografia il cuore di mia figlia che smetteva di battere. 23 ore di travaglio sapendo che non l’avrei abbracciata viva”

Oggi, a distanza di sei mesi, Sabrina Haddaji– questo il vero nome di Selvaggia Roma - ha trovato la forza di raccontare quanto accaduto, ripercorrendo quei difficili momenti e squarciando il velo che ricopre la vita "perfetta" delle foto patinate che pubblica su Instagram

di F. Q.

Era il 25 settembre scorso quando, via Instagram, Selvaggia Roma dava la drammatica notizia della morte della bimba che portava in grembo: il suo cuore aveva smesso di battere al quinto mese di gravidanza a causa di un virus contratto dall’ex gieffina. Oggi, a distanza di sei mesi, Sabrina Haddaji– questo il vero nome di Selvaggia Roma – ha trovato la forza di raccontare quanto accaduto, ripercorrendo quei difficili momenti e squarciando il velo che ricopre la vita “perfetta” delle foto patinate che pubblica su Instagram. Lo ha fatto in un’accorata intervista al settimanale Chi in cui, per la prima volta, rivela cosa è successo davvero e ammette di non sentirsi più pronta a diventare madre: questo trauma l’ha segnata nel profondo.

É un dolore disumano che porto nel cuore. Si sarebbe chiamata Mia. Purtroppo al quinto mese di gravidanza ho contratto un virus di quelli che non lasciano scampo in situazioni simili. Di lì a pochissimo il cuore di mia figlia ha smesso di battere e l’ho visto proprio durante un’ecografia”. E ancora, il suo racconto è toccante: “Mi hanno operato subito, ventitre ore di travaglio con la consapevolezza che non l’avrei potuto abbracciare viva. Ho dovuto partorire un corpicino che non c’era più. Il più grane dolore mai provato”. Un dolore che è come una ferita ancora aperta e per cui non si sente pronta a provare a diventare di nuovo madre: “Con calma farò riaffiorare il desiderio di diventare mamma, ma oggi non ce la faccio. Io amo i bambini, ma mia figlia non è qui con me”, ha concluso.

Selvaggia Roma: “Ho visto durante un’ecografia il cuore di mia figlia che smetteva di battere. 23 ore di travaglio sapendo che non l’avrei abbracciata viva”
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