di Gennaro Siciliano

Leggendo di Blanco indagato dalla procura di Imperia per danneggiamento (degli oggetti scenici posti sul palco di Sanremo durante la sua esibizione del singolo “L’Isola delle Rose”, quali composizioni floreali, appositamente progettate per consentire all’artista di potervi interagire in totale sicurezza, come raccontato in un servizio di Valerio Staffelli per Striscia la Notizia, da colei che le ha realizzate), un giorno dopo l’assoluzione di Silvio Berlusconi da tutte le accuse nel processo Ruby Ter, si ha la sensazione di un Paese che procede rapidamente e disgraziatamente, nella direzione che potrebbe portare idealmente ad una rivolta di moltissime persone per bene.

Quasi come se i ricchi e potenti possano in realtà godere, perfino, dell’interpretazione della giustizia e non della sua diretta applicazione, come avviene per tutti i cittadini. Sentire di un artista, tra l’altro una giovane promessa di grande talento, che ha finora registrato numeri da capogiro, indagato, perché in scena decide, come previsto da copione, di raccontare se stesso al pubblico in maniera spontanea seppur opinabile e divisiva, è e rimane una condotta grave, interpretabile quasi come un tentativo di impedire all’arte stessa, che è libertà, di poter essere espressa, per tutelare il perbenismo collettivo, di una parte del pubblico che appare come cieco, bacchettone, fuori tempo, nonché promotore di una censura inaccettabile.

Senza contare che durante la stessa serata, mentre Blanco “distruggeva” le composizioni floreali create per essere distrutte, un altro cantante, Salmo, al termine della sua esibizione su una nave da crociera, si gettava in piscina con in mano un microfono, rendendolo quasi certamente mai più utilizzabile, se di danneggiamento bisogna parlare.

Nella speranza che la Procura decida di archiviare quanto prima questo ridicolo “caso”, evitando di far correre inutilmente a Blanco il rischio di essere arrestato e facendoci risparmiare due lire, molti cittadini onesti non si toglieranno certamente della testa, l’idea che il Paese vada a due velocità: quella dei ricchi e potenti, che posso contare su una giustizia che nei loro confronti sembra magicamente dilatarsi, per raggiungere evidenti esiti favorevoli agli imputati stessi, e quella dei comuni mortali, su cui la giustizia esercita tutta la sua azione, come dovrebbe essere nei fatti, per tutti, senza nessuna distinzione.

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