Silvio Berlusconi è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. Il cittadino normale legge questa frase e pensa (giustamente): allora le accuse erano tutte false.

Non è così.

Ci sono testimonianze e prove che abbia pagato 28 testimoni per dire il falso, ma sapete che c’è? Siccome si è trovato un vizio di forma nel processo, queste prove non valgono nulla, è come se non esistessero e insieme ad esse scompare anche il reato.

Ditemi voi se questa è giustizia.

Certo, dicono gli azzeccagarbugli: “la forma è sostanza”. Il problema sta tutto qui, in questa frase, che contiene una verità ma anche il suo contrario, poiché accade sempre più spesso – è evidente – che i cavilli formali cancellino la sostanza di un reato e “maneggiando le leggi” si nasconda tutto. Gli esempi sono infiniti. Per comodità cito quello più noto, che (narrativamente) li riassume tutti. Si parla di un avvocato, ma vale anche per i giudici: “Via, non mi ritiro: ho cavato altri da peggio imbrogli… Purché non abbiate offeso persona di riguardo… Dovete dirmi chi sia l’offeso, come si dice: e, secondo la condizione, la qualità… si vedrà se convenga proteggerlo… o trovar qualche modo d’attaccarlo… perché, vedete, a saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente.”

Ecco, la citazione manzoniana dice che da tempo immemore a saper ben maneggiare le leggi… Qualcuno, onestamente, può dire che i giudici del Ruby-ter non abbiano saputo maneggiarle? Eccome, se hanno saputo! Cavillando sui “testimoni che dovevano essere imputati” hanno annullato le loro testimonianze, assolvendo la “persona di riguardo”. Manzoni non avrebbe trovato, oggi, esempio migliore di cavilli per non entrare nel merito delle accuse (testimoni pagati per mentire): la realtà supera la fantasia.

Che dire? Senza occuparci del Giornale di Minzolini (che ironizza: “Il Fatto non sussiste”, nascondendo – ma che idea ha dei suoi lettori? – che il reato esiste, annullato dal vizio di forma), è il caso di chiedersi fino a che punto queste (enormi) manipolazioni dei fatti siano ancora sopportabili. Detto diversamente: è urgente, appena le condizioni politiche lo consentano, semplificare i codici, cancellare le contraddizioni, eliminare gli spazi in cui s’incunea l’azzeccagarbugli per negare lo spirito delle leggi; impedire carnevalate (da Carnevale) che offendono la giustizia.

Finché non sarà fatto questo, i potenti la faranno sempre franca. Vale purtroppo ancora l’antico giudizio: “Le leggi sono come ragnatele: quando qualcosa di leggero e di debole ci cade sopra, lo trattengono, mentre se ci cade una cosa più grande, le sfonda e fugge via.” Per favore, cancellate la scritta “La legge è uguale per tutti”: è un’affermazione che suona falsa alla luce dei fatti. La legge non è uguale per tutti finché conterrà al proprio interno spazi per “maneggiarla”, finché consentirà al Carnevale di turno di salvare le “persone di riguardo”, finché permetterà ai Tremanti, i Tremebondi, i Tremuli, i “Tremuladi” di assolvere un colpevole.

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