Bruxelles prende tempo. Altri trenta giorni per decidere se dare o meno il via libera alla terza tranche di fondi per il Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) all’Italia. Ovvero un mese in più di quanto previsto. La risposta alla richiesta avanzata da Roma a fine 2022 arriverà quindi a fine marzo. La Commissione europea cita motivi tecnici per completare l’esame della documentazione presentata dal governo Meloni. Bruxelles afferma di dover verificare la correttezza delle operazioni anche in prospettiva dell’esame del dossier che successivamente sarà compiuto dalla Corte dei Conti Ue. Complessivamente il Pnrr italiano vale 191,5 miliardi di euro di cui 122 miliardi sono prestiti e altri 69 miliardi trasferimenti a fondo perduto. L’erogazione dei fondi avviene in più soluzione e una tranche può essere sbloccata solo se il paese beneficiario rispetta le scadenze per la realizzazione dei progetti sottoposti a Bruxelles. Sinora l’Italia ha ricevuto 46 miliardi di euro. I primi 24,9 miliardi di euro sono stati erogati ad agosto 2021 in forma di prefinanziamento, mentre la prima rata da 21 miliardi di euro è arrivata ad aprile.

La tranche in sospeso, la terza, vale 19 miliardi. La Commissione deve verificare che siano state rispettate 55 tappe e obiettivi che coprono diverse riforme nei settori della concorrenza, della giustizia, dell’istruzione, del lavoro sommerso e della gestione delle risorse idriche, nonché investimenti in cybersicurezza, energie rinnovabili, reti, ferrovie, ricerca, turismo, rigenerazione urbana e politiche sociali. Nel primo semestre del 2023 l’Italia dovrà lavorare per ottenere la quarta tranche da 16 miliardi, raggiungendo 20 milestones e 7 targets. Come prima cosa bisognerà completare l’attuazione della riforma della giustizia civile e penale, il codice per gli appalti e la riforma del pubblico impiego.

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