Con l’inflazione alle stelle, “di fronte a una riduzione del tuo potere di acquisto del 10% è giusto che tu abbia una qualche compensazione“. E i lavoratori “hanno capito che se qualcuno impone una tassa sulla nostra economia, questa deve essere condivisa fra capitale e lavoro“. A dirlo – dopo che le banche e molte imprese italiane hanno chiuso il 2022 con profitti da record – non è un leader sindacale ma Fabio Panetta, membro del Direttorio della Bce. L’ex dg di Bankitalia, che Giorgia Meloni prima dell’approdo a Chigi aveva sondato per il ministero dell’Economia, parlando a Londra a un evento de Centre for European Reform non ha contraddetto esplicitamente le dichiarazioni arrivate poche giorni fa dal governatore Vincenzo Visco (secondo cui la “tassa” rappresentata dall’incremento dei prezzi dell’energia “non può essere restituita a chi ce l’ha mandata e non può essere eliminata attraverso ciò che si risolverebbe in un’inutile corsa tra prezzi e salari“). Ma ha fatto un ragionamento diametralmente opposto. Sostenendo che senza arrivare a una “piena compensazione” del potere d’acquisto perso serve comunque una redistribuzione dell’onere imposto dal rialzo dei prezzi. Senza che ciò conduca necessariamente alla fantomatica “spirale” in cui gli stipendi lievitano per star dietro ai prezzi.

Come sempre Panetta, ritenuto “colomba” in seno all’executive board dell’Eurotower, ha anche ribadito le sue posizioni caute rispetto allastretta sui tassi. Le banche centrali, in una fase di elevata incertezza sulle prospettive d’inflazione, “dovrebbero essere prudenti, agire con gradualità e non prendere una direzione in piena velocità perché poi potrebbero pentirsene”, ha sottolineato, invocando aumenti dei tassi più contenuti. Anche se la Bce ha già preannunciato l’intenzione di una nuova stretta da mezzo punto percentuale a marzo. “Muoversi con piccoli passi non significa muoversi di meno”, ha detto Panetta, ma “affrontiamo così tanta incertezza in entrambe le direzioni, che non sarebbe saggio andare troppo veloci”. Anche perché “I tassi sui prestiti stanno salendo più velocemente che in passato, in linea con il ripido rialzo dei tassi della Bce. E i prestiti a imprese e famiglie stanno decelerando rapidamente”.

Per quanto riguarda l’Italia, “sui mercati stiamo vedendo una situazione diversa da quella che molti temevano”: c’era il timore che come conseguenza dello ‘scudo anti-spread’ della Bce alcuni Paesi avrebbero abbandonato la disciplina fiscale, “ma non è successo”. E a Roma “di fatto il nuovo governo non ha adottato le politiche di bilancio imprudenti che molti si sarebbero aspettati”.

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