La nave Life Support di Emergency ha effettuato due soccorsi, nella notte tra il 15 e il 16 febbraio e nella mattinata. In tutto nelle due operazioni sono stati salvati 156 migranti. Le autorità italiane hanno assegnato il porto di Civitavecchia. “Nella notte – fa sapere Emergency – poco dopo le 12, la Life Support ha individuato un’imbarcazione in pericolo in acque internazionali”. Il comandante della nave “ha informato immediatamente tutte le autorità competenti e ha attivato il rescue team”. “La barca di legno, di circa 7 metri – afferma Emanuele Nannini, capo missione Sar di Emergency – è comparsa improvvisamente sul radar. Si è avvicinata spontaneamente alla nostra nave: in un primo momento i naufraghi hanno tentato di salire direttamente a bordo, pratica che rischiava di compromettere la loro incolumità. L’imbarcazione era sovraffollata e quindi molto instabile. Si sono tranquillizzati solo quando hanno visto attivarsi il team. Le persone soccorse ci hanno segnalato di aver incrociato un’altra imbarcazione come la loro in mare in condizioni precarie e senza nessun dispositivo di sicurezza.” Il trasferimento dei naufraghi sulla Life Support si è concluso alle 2.30 del mattino. I 46 naufraghi, di cui tre minori, sono tutti uomini che provengono da Bangladesh, Pakistan, Sudan, Eritrea ed Egitto.
Dopo aver concluso le operazioni di salvataggio e aver informato le autorità, la Life Support ha chiesto un porto dove sbarcare i naufraghi. Mentre attendeva una risposta, ha ricominciato le attività di ricerca dell’imbarcazione segnalata dalle persone soccorse durante la notte. Verso le 8.30 del mattino, un’ora dopo aver ricevuto il Pos (Place of safety), la Life Support ha individuato un’altra imbarcazione in difficoltà un gommone grigio di una decina di metri. A questo punto la nave ha iniziato le operazioni di salvataggio in coordinamento con il Centro di coordinamento marittimo italiano, che nel frattempo aveva indicato il Pos di Civitavecchia.
“Stava imbarcando acqua – dichiara Domenico Pugliese, comandante della Life Support. – Era così sovraccarico che le persone sedute sui tubolari avevano le gambe in acqua”. I naufraghi sono 110 persone tra cui 26 minori non accompagnati, due donne e tre bambini sotto i 10 anni.
L’ong denuncia anche di aver ricevuto minacce da mezzi libici. “ça Life Support è stata avvicinata da un mezzo veloce che ha effettuato manovre azzardate e intimidatorie senza identificarsi e senza dare alcun tipo di comunicazione, nonostante la Life Support abbia chiesto ripetutamente un contatto radio. Emergency ha scoperto che il mezzo in questione apparteneva alle Ssa (Stability Support Apparatus, un organismo dipendente dal ministero dell’Interno libico). Denunciamo le intimidazioni ricevute e le manovre azzardate nei nostri confronti da parte di un mezzo che appartiene a forze di sicurezza libiche. Confermiamo che la nostra nave si trovava a oltre 25 miglia nautiche dalla costa libica, quindi a debita distanza delle acque territoriali che terminano a 12 miglia, come riscontrabile dagli apparati di navigazione presenti a bordo. Il nostro mandato è e rimane soccorrere vite in mare, un bisogno confermato anche dai naufragi avvenuti in questi giorni”