I legali dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella hanno chiesto la ricusazione del giudice istruttore Michael Claise, titolare dell’inchiesta sulle mazzette pagate da Qatar e Marocco per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. E quindi, giovedì mattina, nell’udienza di fronte alla Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles è comparso un sostituto, in attesa che la Corte d’Appello si esprima sull’istanza. “Claise oggi non può essere presente perché c’è una richiesta di ricusazione e significa che il giudice non può più svolgere la sua funzione fino a quando la Corte d’Appello non si esprimerà sulla richiesta o egli stesso deciderà di lasciare il caso”, ha spiegato Sven Mary, avvocato di Eva Kaili. Maxim Toeller, legale di Tarabella, ha invece attaccato Claise: “In questa inchiesta abbiamo l’impressione che la detenzione preventiva sia usata per fare pressione” sugli indagati e “per ottenere qualcosa” da coloro che “ricorrono allo statuto di pentito, privando altri in particolare di vedere i loro figli. Davanti a un’indagine che rivela un attacco alla democrazia è necessario ricorrere a un’applicazione rigorosa della legge”, ha detto. L’avvocato Toeller spiega di aver “avanzato la richiesta di ricusazione perché riteniamo che la presunzione di innocenza sia stata violata”.
Tarabella, Panzeri e Kaili restano in carcere – Al termine del nuovo giro di udienze al Palais de Justice di Bruxelles, i giudici hanno esteso per un mese la custodia cautelare in carcere per l’eurodeputato Tarabella, finito agli arresti sabato scorso dopo essere stato interrogato dagli inquirenti a seguito delle rivelazioni del “regista” dello scandalo di corruzione, Antonio Panzeri. Le dichiarazioni dell’ex numero uno della Camera del Lavoro di Milano hanno trascinato nell’indagine pure Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd, ora agli arresti domiciliari a Napoli. A comparire davanti alla Camera di consiglio anche l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, rinchiusa dal 9 dicembre scorso nella prigione di Haren. La politica greca è difesa in aula dall’avvocato greco Michalis Dimitrakopuolos, affiancato per la prima volta dal penalista Sven Mary, noto per aver difeso il terrorista Salah Abdeslam, che nei giorni scorsi ha preso il posto del legale André Risopoulos. I due difensori hanno ribadito per lei la richiesta degli arresti domiciliari, che però sono stati negati almeno per altri due mesi. “Le condizioni di detenzione di Eva Kaili sono difficili, il suo posto non è il carcere di Haren, deve stare a casa con la figlia di 24 mesi”, aveva detto Mary. Confermato per due mesi anche il carcere per Panzeri: nonostante la firma dell’accordo da pentito, infatti, il diritto penale belga prevede un riesame periodico delle misure cautelari anche nei suoi confronti.
La ricusazione – Il colpo di scena della giornata, però, è rappresentato dall’istanza di ricusazione depositata dai legali di Tarabella nei confronti di Claise per “legittimo sospetto“. Il legale dell’eurodeputato belga evidenzia che le frasi di Claise indicate nel mandato di arresto – dove si legge che “le posizioni pubbliche” di Tarabella “erano inizialmente contro il Qatar, e poi sono state ribaltate quando è stato rilevato il movimento sospetto di fondì” che ha innescato lo scandalo di corruzione – “violano chiaramente la presunzione di innocenza”. “Con questa dichiarazione categorica il giudice lascia chiaramente intendere la sua opinione sulla colpevolezza del signor Tarabella in questo fascicolo” e “in altre parole, sembra evidentemente dare per scontati i fatti contestati e sui quali verte l’indagine che sta dirigendo”, prosegue il penalista, sottolineando come “il fascicolo non riveli alcun movimento di fondi sospetti a carico di Marc Tarabella” e come “in questa fase nessuna analisi finanziaria sia stata effettuata dal gip, il che è a dir poco inquietante”.
“Pregiudizio di Claise su Tarabella” – L’avvocato ripercorre poi l’evoluzione delle posizioni del politico belga riguardo al Qatar precisando che si tratta di “una strategia condivisa con molte Ong che difendono i diritti umani” e che Tarabella le ha spiegate anche agli inquirenti. L’eurodeputato socialista “continua a rivendicare la sua innocenza sin dal primo giorno e afferma di non aver mai ricevuto denaro o regali in cambio delle sue opinioni”, ribadisce ancora Toeller. Il giudice Claise, attacca poi il legale, “non può comunque, in questa fase, nutrire e condividere un tale pregiudizio sulla colpevolezza” di Tarabella, poiché “il suo ruolo deve essere quello di mantenere l’assoluta imparzialità, mantenendo la bilancia della giustizia uguale tra tutte le parti, al solo ed unico scopo di ricercare la verità. Ovviamente non è più così, forti sono i sospetti di parzialità da parte del gip che lo rendono inidoneo a compiere la sua missione”. Se la procedura “non dovesse avere successo“, il legale fa sapere che continuerà a “difendere i diritti di Tarabella nei modi e nei luoghi appropriati”.