di Valentina Bidone*

Il terremoto in Siria e Turchia dello scorso 6 febbraio è uno dei disastri naturali più gravi dei nostri tempi. Abbiamo superato le 40mila vittime e un numero altissimo di feriti, cifre che purtroppo sembrano destinate a crescere via via che i corpi vengono estratti dalle macerie e che continua la conta dei danni. Le perdite materiali e di infrastrutture sono enormi. Oxfam stava già lavorando nei due paesi ed è testimone dello shock che sta vivendo la popolazione. Mentre in Turchia si è avviata una macchina enorme di risposta, in Siria va diversamente con una popolazione stremata da una crisi ben precedente, che fino ad una settimana fa era dimenticata e che oggi più che mai è bene ricordare provando, anche per un attimo, a immedesimarsi in ciò che ha attraversato e sta vivendo il popolo siriano.

L’orrore della guerra nel vostro quotidiano

Immaginatevi che nel vostro paese inizi un conflitto e poi pensate che anno dopo anno non solo non finisca, ma si inasprisca causando centinaia di migliaia di vittime. Ogni giorno siete testimoni della distruzione della vostra comunità, di ciò che vi circonda. Non avete più un lavoro, il vostro paese si sgretola letteralmente intorno a voi. Un giorno anche il forno dove andavate a prendere il pane per la vostra famiglia viene distrutto dai bombardamenti.

Restare o fuggire

Di fronte a tutto questo orrore a milioni sono scappati per mettersi in salvo rischiando ancora la vita dal nord Africa attraverso il Mediterraneo o la rotta balcanica. Tanti invece sono rimasti e hanno fatto fronte ad una crisi economica senza precedenti, che ha provocato un’impennata dei prezzi dei generi alimentari. Sono rimasti in un paese dove l’elettricità è un lusso e manca il combustibile per scaldarsi. Dove il livello dei fiumi si è abbassato e i raccolti sono sempre più a rischio; dove non solo si è presentata la pandemia di Covid-19, ma da settembre 2022 è anche scoppiata un’epidemia di colera. Ebbene per provare a capire quello di cui stiamo scrivendo chiedetevi adesso voi cosa avreste fatto: sareste rimasti o partiti?

Ricostruire il Paese un pezzo alla volta, poi il terremoto

Anno dopo anno – il prossimo 15 marzo saranno 12 anni dall’inizio della guerra – mentre nuove crisi si aggiungevano a crisi esistenti, senza un attimo di riposo e senza perdere la speranza, le organizzazioni come Oxfam al lavoro nel Paese hanno realizzato progetti per alleviare le sofferenze della popolazione e per cercare di ricostruire insieme alle persone un futuro possibile. Considerando il proprio intervento importante anche se parziale, dati i bisogni enormi in un Paese in cui già prima del terremoto più di 15 milioni di persone dovevano la propria sopravvivenza agli aiuti umanitari.

Poi il terremoto e in una notte tutto si è disperatamente complicato. Per fortuna nessuna vittima tra i nostri operatori. Si parte per le zone colpite, si decide come adattare i progetti già in corso. Si cercano i fondi e le risorse umane necessarie per continuare ad aiutare la popolazione anche nel resto della Siria, dato che qui la popolazione per il 70% vive sotto la soglia di povertà. E, chiaramente, allo stesso tempo si lavora senza sosta per soccorrere e arginare al massimo la nuova crisi umanitaria che si è scatenata su Aleppo, Hama, Idleb, Latakia e Tartous.

Mentre scriviamo, Oxfam si sta coordinando con le altre organizzazioni presenti come la Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa Siriana per unire gli sforzi e assicurare la sopravvivenza ai più di 4 milioni di persone colpite dal terremoto. I nostri operatori ad Aleppo in queste ore sono al lavoro per portare beni di prima necessità, soprattutto acqua pulita e kit igienico sanitari agli sfollati. Stiamo lavorando per testare la sicurezza di centinaia di edifici e riparare le infrastrutture idriche che servono migliaia delle persone più colpite, con l’obiettivo di soccorrerne 300 mila.

Serve tutto

I bisogni sono tanti e molto diversi. Ci sono i bisogni comuni a tutti: è inverno, mancano vestiti pesanti come giacche e cappotti, coperte e poi latte e pannolini per i bambini, prodotti per l’igiene personale come sapone, asciugamani e assorbenti per donne e ragazze. Manca acqua potabile in quantità adeguata, per cercare di frenare il rischio di un picco nell’epidemia di colera in corso. Mancano le medicine per i malati cronici, materassi, lanterne, supporto psicologico per i sopravvissuti.

Tante persone hanno anche perso i loro documenti e ci sono bambini che purtroppo sono rimasti da soli. E poi i rifugi collettivi non sono ancora abbastanza, la gente è ancora per strada, alcuni stanno continuando a scavare con la speranza di salvare chi è rimasto sotto le macerie, mentre piove e fa davvero freddo. Non si può far tutto, ma in questo momento ogni contributo è fondamentale, per quanto piccolo. Per farlo, basta andare su https://www.oxfamitalia.org/terremoto-turchia-siria/

*coordinatrice umanitaria di Oxfam Italia in Siria

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