Secondo i sindaci e le comunità venete le opere potrebbero rivitalizzare la zona del Comelico, a rischio spopolamento. Di parere contrario le associazioni ambientaliste, convinte che quella degli impianti sciistici sia una strada anacronistica, in epoca di cambiamenti climatici
Il progetto di collegamento sciistico tra il Comelico, nel bellunese, e l’Alta Val Pusteria, nella provincia di Bolzano, sembrerebbe giunto al suo atto conclusivo dopo il parere favorevole della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Il progetto, di fattibilità tecnica ed economica, elaborato dallo studio di ingegneria Plintos su incarico del Comune di Comelico Superiore nel Bellunese, prevede due impianti di risalita con cabinovia per collegare Padola di Comelico al Passo Monte Croce: uno da Valgrande a Passo Monte Croce Comelico, l’altro da Valgrande a Col d’la Tenda. In aggiunta due piste, con partenza dalle due stazioni d’arrivo. Non solo. Ci sarà anche la riqualificazione delle opere del Vallo Alpino, la messa in rete di tutti i luoghi di conservazione storico-culturale della Val Comelico e quindi la razionalizzare degli accessi in quota.
Opere che secondo i sindaci e le comunità venete, ma anche il Governo provinciale e regionale, potrebbero rivitalizzare la zona del Comelico, a rischio spopolamento. Di parere contrario le associazioni ambientaliste, convinte che quella degli impianti sciistici sia una strada anacronistica, in epoca di cambiamenti climatici. Un progetto da circa 40 milioni di euro, dei quali, il 70 per cento di fondi pubblici e il 30 per cento privati. La Provincia di Bolzano attraverso fondi Ue per i Comuni Confinanti, provvederà a 26 milioni, il Comune di Comelico Superiore ad uno. Al resto penserà l’imprenditore pusterese Helmuth Senfter. Del progetto si inizia a parlare a giugno 2011 quando la Comunità Montana Comelico e Sappada notifica al Comune di Comelico Superiore la rilevanza strategica dell’opera. Ma è a gennaio 2017 che il progetto prende forma. L’idea è della società “Drei Zinnen Dolomites”, che incarica lo studio Plan Team di Bolzano di realizzare uno studio di fattibilità per la valorizzazione sciistica dei pendii della valle del Comelico, per collegare alcuni impianti di risalita del versante veneto con la rete degli impianti sciistici della provincia di Bolzano. Per questo gli amministratori locali, ma anche quelli regionali, si schierano a favore dell’opera. Senza mezzi termini.
Le popolazioni locali? In buon numero, favorevoli. Prima e soprattutto dopo la Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area alpina compresa tra il Comelico e la Val d’Ansiei, da parte della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il turismo, a dicembre 2019. Dichiarazione ritenuta “un mero elenco di prescrizioni e limitazioni stilato senza la benchè minima conoscenza delle peculiarità del territorio montano”, secondo il Presidente della Regione Luca Zaia. Che infatti è ricorso al Tar, insieme ai Comuni coinvolti dal Decreto. La sentenza di agosto 2022 gli dà ragione. Ma le associazioni ambientaliste Mountain Wilderness, Italia Nostra e Lipu, che contrastano il progetto dagli inizi, non si arrendono. Ricorrono al Consiglio di Stato che ha fissato l’udienza pubblica di merito per il prossimo 15 giugno. Ma non c’è solo la questione dei vincoli, in sospeso, a poter cambiare l’esito finale. C’è il ricorso da parte delle tre associazioni al Tar Veneto contro la Variante al Piano d’area transfrontaliero Comelico Ost Tirol autorizzata dalla Giunta Comunale di Comelico Superiore a dicembre 2019. Variante che introduce la possibilità di realizzare anche nuovi impianti, per “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”. Variante che ha ricevuto, a giugno 2021, parere positivo accompagnato da numerose prescrizioni, da parte dell’Autorità regionale competente per la Valutazione Ambientale Strategica.
Inoltre l’area interessata dagli interventi è completamente inclusa nel perimetro della Zona di Protezione Speciale “Dolomiti del Cadore e Comelico”. Circostanza questa che renderebbe impossibile la realizzazione di nuovi impianti di risalita, secondo quanto sottolineato a luglio 2021 dal ministero della Transizione ecologica riguardo al Parco Nazionale dello Stelvio. Senza contare che l’ambito di progetto ricade in gran parte all’interno della buffer zone sito sito Dolomiti UNESCO delle Dolomiti Settentrionali. Insomma le contrarietà esisterebbero per Mountain Wilderness, Italia Nostra e Lipu. Ma intanto è arrivato il parere della Soprintendenza. Che ha provocato reazioni opposte, naturalmente. “Un progetto costruito integrando ambiente, cultura, storia, sviluppo con una visione verso il futuro, inserendo anche elementi di studio riferibili alle peculiarità del sito Unesco e alla neutralizzazione delle emissioni di carbonio”, secondo il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco. “E’ un’umiliazione per il paesaggio! Si spaccia per un progetto che valorizza ambiente, cultura e storia. E creerebbe sviluppo. Ma si tratta di un’opera inutile. Che non considera i cambiamenti climatici e per di più continua a consumare suolo. Contribuendo allo stravolgimento di ulteriori aree montane” dice Giovanna Ceiner, presidente della Sezione di Belluno di Italia Nostra, che confessa a ilfattoquotidiano.it di essere molto amareggiata. “Ci riserviamo di studiare il progetto, che continuiamo a ritenere sbagliato e anacronistico. Non siamo solo noi a pensarlo, come si vorrebbe far credere. Sono molti gli abitanti delle aree interessate dal progetto ad esserne convinti”, racconta a ilfattoquotidiano.it Gianluca Vignoli, di Mountain Wilderness. La questione sembra definita. Almeno che la sentenza del Consiglio di Stato non la rimetta in discussione.