La Procura di Forlì ha deciso di riaprire le indagini su Cristina Golinucci, scomparsa a 21 anni il primo settembre del 1992 davanti al convento dei Frati Cappuccini della città romagnola. E ora la Diocesi di Cesena, in una nota, scrive: “Chi sa parli”. Un invito esplicito per fare luce su un caso tornato prepotentemente alla ribalta nazionale, anche mediatica, dopo decenni di silenzio, e che potrebbe essere intrecciato alla morte di Chiara Bolognesi, 18enne ritrovata nel fiume Savio il 31 ottobre, un mese e mezzo dopo la sparizione di Cristina. Sullo sfondo, presunte violenze sessuali ai danni di altre due giovani donne, mai denunciate, con le vittime circondate da omertà e reticenza e un presunto responsabile, rimasto impunito – così è ipotizzato – anche per il suo ruolo di rilievo nel mondo cattolico cesenate che lo avrebbe, in qualche maniera, protetto. A parlare nuovamente del caso è stata il 15 febbraio la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’, in cui ci si domandava se Golinucci e Bolognesi fossero state uccise da una persona vicina all’ambiente ecclesiastico.

E ora arriva il passo avanti, deciso, della Diocesi romagnola nell’intento di provare a dipanare una trama, ancora ingarbugliata, su cui lavorano a 360 gradi e senza sosta gli investigatori. “La riapertura delle indagini e l’emergere di nuove testimonianze – evidenzia la Chiesa cesenate – potrebbero essere collegate, per quanto appare ed è dato sapere, con il caso della giovane della parrocchia di Ronta di Cesena. Lo scorso primo settembre, trentesimo anniversario della scomparsa di Cristina – viene osservato – il vescovo monsignor Douglas Regattieri ha celebrato la Messa per la giovane di cui non si hanno più notizie”. In particolare, viene puntualizzato “con la riapertura delle indagini che paventano anche l’ombra degli abusi, la Diocesi ribadisce la forte vicinanza e solidarietà alle persone coinvolte e alle loro famiglie e l’auspicio che si arrivi quanto prima a verità. Al tempo stesso – viene ribadito – la Diocesi invita chiunque possa essere in possesso di informazioni utili alle indagini a farsi parte attiva presso gli uffici competenti”.

In attesa che l’appello della Curia di Cesena sortisca un qualche effetto, la scorsa settimana Polizia e Carabinieri, con l’aiuto di cani addestrati e strumenti tecnici hanno concentrato la loro attenzione anche su un casolare diroccato, nei pressi del convento dei cappuccini di Ronta che, nei precedenti sopralluoghi, compiuti nel 1992, nel 1997, nel 2004 e infine nel 2010, non era mai stato ispezionato. Il ‘cold case’ legato alla scomparsa di Cristina Golinucci era stato riaperto dalla Procura di Forlì, nelle scorse settimane, grazie a un esposto presentato dall’associazione ‘Penelope’, con il tentativo di metterlo in connessione con la morte di Chiara Bolognesi e l’ipotesi che dietro la loro scomparsa possa esserci la stessa mano. Per questo, l’attenzione degli inquirenti è rivolta su un uomo che avrebbe molestato le altre due ragazze che frequentavano ambienti vicini a quelli di Chiara e Cristina. Ipotesi emerse da testimonianze raccolte nel 2010 e che sarebbero, insieme ad altri elementi, attualizzate e poste alla base della recente riapertura delle indagini. Che ora possono contare anche sulla presa di posizione della Diocesi di Cesena.

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