La scoperta all'interno di un furgone negli scorsi mesi ha permesso ai finanzieri, coordinati dalla Dda, di catturare un gruppo, costituito da italiani e albanesi. La merce viaggiava verso la Sardegna e altre regioni dopo essere arrivata da Amsterdam e dal porto di Rotterdam. Sequestrati 125 chili
Cinque forme di grana padano e parmigiano scavate e riempite di panetti di cocaina “purissima”, per un totale di 25 chili di droga. Con questa tecnica nuova, diversa dai soliti nascondigli in carichi di frutta esotica o di caffè, un’organizzazione di trafficanti di droga voleva far viaggiare la sua merce da Asti verso la Sardegna. Lo scorso giugno, però, i militari della Guardia di finanza di Torino hanno trovato il carico su un furgone e l’hanno sequestrato.
Oggi, dopo alcuni mesi di inchiesta, hanno arrestato dieci persone – sette in carcere e tre ai domiciliari – indagate per associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti. Alla guida del gruppo, costituito da italiani e albanesi, c’era un 37enne originario dell’Albania con alcuni precedenti di polizia per reati connessi al traffico di droga. Il gruppo aveva le sue basi a Torino e Asti, ma il loro commercio si spingeva oltre i confini del Piemonte.
La cocaina arrivava spesso dall’Olanda, soprattutto da Amsterdam e dal porto di Rotterdam, dove si approvvigionavano da altri gruppi. Poi, a bordo di camion, era importata in Piemonte. Dai qui e dal nascondiglio di Rovigo, i corrieri si occupavano di farla arrivare in Lombardia, Veneto, Toscana, Sicilia e soprattutto Sardegna, regione verso cui era diretto il furgone con le cinque forme di grana riempite di coca.
Non era l’unico carico destinato all’isola e mai arrivato a destinazione. Nell’aprile 2022 i finanzieri avevano “intercettato” un camper nel quale erano nascosti cento chili di cocaina. Secondo il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino, che ha condotto l’indagine sotto il cordinamento della Direzione distrettuale antimafia, se la merce sequestrata fosse stata messa in vendita sul mercato “al dettaglio” avrebbe potuto fruttare fino a 20 milioni di euro.