Dopo gli articoli del Fatto, le opposizioni chiedono alla Calderone di riferire sulle accuse dei dipendenti delle fondazioni dell'Ordine dei consulenti del lavoro e sui conflitti di interessi che investono il ministero. "Ci aspettiamo che la ministra riferisca puntualmente senza nascondersi", scrive il M5s
Dopo gli articoli pubblicati dal Fatto Quotidiano, l’opposizione annuncia interrogazioni parlamentari per chiedere alla ministra del Lavoro Marina Calderone di riferire su quanto emerso dalle testimonianze dei dipendenti delle fondazioni dell’Ordine dei consulenti del lavoro, per 18 anni presieduto dalla Calderone e fino alla nomina da ministra quando la palla è passata al marito, già ai vertici delle due fondazioni, la non profit e la Srl, che per i lavoratori sarebbero una cosa sola. Ma, simulandone due, l’organico di entrambe resta entro i 15 dipendenti e licenziare è più facile e meno oneroso. “Ho già preparato un’interrogazione”, spiega la vice presidente della Commissione Lavoro alla Camera Chiara Gribaudo del Partito Democratico, che ha depositato l’interrogazione insieme al collega Arturo Scotto e ai colleghi del Pd in Commissione. Che pongono un “problema di opportunità politica“: “Possibile che la ministra non sapesse che la fondazione presieduta dal marito non ha rispettato le più basilari norme in materia di lavoro e che da titolare del ministero dovrebbe essere la prima a dover fare rispettare?”. Perché, spiega Gribaudo al Fatto, “la nomina del presidente della Fondazione in oggetto spetta all’ordine dei consulenti del lavoro, di cui era presidente al tempo della nomina proprio la Ministra Calderone”.
A presentare un’interrogazione saranno anche i deputati del Movimento 5 stelle, che intanto, in alcune note, chiedono conto di quanto letto. “Il contenuto dell’articolo pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano richiede chiarimenti immediati da parte della ministra del Lavoro”, hanno scritto i parlamentari del Movimento 5 stelle, a partire dai deputati M5S in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti e Dario Carotenuto, e dal loro capogruppo Davide Aiello. “La commistione fra interesse pubblico e privato, finanche familiare, pone un’evidente questione di opportunità politica e riapre l’annoso tema del conflitto di interessi”, scrivono in alcune note che riprendono le testimonianze dei dipendenti delle fondazioni.
“Nel 2018, infatti, quando Calderone era presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, il marito Rosario De Luca ha costituito una Fondazione Studi ‘fotocopia‘ di quella già esistente per non superare i 15 dipendenti in organico, eludendo così il diritto dei lavoratori alla rappresentanza sindacale e rendendo più facili e meno onerosi i licenziamenti”, scrivono i deputati del M5s. Che rilanciano sul conflitto di interessi che investe anche il capo della segreteria della ministra, Pasquale Staropoli. “Dulcis in fundo, a difendere la Fondazione nelle cause intentate da alcuni ex lavoratori è un avvocato che Calderone ha portato nel suo staff ministeriale a 146mila euro lordi l’anno”. E si dicono pronti a chiedere conto in Parlamento con una interrogazione parlamentare. Perché, concludono, “se confermati, questi comportamenti risulterebbero particolarmente gravi perché messi in atto da chi dovrebbe tutelare la dignità del lavoro e dei lavoratori. Ci aspettiamo che la ministra riferisca puntualmente senza nascondersi dietro silenzi ed omissioni”.
A difendere la ministra arriva invece l’Associazione nazionale dei Consulenti del Lavoro. “Sapevamo che i temi sul tavolo del ministro del Lavoro avrebbero generato forti contrapposizioni, ma mentre il governo comincia a dare risposte serie a problemi importanti, c’è chi pensa che il vero terreno non sia quello del confronto, ma dello scontro, attraverso la delegittimazione”, scrive il presidente Dario Montanaro. E parla di “macchina del fango”: “Decidere, come oggi fa il Fatto quotidiano, di ledere l’onore e la credibilità della ministra Calderone, e la categoria da cui proviene, screditandola o infamandola, allo scopo di intimidirla rispetto ai prossimi provvedimenti in materia di reddito di cittadinanza o di contratti di lavoro, non solo non raggiungerà lo scopo ma la determinerà a lavorare con ancora maggiore impegno”.