Giubila il governo Meloni per la sua trovata più draghiana di Draghi: basta con questi odiosi superbonus che avvantaggiano solo cittadini e famiglie italiani. Pensavano – gli illusi – di potere ammodernare le proprie abitazioni rendendole energeticamente più efficienti per ottemperare alle condizioni di una transizione ecologica pretesa (giustamente) dal Pnrr della Ue. Invece, la strada imboccata dal governo Meloni va in direzione opposta alla necessità di rendere migliori le abitazioni degli italiani e perché? Perché secondo il ministro dell’Economia Giorgetti, quella dei superbonus è una ‘politica scellerata’ che crea debito pubblico. Di più: addebita ad ogni singolo italiano duemila euro di debito, neonati compresi.
E chissenefrega se trentamila imprese rischiano il fallimento e circa centocinquantamila dipendenti rischiano il loro posto di lavoro (dati Cna); chissenefrega se il cerino lasciato in mano alle ditte (spesso piccolissime) è di quindici miliardi di euro (dati Ance); chissenefrega se quelle che stanno per fallire sono il 46,5 per cento (quasi la metà), se la sospensione dei cantieri si attesta sul 60,1 per cento, se il rischio di insolvenza di tutte le ditte è del 71,4 per cento e se lo stop ai nuovi cantieri arriva all’86,3 per cento. Per dirla in modo spiccio, secondo l’Associazione nazionale costruttori edili, ogni miliardo di crediti bloccati blocca seimila interventi e fa fallire almeno millesettecento imprese. I miliardi bloccati ad oggi dal governo sono quindici.
La ‘formidabile ripartenza’ dell’economia italiana millantata dal peggiore Draghi doveva i suoi numeri proprio alle possibilità offerte dallo strumento del superbonus e aveva trasformato il comparto edilizio nella locomotiva trainante del Pil nazionale. Certamente c’erano stati abusi e raggiri ma in Italia questo non è una novità. Si potevano mettere in campo strumenti di controllo più efficaci invece di tradire la fiducia di tanti cittadini e di tante imprese che si sono fidate della parola (peraltro in forma di legge) del proprio Stato. Un tradimento verificatosi non una, ma ventisei volte, quanti sono stati gli aggiustamenti alla legge istitutiva del superbonus.
Le parole di Giorgetti sul debito ‘creato dalla politica dei bonus’ sono tanto più inopportune e odiose per gli italiani in quanto fanno da contraltare invece al boom (è il caso di dire) della spesa bellica che nel 2023 indebiterà – quella sì – l’Italia per 26,5 miliardi di euro (800 milioni più dello scorso anno) e alla smania indotta di arrivare a versare il 2% del nostro Pil alla Nato per una ‘difesa europea’. Non si capisce bene da quale minaccia visto che il Patto di Varsavia non esiste più da trent’anni (1991) e che la Russia non si sogna minimamente di avviare una guerra conto di noi, visto che siamo i loro migliori clienti di gas e petrolio, ma ha attaccato un suo paese satellite, non appartenente né alla Nato, né alla Ue ma evidentemente fomentato da qualcuno a stelle e strisce a pretendere uno spostamento verso ovest.
Quanto sarà indebitato ogni singolo neonato italiano per inviare armi all’Ucraina? Questo Giorgetti & Co. non ce lo fanno sapere.
Come si legge in questi giorni sull’ultimo libro di Milan Kundera (l’autore dell’Insostenibile leggerezza dell’essere), oggi l’Occidente è prigioniero e per salvarlo è necessario un’unificazione culturale tra Est ed Ovest.
Altro che missili.