E adesso Salvatore Cuffaro potrà fare politica anche in prima persona. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Palermo, con un’ordinanza che ha fatto cadere l’interdizione dai pubblici uffici oltre ad altre pene accessorie. L’ex governatore siciliano era stato condannato nel 2010 a sette anni di reclusione per favoreggiamento a Cosa nostra, scontati nel carcere di Rebibbia tra il 2011 e il 2015. Nei mesi scorsi era già arrivata la riabilitazione: adesso, le porte sono aperte anche a una possibile ricandidatura.
La novità – La riabilitazione, concessa dal Tribunale di Sorveglianza il 13 settembre scorso, manteneva l’interdizione dai pubblici uffici, rimandando a una nuova valutazione al termine di un periodo di sette anni, in base a quasto previsto dalla cosiddetta legge Spazzacorrotti. Contro l’applicazione di questa norma si è opposto l’ex governatore, assistito dal legale Marcello Montalbano. Oggi l’ordinanza del Tribunale “dichiara l’estinzione della pena accessoria dell’interdizione perpetua da pubblici uffici inflitta con la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo in data 23 gennaio 2010”.
Perché è caduta l’interdizione – Il Tribunale ha deciso quindi di far cadere anche la pena accessoria nei confronti di Cuffaro, perché, si legge nell’ordinanza, “non avrebbe dovuto essere applicata nella presente fattispecie, in ossequio ai principi costituzionali di legalità e irretroattività della normativa più sfavorevole al reo”. Nel settembre scorso, Cuffaro era stato riabilitato valutando positivamente la condotta tenuta durante la detenzione: comportamento, impegno a favore dei detenuti, laurea in giurisprudenza conseguita in carcere, libri scritti sempre durante il periodo di detenzione. A questi elementi si erano giunti quelli emersi dopo l’espiazione della pena, come l’impegno a favore della collettività (gli interventi umanitari in Burundi, la partecipazione all’associazione “Nessuno tocchi Caino”). Tuttavia i giudici, applicando la norma della Spazzacorroti, non avevano ritenuto estinta la pena dell’interdizione perpetua. Ed è su questo punto che si è opposto l’avvocato di Cuffaro, ottenendo la riforma della decisione: “L’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Palermo che ha riabilitato il dottor Cuffaro ha dichiarato estinta la pena accessoria dell’interdizione dei pubblici uffici ritenendo, sia pure in assenza di specifici precedenti della Corte di Cassazione e sulla scorta di una interpretazione conforme ai principi contenuti nella Costituzione e nella Cedu, non applicabile la cosiddetta legge Spazzacorrotti perché ritenuta norma più sfavorevole non ancora vigente al momento della sentenza e dei fatti di reato contestati a Cuffaro”, spiega l’avvocato Marcello Montalbano.
Lui: “Ma non mi ricandido” – Già tornato sulla scena politica come guida della nuova Democrazia Cristiana a sostegno prima del sindaco di Palermo Roberto Lagalla e poi del governatore Renato Schifani, adesso Cuffaro potrà anche candidarsi in prima persona. Ma, stando alle sue prime parole, non è una ipotesi che al momento l’ex governatore prende in considerazione: “Confermo con determinazione che il mio tempo per le candidature è finito. Potrò tornare a fare il medico”, assicura. Impegnerò tutte le mie forze affinché la Democrazia cristiana, oggi una realtà in Sicilia, possa diventare anche una realtà nel paese. È questo il mio sogno e chiederò a don Luigi Sturzo (il fondatore della Dc, morto nel 1959, ndr) che mi aiuti affinché diventi realtà. E se riusciamo a far rinascere la Dc, chissà che non sia il miracolo per farlo divenire finalmente santo”.
Il ritorno in politica – Perché in realtà, Cuffaro è già da tempo impegnato politicamente. “È la mia passione e nessuno può togliermela. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Amo questa terra e amo la politica. So di aver commesso molti errori e per i quali ho pagato un prezzo altissimo. Coltivo il diritto, e credo anche il dovere, di potere continuare ad essere utile, per questo mi sono speso e mi sto spendendo per affermare un partito di ideali e di valori: la Democrazia cristiana”, afferma. Ma sulla candidatura ribadisce: “L’idea non mi sfiora nemmeno. Non sono uno sprovveduto e sono consapevole della condanna che ho ricevuto. So bene cosa succederebbe se mi candidassi. Sarei travolto. Basti pensare agli attacchi ricevuti per il solo fatto di avere sostenuto un candidato sindaco”.