Il corpo di Alice Schembri venne trovato ai piedi della Rupe Atenea di Agrigento, da dove si era lanciata nel vuoto. Un suicidio avvenuto nel 2017 e annunciato in uno straziante post pubblicato su facebook. Un volo di centinaia di metri dopo aver cercato a lungo di dimenticare l’orrore subito. La famiglia aveva presentato un primo esposto contro ignoti per istigazione al suicidio che la Procura di Agrigento aveva archiviato, ma le indagini non si sono fermate e la polizia ha scoperto alcuni filmati che hanno permesso di ricostruire le ragioni che hanno portato la giovane al suicidio. E ora le indagini si sono chiuse: la tragedia di quel 18 maggio secondo la Procura di Palermo è legata al fatto che Alice venne costretta due anni prima a fare sesso di gruppo e a filmare le scene. E l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio, è stato notificato a due ragazzi, che all’epoca dei fatti erano maggiorenni e che adesso hanno 27 anni. Avranno venti giorni di tempo per prendere visione di tutti gli atti, produrre memorie, atti difensivi o sollecitare ulteriori atti di indagine. Ma c’è anche un’inchiesta della Procura dei minorenni di Palermo nei confronti di altri due indagati, all’epoca ancora non maggiorenni e ora 22enni, sulla fine di Alice. I quattro avrebbero abusato – stando all’accusa – delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane che sarebbe stata sotto effetto dell’alcol. E avrebbero approfittato dell’allora quindicenne nonostante – sostengono i pm – la giovane avesse pronunciato, e ripetuto, frasi inequivocabili: “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “no ti prego .. mi sento male”.
Ai quattro le due Procure di Palermo, quella distrettuale sui due maggiorenni, e quella per i minorenni, oltre alla violenza sessuale di gruppo ai danni della giovane contestano anche la produzione di materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti. Contestate anche le aggravanti di aver realizzato video con una minore di 16 anni “in più persone riunite”. Ed è quest’ultima ipotesi di reato che ha fatto scattare la competenza a Palermo, che ha ricevuto gli atti da Agrigento. Oltre ai fascicoli d’inchiesta della procura di Palermo e di quella minorile, sempre del capoluogo siciliano, i pm di Agrigento – coordinati dal reggente Salvatore Vella – starebbero indagando sul fatto che uno dei componenti del branco, all’epoca dei fatti minorenne ed ex fidanzato di Alice, pare sia stato protagonista di altri video insieme ad altre ragazzine mentre consumava rapporti sessuali. Il sospetto degli inquirenti, inoltre, è che ci siano stati dei tentativi di estorsione cioè che abbia chiesto del denaro in cambio della mancata divulgazione dei filmati che, evidentemente, erano stati girati all’insaputa delle protagoniste. Dell’inchiesta si è occupata la squadra mobile che è riuscita a venire in possesso di uno, o forse più, video. Il passo successivo, da parte dei pm, potrebbe essere quello della richiesta di rinvio a giudizio dei due ventisettenni. Per gli altri due indagati, minorenni all’epoca dei fatti, sta invece procedendo invece la procura minorile.
La disperazione nell’ultimo post su Facebook – La vittima, prima di lanciarsi nel vuoto, aveva scritto un lungo e straziante post su Facebook: “nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte… Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando. Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai”. Uno struggente addio in cui la ragazza si chiedeva: “Perché devo sopportare tutti i momenti no? Che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio averla sempre vinta, ma questa volta non posso lottare perché non potrò averla vinta mai, come non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così”. Sul suicidio della ragazza hanno indagato i poliziotti della squadra mobile che hanno scartato, quasi subito, la pista delle sette sataniche ipotizzata in un primo momento. Gli agenti sono poi riusciti a risalire ai video.