L'ormai ex sottosegretaria, che rimane deputata di Fdi, è stata condannata in via definitiva dalla Cassazione per circa 25mila euro di spese rimborsate dalla Regione Piemonte che per i giudici erano senza “nessuna giustificazione istituzionale". Ecco le spese principali contenute nella lunghissima tabella compilata dagli investigatori della Guardia di finanza: c'è un libro di letteratura erotica della Mondadori, Sexploration, orecchini dati in regalo a una collaboratrice e numerose cene
Regali non simbolici a spese dei cittadini, consumazioni in bar, ristoranti e pasticcerie anche in periodi festivi oppure senza “nessuna giustificazione istituzionale”. Un totale di oltre 25mila euro. Sono alcune delle spese costate la condanna definitiva ad Augusta Montaruli, ormai ex sottosegretaria all’Università del governo di Giorgia Meloni. Venerdì 17 febbraio la Corte di cassazione ha confermato la pena di un anno e sette mesi per peculato al termine del processo sui rimborsi illeciti ottenuti dai consiglieri regionali del Piemonte ormai dieci anni fa. “Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini”, ha detto lei annunciando le dimissioni dalla carica di governo. La condanna della Suprema corte conferma l’esito del secondo processo d’Appello, disposto dopo il rinvio della Suprema Corte che aveva chiesto di rivedere l’importo delle irregolarità.
I fatti risalgono a quando Augusta Montaruli era consigliera regionale. Cresciuta nei movimenti giovanili e universitari di Alleanza nazionale a Torino, era stata eletta non ancora trentenne in consiglio col Popolo delle libertà (Pdl) nel 2010 e poteva contare su uno stipendio tra gli otto e i novemila euro al mese. Gli investigatori, nel corso dell’indagine cominciata nel 2012 e finita nel giro di pochi mesi, avevano contato rimborsi per poco più di 41.500 euro nell’arco di due anni (dal giugno 2010 al settembre 2012), con moltissime spese per caffè e ristoranti, la cui attinenza con l’attività istituzionale era da vagliare. A scorrere la lunghissima tabella compilata dagli investigatori della Guardia di finanza compaiono, ad esempio, moltissimi scontrini di caffè consumati nei bar di via Monginevro, distante dalla sede del Consiglio regionale, scontrini per ristoranti anche nel weekend, quindi non in giornate di lavoro. Ma sbucano anche oggetti diventati poi “famigerati”.
C’era un acquisto da 125 euro in un negozio Hermes di Torino. E poi una borsa della marca “Borbonese” da 195 euro, da lei descritta come “una sacca in tessuto” che serviva a contenere i libri, “un premio alla migliore lettura della poesia contro la violenza sulle donne”, spiegava il 28 maggio 2013 nel corso di un interrogatorio davanti al pm Enrica Gabetta e a due investigatori del nucleo di polizia tributaria. Si scoprirà dopo, nel corso del processo, che uno era un libro di letteratura erotica della Mondadori, Sexploration, e l’altro il romanzo Mia suocera beve, “di cui non si coglie il nesso con l’evento letterario sulla violenza sulle donne, stranamente organizzato in notturna”, scrivevano i giudici della Corte d’appello nella prima delle due sentenze di secondo grado. Erano un omaggio per un’iniziativa, una “notte bianca”, nel quartiere Borgo Vittoria, in periferia a Torino, dove Augusta Montaruli aveva un ufficio.
Nell’altro suo ufficio, nel quartiere Barriera di Milano, nel periodo del Natale 2011 “organizzavo una distribuzione di premi e una festa in cui davo il resoconto della mia attività in Consiglio regionale”, spiegava sempre al pm. Durante il rinfresco “alle persone veniva consegnato un numero e alla fine vi era l’estrazione di tre premi tra cui due oggetti di Swarovski e una cintura che ho acquistato da Olympic”, un negozio di moda del centro città, i primi per un totale di 168 euro e il secondo oggetto dal valore di 80 euro. Premi di discreto valore messi in palio a chi partecipava a un evento politico sul suo operato in Consiglio regionale.
Se si scorrono ancora le righe della tabella, compare uno Swatch da 38 euro, una spesa che Montaruli si è fatta rimborsare come regalo di rappresentanza perché destinato al rappresentante della consulta dei giovani della Regione Piemonte. Un altro regalo di cui Montaruli aveva chiesto e ottenuto il rimborso, erano gli orecchini da 60 euro, acquistati al negozio “Bijoux del gatto”, destinati a una collaboratrice, dipendente del gruppo consiliare.
Tra le tantissime spese per ristoranti, gli investigatori hanno anche scoperto che una cena, non riguardava le sue iniziative istituzionali, ma la campagna elettorale di colui che all’epoca era il suo compagno nella vita, Maurizio Marrone, l’attuale assessore regionale piemontese: 200 euro per dieci coperti al ristorante “Gli ottimisti” la sera del 28 aprile 2011, due settimane prima delle elezioni amministrative di Torino. “Lo scontrino fiscale in oggetto si riferisce ad una cena di carattere politico, tra gli altri ricordo che era presente un certo Marrone del Pdl ed una figura femminile di cui non ricordo il nome. A pagare in contanti è stato un soggetto maschile dello staff di Marrone”, aveva spiegato il titolare ai finanzieri. Montaruli aveva invece detto che si trattava di un aperitivo in occasione dell’incontro di un’associazione. Anche per questo aspetto i giudici non le hanno creduto e l’hanno condannata.