di Antonella Galetta

“Niente porrà fine alla guerra a meno che il popolo stesso non si rifiuti di fare la guerra”– Albert Einstein. Durante la notte tra il 23 e 24 febbraio, primo anniversario della guerra in Ucraina, il mondo pacifista scende in piazza. Siamo tutti chiamati a partecipare alla Marcia per la Pace che partirà da Perugia in direzione di Assisi. Saranno presenti anche i “Costruttori di Pace”, una comunità di attivisti nata dalla chiamata di Papa Francesco in relazione alla Guerra in Ucraina.

Cogliendo l’occasione come educatrice Legambiente e postina dei “Costruttore di Pace”, questa settimana ho organizzato un live webinar su Facebook, dal titolo: “Cambiamento climatico e guerre, quale strada prenderemo?”. I miei ospiti: Claudio Mazzoccoli Bonadies, costruttore di pace, On. Stefania Ascari, deputata M5S e Francesco Fantuzzi, Coop. Mag 2 e autore reggiano del libro Dentro la zona rossa.

Queste ultime settimane sono state veramente molto preoccupanti sul fronte della guerra in Ucraina, così ho preso l’iniziativa di parlare con esperti di questa materia. Dopo un anno d’aggressione Russa, con più di 300mila morti, Zelensky continua a chiedere all’Occidente armamenti sempre più sofisticati per sconfiggere l’aggressore Putin. Durante prossime settimane, a fronte dei recenti successi dell’esercito russo nella regione ucraina orientale del Donbass, si teme una grande offensiva.

Dopo un lungo anno di sofferenza, stenti, preoccupazioni, bombardamenti, distruzione per la popolazione e soldati russi e ucraini, in Europa non si imbocca ancora la strada delle trattative. Soltanto Orban e a tratti Erdogan ci hanno provato, oltre all’instancabile Papa Francesco. Come pacifista, rifiutando la guerra dal profondo del cuore, sono convinta che l’Europa e anche noi italiani non abbiamo saputo gestire la situazione dall’inizio e che ormai tutto ci stia veramente sfuggendo di mano. Siamo infatti vicinissimi con le lancette dell’orologio dell’apocalisse all’ora x, mai come ora prossimi a una guerra nucleare.

In questo webinar, essendo educatrice e blogger ambientalista, ho voluto raccogliere qualche dato da Emergency su quanto l’industria delle armi e le guerre impattino sull’ambiente. Gli effetti delle attività militari in tempi normali sono già allarmanti. Purtroppo i governi non hanno l’obbligo di misurare tali emissioni e Paesi come Cina, Russia Turchia non sono trasparenti su questo argomento. Il Pentagono – la più grossa organizzazione militare mondiale – consuma una quantità impressionante di combustibili fossili. Utilizzerà quest’anno 82 milioni di barili di petrolio. Tra il 2001 e il 2017 il Dipartimento di Stato Americano ha emesso 1,2 miliardi di tonnellate di CO2, più o meno il consumo annuo di 257 milioni di automobili (il doppio di quelle che circolano negli Stati Uniti).

A livello europeo siamo un po’ più virtuosi, ma comunque abbiamo emesso 8 milioni di tonnellate l’anno di CO2 per attività militari. Se aggiungiamo aziende del settore, per esempio Leonardo, in Italia arriviamo a 25 milioni di tonnellate anno (10% di tutte le emissioni Italiane). Questi i danni per l’ambiente in tempo di pace. Poi purtroppo si deve fare i conti anche con i test degli armamenti.

Si calcola che tra l’1 e il 6% delle terre emerse sono dedicate ad attività militari. Qui le conseguenze dei test – anche nucleari – sono devastanti per l’ecosistema. E’ il caso delle isole Bikini, ancora inutilizzate per le radiazioni. Ovviamente in tempo di guerra, tutto peggiora esponenzialmente.

Dopo questa introduzione ho passato la parola a Claudio Mazzoccoli che ci ha parlato di noi “Costruttori di Pace”.

“Siamo una comunità di attivisti che hanno come obiettivo mantenere e promuovere la pace nata da una visione di Luigi De Giacomo, in risposta alla chiamata di Papa Francesco sul conflitto Russo-Ucraino. Luigi è stato uno degli artefici della campagna di raccolta firme a sostegno della Lip (Legge di Iniziativa Popolare) sui beni comuni, che riprendeva il Ddl elaborato dalla commissione ministeriale presieduta da Stefano Rodotà. Purtroppo Luigi ci ha lasciato, ma noi stiamo cercando di unire come avrebbe fatto lui il mondo pacifista.

Come costruttori di pace a settembre abbiamo consegnato una lettera al Presidente della Repubblica dicendo che è ora che i popoli europei riprendano a tessere la trama di un futuro di pace, scevro dalla minaccia delle armi nucleari. Abbiamo inoltre richiesto al presidente Mattarella di farsi promotore di iniziative diplomatiche atte a rimettere al centro di una nuova Europa una carta dei diritti fondamentali che impegni i vertici istituzionali ad assicurare i cittadini prospettive pacifiche fondate sul bene comune, sull’uguaglianza, sulla libertà e democrazia. Ora stiamo continuando la nostra missione presentando in tutti i Comuni di Italia una lettera di impegno per i sindaci affinché mettano in pratica azioni, manifestazioni per assicurare a tutti noi cittadini una cultura di uguaglianza. La pace si costruisce giorno per giorno”.

Intervenendo in questo webinar, L’On. Stefania Ascari ci ha spiegato che l’unica vera soluzione è soltanto la pace. “L’Europa è completamente assente dalle trattative. Gli emendamenti presentati dal M5S sulle proposte per fermare l’invio di armi sono stati respinti. L’unica iniziativa che stanno portando avanti in Italia ed Europa è l’escalation militare. Sui giornali – continua Ascari- si sta diffondendo l’idea che inviando armi si arriverà presto a vincere la guerra”.

La parlamentare prosegue dicendo che non c’è solo nel mondo la guerra in Ucraina, ma centinaia di guerre anche in Africa. Appena tornata dal Libano, ci ha spiegato che la situazione dei profughi palestinesi è terribile: bimbi che frugano nell’immondizia, 12 campi con più di 300mila profughi ammassati. Anche qui, non c’è la volontà di risolvere questa situazione. “Il M5S è l’unica forza politica contro l’invio di armi in Ucraina e aperto ad un percorso di pace. Il Movimento ha chiesto che per ogni invio di armi deciso a livello interministeriale, ci sia un vero dibattito parlamentare con la specifica dei costi e del tipo di armi che si intende inviare. Le spese militari secondo la legge di Bilancio sono incrementate complessivamente. Dati comunicati dal governo al Parlamento: previsione per spese armamenti: 2023 – dai 25,7 miliardi del 2022, ai 26,5 del 2023. Previsti 38 miliardi di euro per il 2028. Questi soldi potrebbero essere spesi per la sanità e la scuola invece secondo il Def: nel 2025 verrà tolto il 3,5% del Pil da scuola e sanità. Parliamo di soldi che potrebbero essere utilizzati per contrastare il cambiamento climatico”.

Ultimo intervento, molto interessante, di Francesco Fantuzzi di Reggio Emilia. Secondo Francesco Fantuzzi, “dopo la pandemia Covid, si è creato un clima sociale di distanziamento e quindi è difficile pensare a un tessuto di cultura di pace. La pandemia ha fatto sì che i rapporti umani si sgretolassero e ha aumentato gli attriti interpersonali e il distanziamento sociale. Con la guerra questo scontro, a favore e contro le due parti, continua. Quando si pensa diversamente (contro) dalla massa o dal sistema, si è classificati come diversi. Ma oggi abbiamo davvero una cultura di pace? Possiamo capire fenomeni complessi come la guerra se non c’è un vero dibattito? Con i likes non possono nascere soluzioni e pensieri importanti. Ma noi che spazi abbiamo per tessere una struttura di pace? Perché per gli altri conflitti non c’è stato questo coinvolgimento? È giusto tutto questo?”. A voi l’ardua sentenza.

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