Dopo tre anni di stop forzato che ne ha sopito l’effetto e spento l’entusiasmo (l’ultimo appuntamento in settembre era capitato in pieno lutto per la morte di Elisabetta II), adesso per cinque giorni, fino al 23 febbraio, in città si rivendica la forza dirompente dello stile inglese che per molto tempo ha dettato tendenze e nuove regole
È il ritorno alle radici rivendicando la Britishness il filo conduttore di questa London Fashion Week. Dopo tre anni di stop forzato che ne ha sopito l’effetto e spento l’entusiasmo (l’ultimo appuntamento in settembre era capitato in pieno lutto per la morte della regina Elisabetta II), adesso per cinque giorni, fino al 23 febbraio, in città si rivendica la forza dirompente dello stile inglese che per molto tempo ha dettato tendenze e nuove regole. La compianta regina del punk, Vivienne Westwood, che ha saputo incarnare questo modello sin dal suo debutto all’Olympia nel 1981, è l’anima alla quale è rivolto l’omaggio della moda che finalmente esce dal web, torna a Soho e nella Somerset House, i suoi set preferiti, e ancora, nelle gallerie come la Tate Modern a rievocare l’atmosfera Bridgerton, sui palchi a recitare Shakespeare, per esplodere tra le strade, nei club e offrire il tributo alla sua eredità.
Ed è proprio all’Olympia che va in scena uno degli appuntamenti più attesi dell’edizione 2023: l’”Art of Genius Event” di Moncler, in stretta collaborazione con Mercedes-Benz, che si preannuncia un evento di “proporzioni epiche”. Coinvolti, Pharrell Williams, appena approdato alla direzione artistica di Louis Vuitton Menswear, JAY-Z e la sua Roc Nation, il designer Salehe Bembury, Adidas Originals, Alicia Keys. Musica, motori, sport e originalità tutti insieme in un mix inedito ed esplosivo per dare voce ad una serie di “menti creative che appartengono a diverse discipline e spazi, ciascuna espressione di una diversa interpretazione del mondo Moncler”. Queste le premesse.
Contemporaneamente, in una sfida a distanza, anche l’evento della casa di moda inglese Burberry. Naturalmente tutti gli occhi sono puntati sul debutto di Daniel Lee, finito alla direzione creativa del brand dopo aver lasciato Bottega Veneta. Lee raccoglie il testimone da Riccardo Tisci e già ha impresso la sua firma con la rivisitazione del logo che ha cancellato, superandolo, il carattere Sans Sherif usato dal 2018, optando invece per una versione più geometrica. Una scelta, questa, recentemente condivisa anche da altre maison come Balenciaga, Saint Laurent e Balmain. La campagna di debutto di Lee, Night Creatures, partita lo scorso Ottobre, ha già dato anticipazione di quello che sarà il profilo impresso dalla sua mano. Ciò che viene definito l’apertura di “un nuovo capitolo” con una ritrovata ”Britishness” che evidentemente era mancata e oggi finisce per caratterizzare tutto il moto creativo della settimana della moda Oltremanica. Attesa anche per marchi che fanno gradi numeri come: Molly Goddard, Simone Rocha, JW Anderson e Christopher Kane.
Ed i preferiti di casa Windsor, come Emilia Wickstead, adorata da Kate Middleton o Steven Stokey-Daley che ha vestito Harry Styles agli ultimi Brit Awards. La star britannica ha un debole anche per il giovane talento del momento: l’angloamericano Harris Reed, quello del genere neutrale, non-binario, colui che ha costruito la sua carriera facendo sognare star come Beyoncé e Iman; anche Shania Twain lo ha scelto ai Grammy. Il suo momento arriverà a Parigi, il prossimo mese, quando Reed sarà sulle passerelle come direttore creativo della casa francese Nina Ricci.
Intanto, oggi Londra manda il suo messaggio al mondo: siamo tornati e siamo fieri di essere British. Lo fa guardandosi dentro e rovistando tra le sue tradizioni folk, quelle popolari, ripescate e reinterpretate dai giovani che trovano nel folklore le tracce di una nuova identità. Basti pensare ad alcune recenti creazioni di Alexander McQueen, o a Due Lipa che indossa un outfit ispirato al classico Kilt scozzese in chiave contemporanea disegnato dalla stilista Chopova Lowena. Niente di nazionalistico, per carità, si affretta a spiegare il curatore della mostra “Making Mischief” di scena a Compton Verney e che raccoglie tutti i costumi tradizionali tra i quali molti stilisti cercano ispirazione. Simon Costin, che ha collaborato anche con Alexander McQueen, si è divertito a collezionare quello che i giovani oggi riscoprono per dire “no all’establishment”. Nessun patriottismo, ma solo voglia di celebrare cultura e radici che spesso sono state tacitate dalla censura per paura dell’effetto che potevano avere, così come accade quando la passione ed il caos prendono il sopravvento. E la moda non tarda a cogliere l’occasione per amplificare il messaggio, London is calling. Ancora una volta.