Le cifre sono ballerine, si va dai 130 miliardi stimati dal Cresme ai 124 calcolati da Nomisma, ma tutti gli studi realizzati sono concordi su una cosa: il Superbonus 110 ha contribuito in modo determinante alla ripresa post pandemia. Sulla misura, introdotta nel 2020 dal governo Conte 2, questa settimana è calata la scure di Palazzo Chigi, che ha bloccato le cessioni dei crediti e lo sconto in fattura, due meccanismi che sono stati alla base del successo dell’agevolazione. D’ora in avanti, dunque, il Superbonus sarà depotenziato. E così i suoi effetti sulla crescita economica.
Istat: “Costruzioni valgono il 16% della crescita economica” – Effetti che non sono stati magnificati solo dagli imprenditori, ovviamente interessati a una proroga dell’incentivo, ma anche dall’Istat. A settembre, l’istituto di statistica ha certificato come nel secondo trimestre 2022 solo il settore delle costruzioni, che non comprende né le attività immobiliari né le imprese che producono materie prime e semilavorati utilizzati nell’edilizia, ha contribuito per il 16% alla crescita dell’economia. Anche sul fronte dell’occupazione l’Istat ha attestato un impatto molto significativo del Superbonus: nel primo semestre dell’anno scorso gli occupati nel settore sono risultati in aumento di 293mila unità rispetto al 2019 (i servizi, invece, nello stesso periodo, ne hanno persi 163mila). Insomma, tra aumento del Pil e creazione di posti di lavoro, la misura è stata molto utile.
Nomisma: “Superbonus ha generato il 7,5% del Pil” – Per capire quanto abbia effettivamente inciso, però, è meglio fare riferimento ad alcuni studi, che hanno stimato nel dettaglio i benefici apportati dalla maxi detrazione al 110% da quando è stata introdotta nel 2020. Secondo la società di consulenza Nomisma, il Superbonus ha generato 124,8 miliardi di euro, pari al 7,5% del Pil italiano. Nel dettaglio, partendo dai dati Enea di giugno 2022, che segnavano una spesa di 38,7 miliardi di euro, Nomisma ha stimato un effetto diretto (quindi edilizia e settori collegati) pari a 56,1 miliardi di euro, uno indiretto (quello che, a cascata, passa dai primi ad altri comparti) pari a 25,3 miliardi di euro, mentre l’indotto (produzione attivata dai maggiori consumi delle famiglie stimolati da un aumento dei redditi) è stato di 43,4 miliardi. Inoltre, i 38,7 miliardi investiti in interventi di riqualificazione, quelli agevolati dal Superbonus, hanno fatto crescere gli occupati nel settore delle costruzioni di 634mila unità.
Cresme: “Dalla misura 130 miliardi” – Per il Cresme, l’incentivo ha avuto un effetto ancora maggiore: ben 130 miliardi di euro da quando è stato introdotto fino a ottobre dell’anno scorso. Solo di valore aggiunto, e cioè il valore della produzione al netto dei costi, gli investimenti attivati dal Superbonus hanno generato 42,7 miliardi di euro. Entrando nel dettaglio dello studio del centro di ricerca, dal novembre 2020 al 31 ottobre 2022 la spesa per gli interventi certificata da Enea è stata di 55 miliardi di euro (per un costo a carico dello Stato pari a 60,5 miliardi), dei quali 16 miliardi nel 2021 e 38,8 nei primi dieci mesi dell’anno scorso. Ebbene: nel 2022 gli investimenti realizzati grazie al Superbonus, che sono stati pari al 2,5% del Pil, hanno contribuito alla crescita dell’economia italiana per il 22%, lasciando in eredità al 2023 un tesoretto da 14 miliardi di euro (circa lo 0,7% del Pil). Nel 2021, invece, gli interventi fatti con il 110 (0,9% del Pil) hanno generato l’8,9% del totale della crescita.
“Mezzo milione di occupati” – Guardando agli effetti sul mercato del lavoro, il Cresme calcola che l’anno scorso siano stati attivati 587mila occupati, dei quali 311mila direttamente nel settore delle costruzioni. Nel 2021, a fronte di investimenti minori (16 miliardi contro 38,8), le assunzioni sono state 242mila (128.300 solo nell’edilizia). Uno studio molto dettagliato è stato poi realizzato dalla Fondazione nazionale dei commercialisti. Sulla base dei dati Istat, gli autori calcolano che, a fronte di un valore aggiunto complessivo che nel 2021 è stato pari a 1.518 miliardi di euro, quello generato dalle costruzioni si sia attestato a 78,2 miliardi di euro, il 5,2% del totale, in aumento del 21,6% sull’anno prima. Se si esclude l’edilizia, la crescita italiana nel 2021 si sarebbe fermata al 6% (invece che al 6,7%). In altre parole, le costruzioni hanno contribuito all’aumento del Pil per il 10,5%. Si tratta di un dato importante dal momento che il settore aveva patito in modo molto pesante la doppia recessione del periodo 2008-2014. Dal 2007 al 2019, in dodici anni, le costruzioni hanno perso il 35,7% del valore aggiunto, mentre in soli due anni, il 2020-2021, hanno recuperato il 14,7%.
Nessun incremento delle importazioni – Ma il Superbonus ha avuto un impatto significativo soprattutto sugli investimenti. Nel 2021, quelli fissi lordi – ovvero gli acquisti e le riparazioni di macchine, impianti, attrezzature, fabbricati – effettuati dalle imprese non finanziarie sono stati pari a 334 miliardi di euro, dei quali 158,6 miliardi realizzati dal settore delle costruzioni. La crescita totale registrata quell’anno, +17% sul 2020, è stata determinata per oltre il 60% dall’edilizia, i cui investimenti sono incrementati del 22,3%. Se si pensa che tra il 2015 e il 2019, primo periodo di ininterrotta crescita dopo sette anni di calo, gli investimenti sono complessivamente aumentati di 38,5 miliardi di euro (7,7 miliardi all’anno), mentre soltanto nel 2021 di 48,6 miliardi, risulta evidente il contributo apportato dal settore delle costruzioni. Insomma, il Superbonus ha permesso di riportare gli investimenti al loro livello fisiologico. Non è un caso, del resto, che l’edilizia sia considerata uno volano dell’economia. Stando a uno studio dell’Ance, una spesa aggiuntiva di un miliardo di euro nel settore genera sul sistema economico una ricaduta di 3,513 miliardi di euro e produce un aumento di 15.555 occupati, dei quali 9.942 nelle costruzioni e 5.613 nei settori collegati. Ma soprattutto non determina un incremento delle importazioni: il 95,8% dei beni acquistati dalle imprese edili, provenienti da 31 settori produttivi su un totale di 36, è realizzato in Italia.