Cavalli indomati di Konstantin Pavlov (a cura e traduzione di Alessandra Bertuccelli, Valigie Rosse) è un testo ermetico, positivamente devastante, gustosamente legato a una cultura (quella bulgara) e alla società in seno alla quale i testi sono stati partoriti, seppur il poeta riesca a trovare una sua originalità, non replicabile, che ha dato forme e temi nuovi alla poesia bulgara contemporanea. Pavlov è un autore atipico: poeta che non voleva essere definito tale e che, dopo l’iniziale entusiasmo idealista comune alla Generazione d‘Aprile, si stacca dalla lirica di Stato vicina al regime (la censura vietò i suoi versi per più di vent’anni). In Cavalli indomati si percepisce la ricerca di libertà e la rivendicazione di una dignità intellettuale. È riscontrabile, inoltre, un bisogno atavico di avvicinarsi, per quanto possibile, alla realtà concreta della vita attraverso un linguaggio stilizzato, popolare e pragmatico totalmente comprensibile, e potente, grazie alla splendida traduzione dell’edizione italiana.
Tradite di Reine Arcache Melvin (traduzione di Paola D’Accardi, edizioni E/O) è un’opera ad ampio respiro, ottimamente scritta, che attraverso una vicenda famigliare esplora gli avvenimenti politici e sociali delle Filippine contemporanee. Pilar e Lali sono due sorelle innamorate, malauguratamente, dello stesso uomo. Pilar, idealista e riservata, porta avanti la battaglia di suo padre contro il regime oppressivo della nazione asiatica; Lali, sposatasi con il figlioccio tenuto a battesimo dal dittatore, vive la vita con appariscenza e apparente futilità. Entrambe dovranno scontrarsi con la violenza endemica della realtà quotidiana, con la corruzione politica e con l’equilibrio emotivo dei loro stessi desideri sentimentali. Desideri che rischiano di portarle a tradirsi l’un l’altra. L‘autrice filippino-americana, che già in passato aveva scritto del suo Paese d’origine e delle condizioni della vita dei filippini, all’estero tesse una trama avvincente e affascinante, con un linguaggio scorrevole e semplice, che rende Tradite uno splendido mosaico sull’irrefrenabile ripetersi degli eventi storici.
Il sole si spegne di Dazai Osamu (a cura e traduzione di Alessandro Passarella, Atmosphere Libri) è il testo che rese celebre l’autore (nel 1947) tra i giovani del Dopoguerra. Tradotta dal giapponese, questa nuova edizione ha il merito di attualizzare una figura emblematica come Dazai Osamu (depresso, morfinomane, insonne, alcolizzato, comunista sui generis). I personaggi del libro, tipici del Giappone arresosi agli Alleati, sono un mix tra strabordante occidentalizzazione e umiliato tradizionalismo. La storia ruota attorno a una nobile famiglia caduta in disgrazia, costretta a trasferirsi in campagna e Kazuko (la protagonista) deve iniziare a lavorare nei campi. Intanto, anche suo fratello, Naoji, tornato dal fronte, li raggiunge nella nuova dimora portando con sé la dipendenza da oppio e un’inedita crudeltà.
Poligoni irregolari. Storia di sesso e matematica di Guy Blether (Mille Battute Edizioni) è un agile e veloce romanzo dai toni pornografici che richiama a una letteratura iperrealista. Nell’opera dell’autore nomade (Blether da anni si sposta tra Canada e Italia), non c’è spazio per la morale e il pensiero benpensante. Siamo negli anni Novanta, in una grande città del mondo occidentale. Due giovani sposi, trasferitosi da poco, cercano nuovi e sempre più spinti limiti nel sesso per arginare il loro isolamento sociale. Il loro patto segreto è: nessun confine, sempre insieme. Finché mantengono tale patto, il loro rapporto si evolve verso una apparente perfezione, ma poi le cose cambiano e la loro quotidianità si trasforma in un feroce e abbruttente set hardcore senza telecamere. Ammucchiate, abusi, sesso promiscuo, violenza e desiderio bestiale. Con Poligoni irregolari, Guy Blether scava nel torbido e nell’estremizzazione dell’estetica umana. Un romanzo crudo, duro e terribilmente morboso.
Sayonara, gangsters di Takahashi Gen‘ichiro (traduzione, postfazione e note di Gianluca Coci, Atmosphere Libri) è uno dei manifesti della cultura pop giapponese. Scritto all’alba degli anni Ottanta del secolo scorso (1982), nel testo confluiscono postmodernismo, avant-pop, echi di Boris Vian e tratteggi alla Hayao Miyazaki. Romanzo di frammenti, di riferimenti eterogenei che assorbono hard boiled, cartoni animati e surrealismo orientale. Sayonara, gangsters è ambientato in un futuro prossimo nel quale l’umanità è minacciata da una batteria di gangster, professionisti macabri nel far fuori, uno dopo l’altro, i presidenti degli Stati Uniti, ma poi un’appartenente alla banda molla la violenza per dedicarsi alla ricerca dell’amore in compagnia del gatto parlante (e semi-alcolizzato) Enrico IV e di un insegnante di poesia. In un’epoca in cui le persone non hanno un nome, i due umani decidono di battezzarsi a vicenda. Lei diventa Nakajima miyuki song book e lui Sayonara, gangsters e insieme dovranno sgominare i gangster alla ribalta attraverso un pirotecnico percorso che mette insieme poesia, manga, rock, jazz e cinema popolare.