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Superbonus, Meloni: “Convocheremo le aziende per capire cosa altro fare. Vogliamo spingere le banche ad assorbire i crediti incagliati”

Con il superbonus “aziende e lavoratori sono stati messi in una condizione tragica da qualcuno che evidentemente non era abbastanza serio nello scrivere questa misura, quindi siamo intervenuti e continuiamo a intervenire, convocheremo tutte le associazioni di categoria, le aziende coinvolte, per capire che cosa altro possiamo fare per aiutarle, per dare loro una mano, per salvare queste aziende e per salvare questi lavoratori e per rimettere questa misura in un binario sensato”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel suo appuntamento in diretta social ‘gli appunti di Giorgia’, difende la misura approvata giovedì 16 febbraio in consiglio dei ministri sullo stop al superbonus, che ha bloccato le cessioni del credito relative alle agevolazioni fiscali per i lavori edilizi.

E mentre gli alleati in maggioranza di Forza Italia vanno in pressing per le modifiche e chiedono che non venga posta la fiducia sul testo, la premier specifica che nei prossimi giorni ci saranno colloqui con le associazioni di categorie per valutare interventi ulteriori. “Il superbonus nasceva con intenti condivisibili ma la misura è stata scritta così male e gestita così male che ha generato una mole enorme di problemi che ora noi siamo chiamati a risolvere. Siamo intervenuti su una situazione fuori controllo“. Il costo totale dei crediti del superbonus “è attualmente di 105 miliardi di euro. A ogni italiano” quindi, “il superbonus è costato 2mila euro. Quando spende lo stato non è nulla gratis”.

Il decreto del governo prevede tra le altre cose lo stop totale agli sconti in fattura e alla cessione di crediti in caso di lavori edilizi. Oggi, aggiunge accusando il governo guidato da Conte, “abbiamo migliaia di aziende che rischiano il tracollo, è un problema che abbiamo ereditato e dobbiamo risolverlo. È quello che stiamo tentando di fare. Abbiamo fatto un altro decreto che impedisce l’acquisto di crediti da parte delle pubbliche amministrazioni, perché quella specie di moneta parallela rischiava di impattare sui bilanci degli enti locali. Poi abbiamo detto che in futuro non sarà più possibile cedere quei crediti, perché è uno dei modi più efficaci per aiutare gli ‘esodati del 110‘, cioè chi è rimasto con i crediti in mano”. La premier spiega che l’obiettivo è anche “spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad assorbire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. E abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito”.