Emmanuel Macron vuole che Kiev prevalga nel conflitto contro la Russia, ma allo stesso tempo ribadisce, come aveva già fatto nei mesi scorsi, di non volerla umiliare. E soprattutto che la fine della guerra non avverrà per via militare, ma imboccando la strada della diplomazia. “Io voglio la sconfitta della Russia in Ucraina e voglio che l’Ucraina possa difendere la sua posizione, ma sono convinto che alla fine non si concluderà militarmente – rimarca il presidente francese nel corso di un’intervista al Journal du Dimanche. -. Non penso, come alcuni, che bisogna completamente distruggere la Russia, attaccarla sul suo territorio. Questa non è mai stata la posizione della Francia e mai lo sarà”. Poi il titolare dell’Eliseo sottolinea che “quello che serve oggi è che l’Ucraina conduca un’offensiva militare che disturbi il fronte russo allo scopo di indurre il ritorno al negoziato“. Si tratta di una posizione che nelle scorse settimana era stata messa sul piatto anche dagli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dal New York Times, un’aggressione alle basi russe in Crimea potrebbe infatti minare la convinzione di Mosca di controllarla, e rafforzare così il peso di Kiev nelle future trattative con Putin. Una strategia necessaria per Macron, perché “nessuna delle due parti potrà ottenere una vittoria completa”, poiché “gli effetti della mobilitazione non sono così importanti come si prevedeva e la Russia stessa ha dei limiti di capacità”.
Sulla possibilità di un indebolimento di Vladimir Putin con il proseguire della guerra, Macron si chiede se “siamo davvero convinti che una soluzione democratica emerga dalla società civile russa presente sul posto dopo questi anni di inasprimento e in pieno conflitto. E ogni altra opzione in seno al sistema attuale diversa da Vladimir Putin mi sembra peggiore”. Commentando invece il fronte della strategia europea, dove la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spinge per “raddoppiare gli aiuti militari a Kiev“, Macron – reduce dalla Conferenza sulla sicurezza e dalla riunione dei paesi del G7 a Monaco – sottolinea che “quello che stiamo facendo è la dissuasione attraverso un riarmo europeo. In Europa, non può ridursi ad acquistare armi. Bisogna anche poterle produrre e costruire la nostra architettura di sicurezza senza doverla delegare ad altri, agli americani o ai cinesi. L’Europa si farà tanto più facilmente rispettare quanto più avrà le sue armi. È anche un modo di accelerare la componente europea della Nato“. Per il presidente francese, gli europei “devono costruire questa sovranità europea che, unica, assicurerà la nostra indipendenza e la nostra sicurezza”. Il tema delle produzione di armi e munizioni in Europa è diventato cruciale nelle scorse settimane con l’allarme lanciato dal segretario della Nato Jens Stoltenberg sull’esaurimento delle scorte, finalizzato anche a sollecitare i Paesi dell’Alleanza atlantica a stringere accordi con l’industria militare per incrementare la produzione bellica, in un momento particolarmente sensibile e “decisivo” per l’evoluzione del conflitto. Dove, peraltro, anche i tempi di consegna sono raddoppiati.