Nel 2022 il prodotto interno lordo russo è sceso del 2,1%. Questo è quello che comunica l’istituto di statistica di Mosca Rosstat, dato che quindi va vagliato con attenzione ma che risulta in linea con le stime più aggiornate, a cominciare da quelle del Fondo monetario internazionale che calcola per quest’anno un – 2,2% e indica a + 0,3% la previsione per il 2023. Nei giorni scorsi la Banca centrale russa aveva ipotizzato una flessione del 2,5% mentre per quest’anno si attende un dato tra – 1% e + 1%. Niente tracollo, come invece ipotizzato dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina e l’avvio delle sanzioni occidentali. Lo scorso aprile la banca mondiale stimava una flessione dell’economia russa del 12%.

In realtà proprio lo sforzo bellico e la conversione a tal fine di molte linee produttive potrebbe spiegare, in parte, una performance economica molto migliore delle attese. A sostenere il Pil hanno contribuito anche prezzi energetici, rimasti molto elevati per buona parte dello scorso anno. Questo ha assicurato al Cremlino un imponente afflusso di denaro dai clienti occidentali a cui ha continuato a vendere, seppur in quantitativi minori, i suoi prodotti energetici. Infine il calo della domanda e delle forniture occidentali è stato in parte compensato da un rafforzamento degli interscambi con Cina, India e Turchia.

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