di Gionata Borin

Chi si ricorda di Roberto Cota? L’ex presidente della Regione Piemonte? Finì indagato nell’inchiesta sulla cosiddetta “Rimborsopoli” piemontese, accusato assieme ad altri colleghi, di peculato per varie ruberìe su dei rimborsi ritenuti illegittimi.

Dopo l’assoluzione di primo grado, lo stesso Cota e molti suoi megafoni al seguito, ricordarono (giustamente), l’indegna gogna mediatica subita dal politico piemontese: additato di essere colpevole ben prima di un’eventuale condanna definitiva.
Fatto deprecabile. La gogna mediatica è segno di barbarie ed inciviltà e va sempre condannata. Proprio per questo motivo andrebbe biasimata a 360° e, soprattutto, chi si lamenta di averla subita, avrebbe dovuto evitare di metterla in atto.

Ovviamente lorsignori che stigmatizzavano quanto subito da Cota, omisero però, di ricordare che il primo ad imbastire una gogna fu lo stesso Cota, nei confronti dei magistrati della Procura di Torino che svolsero le indagini. Accusati dallo stesso di “cercare gloria”, di “colpo di spugna”, di “disinvolte e benevole motivazioni” volte a favorire la sinistra e persino di tenere “una linea interpretativa che vorrebbe scrivere delle regole del gioco nuove a partita finita, e che addirittura ignora la legge“. Insomma, la colpa era della solita magistratura politicizzata. Aizzando così il proprio “popolo” contro i pm che stavano indagando su di lui. Comportamento, questo, altrettanto deprecabile ed incivile.

Giovedì scorso è arrivato il verdetto, definitivo, della Cassazione, che ha confermato la condanna di Roberto Cota ad 1 anno e 7 mesi, stabilita nell’Appello-bis. Quindi, nessuna voglia di cercare gloria, nessun colpo di spugna o violazione della legge da parte dei magistrati della Procura di Torino. Solo la conferma della bontà del lavoro d’indagine svolto.

Così, alla luce dei fatti, non posso fare a meno di evidenziare, sottolineare e stigmatizzare il fatto che, durante la legislatura in cui la Regione Piemonte era presieduta da Roberto Cota, venne deciso di tagliare e ridimensionare i fondi per la realizzazione del nuovo Ospedale del mio territorio, la Valle Belbo; mentre lo stesso presidente si faceva rimborsare impropriamente, anche sulle spalle di noi cittadini della sopracitata vallata, le sue famose “mutande verdi” ed altre spese.

Questo è quanto, con buona pace di certi megafoni innocentisti a prescindere.

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