L’incredibile pastrocchio della Legge agevolativa sulle ristrutturazioni di immobili, godendo di una super-agevolazione del 110% (addirittura superiore alla quota dell’investimento stesso), era una cosa cui io stesso facevo fatica a credere, pur essendo stato nella mia attività lavorativa un esperto di alto livello nei finanziamenti agevolati con contributi statali (italiani o con fondi della Banca Europea Investimenti).
Tuttavia, se questo era stato ritenuto possibile dalle nostre istituzioni, davo per scontato che ne avessero valutato seriamente la fattibilità. Comunque considerandone anche l’effetto indotto, ovvero il beneficio sul piano economico generale (forte spinta sul Pil) e grande impulso sull’occupazione, soprattutto nel comparto immobiliare, in grande sofferenza a causa della crisi innescata dal Covid-19.
Invece è finito tutto in “caciara” e scaricabarile sulle responsabilità non appena le banche hanno alzato la bandierina rossa del numero di truffe che aumentava vertiginosamente fino a mettere a rischio la loro stessa consistenza patrimoniale (e quella del governo se non si fosse intervenuti subito). Tutto a causa di una voragine creditoria originata da centinaia di operazioni truffaldine inaspettate.
Inaspettate? Ma stiamo scherzando? Lo Stato non è mica Babbo Natale che regala a tutti solo per il piacere di vedere la felicità negli occhi della gente per la nascita del Dio fatto uomo. Lo Stato può fare regali, ma li fa coi soldi nostri e deve fare molta attenzione a chi e a come li fa.
Invece:
Lo Stato promette l’agevolazione da sogno a chi ristruttura la propria casa o nei palazzi (condomini) descrivendo tutte le caratteristiche tecniche e i requisiti dell’investimento. Quindi nella prima fase il richiedente (committente) incarica una impresa edile di avviare la pratica agevolabile ottenendo le necessarie autorizzazioni edilizie, ecc.
Approvata la domanda e ottenute le attestazioni di idoneità necessarie per l’inizio dei lavori, l’impresa chiede al committente il capitale necessario per avviare fisicamente i lavori. A questo punto se l’importo dei lavori supera una elevata quota di sostenibilità si dovrebbe chiedere di dividere l’investimento in due o tre fasi (gli “Stati di avanzamento dei lavori”. Supponiamo una spesa di 100.000 euro, il committente potrebbe chiedere 3 stati di avanzamento, per esempio 40+30+30; al termine del primo stadio riceverebbe 40, poi 30, infine, col 110%, 40). In questo modo però nessuno potrebbe partire se non ha almeno i soldi per la fase iniziale.
Invece di questa consueta modalità che non ha mai creato problemi, si è aperta invece la strada alla “Cessione del credito”, ovvero il committente si rivolge ad una banca per farsi anticipare l’intera cifra. Se non ho capito male questo è il punto dolente di tutta la faccenda poiché, al massimo, mi risulta che le banche hanno valutato per lo Stato solo la fattibilità tecnica del committente, ovvero se il suo reddito (tassato) è sufficiente a coprire le rate dell’agevolazione (prevista appunto come detrazione dalle tasse). Coloro che risultano idonei sotto questo aspetto ricevono l’anticipazione mediante l’operazione di “Cessione del Credito”. La banca fa un guadagno immediato incassando una adeguata commissione, ma avvia l’operazione senza fare alcuna indagine tecnica, semplicemente impegnando lo Stato a versarle le future tasse del committente fino a raggiungere l’importo previsto.
A questo punto però dovrebbe essere chiaro a qualunque banchiere che l’operazione presenta grossi rischi sulla reale solvibilità conclusiva, in dubbio su diversi fattori. Il primo dei quali è senza dubbio quello della congruità dell’importo richiesto in relazione all’importo dell’investimento dichiarato. Dice un noto proverbio: “La tentazione fa l’uomo ladro”, infatti senza il controllo di un perito sull’importo dichiarato (prima e dopo i lavori) l’impresa, considerando anche l’attuale incremento di tutti i prezzi, può avanzare qualunque importo. E se alla fine dei lavori non c’è una perizia tecnica sul risultato, qualunque spesa diventa valida.
In questo caso non sarebbe il semplice “fare la cresta ai costi” per guadagnarci qualcosa in più: l’occasione ha messo in moto anche tutti i truffatori professionisti, che si sono buttati a valanga su una occasione irripetibile, quella di prendere un cospicuo gruzzolo e sparire, aprendo una falla enorme nella pancia di tutti i soggetti interessati (committente, banca, Stato) i quali, manco a dirlo, hanno cominciato ad accusarsi l’un con l’altro, per non restare col fiammifero acceso in mano.
Chi ci perde di più è senz’altro il committente che ha avviato i lavori e si trova a metà del guado senza casa, senza soldi e con il debito da restituire alla banca che ha concesso l’anticipo. Riusciranno ora i nostri eroi a salvare almeno il salvabile?
Conclusione:
– Quelli dei 5 Stelle hanno qualche buona idea, ma sul piano professionale sono come quelli che vendevano “l’elisir di lunga vita nelle piazze”, chi si fiderà ancora di loro?
– La Banca d’Italia e il suo meraviglioso Ufficio Studi dov’erano quando è stato concessa autorizzazione agli associati per anticipare soldi a questo pastrocchio?
– Le Commissioni Parlamentari che hanno dato il via libera a questa roba cosa hanno controllato prima di legiferare?
Secondo me l’unica strada possibile è (buttando subito nel cestino l’ipotesi di orrende cartolarizzazioni) quella di ripartire con le agevolazioni (80%, non 110) ma con i collaudati “stati di avanzamento”. Il primo stato di avanzamento pagato subito dal committente che ha adeguato reddito fiscale ed eliminando completamente le Cessioni del credito per queste operazioni.
Per le operazioni attualmente bloccate occorre costituire un consorzio tra banche coinvolte, Stato e committenti, per trovare una soluzione che consenta almeno di terminare i lavori dividendo e attenuando le perdite tra i soggetti coinvolti. Naturalmente dovrà partire la denuncia verso chi ha frodato (per tentare un recupero), ma siccome queste cose vanno per le lunghe, bisogna intanto trovare una soluzione provvisoria per consentire una definizione della pratica in tempi brevi, che consenta di rientrare nel proprio alloggio a chi aveva avviato la pratica.