Buio in sala. Scorrono i vari titoli il cui più gentile è “l’uomo che ha rovinato l’Italia”. Ma davvero? Una persona che non si è arricchita con la politica sarebbe responsabile di questo? Poi appare lui, Beppe. E tutto l’affetto dei tanti amici di vecchia data presenti si scioglie in un applauso liberatorio. “Fermi. Non applaudite. Non così. Me lo devo meritare”. Beppe non vuole la gratitudine o peggio ancora compassione, vuole fare lo spettacolo. Vuole raccontare la sua versione. Raccoglie le domande dal pubblico in un cestino. “Chiedetemi qualsiasi cosa. Se questo apparecchio che misura la pressione indica meno di 130 rispondo alle vostre domande se è di più vi mando direttamente affanxxxx”.
Arriva un “Che ne pensi di Di Maio”. Risposta: “beh anche Giuda aveva una joint venture con Gesù. Se non ci fosse stato Giuda, Gesù non sarebbe stato Gesù. Grazie a Di Maio abbiamo scoperto Conte, il nostro mago di Oz”. Che intanto era arrivato nel teatro. Parte così un viaggio che si chiuderà tra due mesi. Varrebbe la pena di andare alla prossima data solo per scrivergli qualcuna di queste domande. La Prima di Orvieto è per ciascun artista una tappa nella quale tradizionalmente si osservano le reazioni delle persone per vedere che cosa funziona e che cosa si può cambiare. Perché essendo costruito insieme al pubblico, ogni volta e in ogni città lo spettacolo sarà diverso.
E vai con una carrellata di aneddoti. Come quando nel 2018 Beppe doveva incontrare nella sede della Cisl “Pepe” Mujica, l’ex presidente dell’Uruguay che donava al popolo il 90% del suo stipendio, un uomo che ha vissuto per otto anni imprigionato in un pozzo. “Qui dentro Beppe Grillo non ci mette piede”. E allora Pepe gli ha donato il suo libro mentre erano seduti presso “un’idea in testa”, il parrucchiere lì di fronte.
Mujica è stato il presidente della sobrietà, che significa stare bene consumando quello di cui hai bisogno, in contrasto alla “austerità” che i governi europei usano contro i propri cittadini. Il “manifesto della parsimonia per il 2050” pubblicato sul suo blog di recente rappresenta la visione di come governare anziché subire i mutamenti della nostra società, a partire dal cambiamento climatico che è il sintomo, i consumi eccessivi sono la causa.
Si esce dalle crisi solo affrontando le cause: altro che costruire nuove centrali nucleari per produrre ancora più energia e consumare ancora più materiali superando i limiti planetari.
Si parla anche di ChatGPT. “Chiedetele questo: se un mattone pesa un chilo più mezzo mattone, quanto pesa un mattone?”. E in diretta, l’intelligenza artificiale sbaglia. Scrivete la risposta giusta nei commenti. La macchina non trasmette emozioni. La macchina ha le informazioni, ma la capacità di elaborarle in modo critico non c’è ancora.
Fare spettacolo dal vivo è difficile. Farlo senza recitare un copione è ancora più complesso. Far ridere le persone è incredibilmente complicato. Però, solo chi ha sofferto e commesso errori nella sua vita però può far davvero ridere, cioè condividere un’emozione. Beppe non si sottrae ai temi difficili. Accenna al “processo politico al figlio”. “Ho subito 150 processi, mi hanno detto di tutto ma io non ho mai denunciato nessuno. Però mi fa male quando toccano la mia famiglia”. Già la famiglia di Beppe. Anzi, le due famiglie di Beppe, quella precedente e la nuova con Parvin, la seconda moglie italo-iraniana. E i sei figli, tra cui Davide, un ragazzo “speciale”.
Su in alto nei palchi c’è un altro ragazzo quattordicenne “speciale” insieme al fratello di undici anni. Il papà dice che non sa parlare e urla tutto il giorno. “Va sempre a dormire alle nove, appena la situazione diventa difficile lo portiamo qui vicino in albergo”. E invece no. Ascolta in silenzio abbracciato al fratello e si diverte. Per quelle due ore ha vissuto le sue emozioni come tanti spettatori cosiddetti “normali”. La magia del teatro è arrivata anche a lui. Lo spettacolo è uno solo, ma tra i centomila piani di lettura c’è anche il suo.
L’emozione arriva persino ai giornalisti presenti. Ce ne sono tanti. Come alla conferenza stampa del 1995 di Eric Cantona, che dopo la sua espulsione in casa del Crystal Palace aveva colpito davanti alle telecamere un tifoso con un calcio volante. Cantona si presentò alla sala gremita e pronunciò lentamente queste parole “quando i gabbiani seguono il perschereccio è perché si aspettano che gli gettino in mare delle sardine”. E poi andò via. Chi è stato in mare sa che si butta via tanto pesce sottodimensionato, almeno la metà. I gabbiani ci si avventano sopra prima che tocchi l’acqua. Ai gabbiani rimane da raccontare solo dei due posti vuoti in prima fila, qualche pesce che non valeva nulla. Nessun attacco a Conte. Non si avvicinano al pesce grosso al sicuro sulla barca.
C’è anche il volatile che – dopo averlo aspettato due ore – ed è stato smascherato dallo staff dopo un improbabile “ciao Beppe sono un tuo elettore deluso”. Provaci di nuovo, stavolta ti è andata male. Forse un po’ alticcio all’una e quaranta di notte mi imbocca in camera e mi accende la luce. Mi alzo in mutande. “Ciao, sono Marco Bella. Hai sbagliato camera. Dai che ti sei divertito anche tu!”. Mi spiace solo che non ci siamo salutati la mattina.
Questo giornale ha scritto di un canto crepuscolare. Io dico che il tramonto è la parte della giornata con i colori più intensi. Quella in cui ci si siede un attimo e si riflette su quale privilegio abbiamo avuto nel poter assaporare un altro pezzettino di vita. Questo spettacolo è stato una scintilla d’emozioni che nessuno sa dove porterà, forse persino a far rinascere il nostro Paese.
Una cosa è sicura. Beppe is back.