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Tiberio Timperi: “Il merito mi ha portato fino a un certo punto in tv poi mi sono fermato. Il motivo? Non amo cene e pubbliche relazioni”

Il conduttore si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera

Tiberio Timperi in un racconto di sé molto intimo che parte dai valori con cui è cresciuto definiti “un po’ polverosi, odorosi di arsenico e vecchi merletti”, e arriva fino a oggi. “Tiberio il vecchio“, lo chiamavano sin da piccolo e al Corriere della Sera spiega che “tanto dipende dall’educazione che ho ricevuto dai miei genitori: erano molto onesti, dialettici, mi hanno trasmesso certi valori. Sono stato un figlio unico e oggi dico che non mi dispiacerebbe essere chiamato da un notaio e sapere che in realtà non sono solo. Avrei voluto avere dei fratelli, qualcuno a cui chiedere: ti ricordi se ho avuto il morbillo?”. La televisione, dicevamo, e un certo disincanto che pare molto realistico: “Il merito mi ha portato fino a un certo punto ma poi lì mi sono fermato. La mia incapacità di andare a cena o fare pubbliche relazioni ha pesato. Se mi dicono di fare qualcosa per forza io soffro. Ahimé, amo la montagna”. Dall’arrivo in Rai con un provino (“cosa impensabile nell’era delle pubbliche relazioni sulle terrazze romane”), alla storia d’amore con Natasha Hoveye fino a quelli che hanno creduto in lui: “Michele Guardì, Ballandi e Jocelyn, un genio della tv che dovrebbe avere ancora un posto, visto che nel nostro mestiere non si invecchia, ma si acquisisce esperienza. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi come Corrado, Rispoli, Raffaella Carrà, con me sempre prodiga di consigli”. Una cosa che non dimentica? Il lavoro con Mike Bongiorno: “Una persona deliziosa, preciso sul lavoro ma anche un signore: quando finimmo di lavorare mi mandò una lettera per dirmi che si era trovato bene con me e mi augurava tanta fortuna. Fu una grande gioia riceverla, sulla sua carta intestata… chi farebbe più oggi una cosa così”.